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title: "Aberto Asor Rosa in Massimo Cacciari, Prva ocena"
...
<!-- Quando, all'incirca un anno fa, questa rivista fu pensata e voluta, una
precisa previsione di classe ne ispirava la genesi e le motivazioni.
Certo, nessuno avrebbe potuto allora presagire nei particolari ciò che
sarebbe accaduto in Europa e nel mondo nei mesi successivi:
dall'esplosione della violenza studentesca alla Francia alla
Cecoslovacchia. Tuttavia, qualcosa c'era che c'indusse a credere
possibile e necessario un organo di riflessione teorica come questo. La
catena di lotte operaie, che ininterrottamente avevano scosso l'Europa
dal 1960 in poi, costringendo il capitale ad un affannoso inseguimento e
a paurose convulsioni, -- mai un momento di stasi, mai un periodo di
effettivo controllo ed equilibrio, -- rendeva facile e fondato il nostro
convincimento che la situazione si sarebbe sviluppata in nuovi, più
avanzati livelli di scontro e che la stessa maturazione delle forze
politiche soggettivamente impegnate nella lotta avrebbe conosciuto un
processo di rapida accelerazione. Il tentativo di dare un contributo di
orientamento e di ripensamento a quanti fossero spinti dentro questo
processo dai movimenti materiali della lotta di classe ha dato origine a
*Contropiano*. Una certa dose di distacco, l'aspirazione a guardar
lontano, il convincimento che anche la pausa di riflessione giova alla
lotta, -- ma insieme il senso preciso delle situazioni reali in
movimento, il desiderio di seguire da vicino il tracciato tortuoso e
difficile dello scontro di classe, la volontà di battere la risposta
capitalistica anche al livello della polemica più contingente ed
immediata, -- tutto ciò costituiva fin dall'inizio il programma di
*Contropiano*. -->
> Ko je bila, pred približno enim letom, ta revija zamišljena in smo se za
> njo odločili, je njen nastanek in nagibe navdahnila natančna razredna
> napoved. Seveda nihče ni mogel natančno predvideti, kaj se bo v
> naslednjih mesecih zgodilo v Evropi: izbruh študentskega nasilja od
> Francije do Čehoslovaške. Vseeno pa nas je nekaj napeljevalo verjeti, da
> je organ teoretske refleksije, kot je ta, mogoč in nujno potreben. Niz
> delavskih bojev, ki so od leta 1960 neprestano pretresali Evropo in
> silili kapital v besno gonjo in strahovite krče -- nikoli trenutka miru,
> nikoli obdobja učinkovitega nadzora in ravnovesja -- je olajšala in
> utemeljila naša prepričanja, da se bo situacija razvila v nove,
> naprednejše ravni spopada in da se bo samo dozorevanje političnih sil,
> ki so subjektivno vpete v boj, hitro pospešilo. Poskus, da bi tistim, ki
> so jih v ta proces potisnila materialna gibanja razrednega boja,
> prispevali orientacijo in premislek, je botroval nastanku *Contropiana*.
> Določena mera distance, prizadevanja k daljnovidnosti, prepričanje, da
> je tudi premor za refleksijo koristen za boj -- toda hkrati natančen
> smisel za dejanske razmere v gibanju, želja natančno slediti zaviti in
> težavni poti razrednega spopada, volja premagati kapitalistični odgovor
> tudi na ravni najbolj nenujnih in neposrednih polemik --, vse to je od
> začetka predstavljalo program *Contropiana*.
<!-- Oggi l'accumulo enorme delle esperienze, la necessità di una critica
radicale dei programmi, l'esigenza di uno sconvolgimento fecondo nelle
situazioni organizzative finora dominanti, la volontà di saldare
finalmente insieme lotta e teoria, soluzioni tattiche e quadro
strategico, fanno di questi nostri propositi iniziali un punto di
partenza, che noi consideriamo validissimo e già in parte verificato, ma
che va precisato, approfondito ed allargato. Perciò ci sembra necessario
fissare in questo momento lo "stato" delle questioni, che ci stanno
davanti, per non saltare al di là di tappe necessarie, come tutti
talvolta siamo tentati di fare, ma per non restare allo stesso tempo
ancorati (o per non ritornare) a vecchie forme di discorso e di lotta,
-- come taluni fanno. Non c'è dubbio, intanto, che la "dimensione",
dentro la quale ci muoviamo, ha subito *ormai* un profondo cambiamento.
Una crosta s'è rotta nella situazione politica della classe operaia
dell'Europa occidentale. Francia e Cecoslovacchia, -- nella
straordinaria diversità ed anzi contraddittorietà delle rispettive
esperienze, -- concorrono però a formare il piano unitario, su cui si
collocano le nuove proposte: rottura del sistema sovietico e massiccia
ricomparsa della classe operaia europea sul fronte rivoluzionario sono
fatti per l'appunto di diversa natura e diversamente valutabili, ma
ambedue operanti infine all'allargamento e alla radicalizzazione sul
piano internazionale dello scontro tra capitale e lavoro. Fuor da ogni
precipitoso ottimismo, c'è da dire però che *un'epoca storica volge al
termine ed un'altra, faticosamente e dolorosa mente, se ne apre*. Ciò
che sta emergendo in questi ultimi mesi (ma sulla base di una lunga
stratificazione di lotte, che già negli anni passati noi avevamo cercato
d'individuare e di ricostruire teoricamente) è un nuovo livello politico
dello scontro di classe, è una più ampia, profonda, oggettivamente
verificabile possibilità di generalizzazione del potenziale
rivoluzionario esistente. Il senso di questo mutamento ci trova
preparati, ma nello stesso tempo ci esalta. Al nodo fondamentale di
problemi che questo passaggio comporta noi pensiamo si debbano dedicare
da questo momento in poi le forze di ciascuno di noi. Quella crosta
infatti si è rotta, ma al di sotto di essa non troviamo l'ordine d'un
sistema chiuso, di un'"istituzione" bell'e fatta e solo da raccogliere,
per sostituirla a quelle esistenti. Troviamo una situazione di classe
molteplice e contraddittoria, ribollente di possibilità e di forza, che
aspetta d'essere conosciuta teoricamente e ricostruita
organizzativamente, perché ne nasca ciò che essa già oggi sembra
indicarci e proporci, -- il processo di costruzione dell'alternativa
rivoluzionaria. *Perciò* rifiutiamo, consapevolmente rifiutiamo di
bloccare il nostro discorso intorno ad un'ipotesi esclusiva.
L'esplosione di classe si è manifestata a diversi livelli, ed ha
investito diversi livelli. Le forme dell'esperienza sono, se non
contraddittorie fra di loro, però estremamente complesse, e spesso il
loro giusto uso politico è ancora subordinato ad un corretto processo di
analisi, che è da fare. Proprio perché il compito strategico
fondamentale consiste essenzialmente per noi nella capacità di far
convergere *tutti* i livelli dell'esperienza di classe verso un *unico*
punto di rottura, proprio per questo oggi ci sembra necessario non
partire dal presupposto che tale convergenza sia già scontata e che il
problema sia solo quello molto semplice di praticarla politicamente. Lo
stesso discorso vale per le forze della sinistra operaia organizzata.
Qui, fuori ma anche all'interno dei vecchi confini ufficiali del
movimento operaio, è fenomeno innegabile e inarrestabile la crescita dei
settori disponibili al corretto recupero di una prospettiva di classe.
Senza dubbio non va sottovalutata l'altra faccia del fenomeno, -- quella
che negativamente si manifesta con la difficoltà di dare un asse comune
e un orientamento unitario a quanti troppo spesso, e dalle più diverse
direzioni, presumono di avere per sé e da sé già scoperto la chiave
della vicenda rivoluzionaria in Europa. La verità, -- verità che tutti
dovremmo onestamente riconoscere, -- è che ancora oggi la situazione
reale di classe è assai più avanzata di quanto le istituzioni del
movimento operaio riescano ad esprimere (e con i partiti e i sindacati
ci permettiamo di mettere in questo caso, per un senso di rispetto verso
la situazione com'è, anche i gruppi minoritari). Come per un'esplosione,
-- ma non certo senza fondati motivi, -- la contestazione
anticapitalistica esprime prepotentemente da sé una serie infinita di
forze soprattutto giovani e poi subito dopo le separa e le contrappone.
In questo non c'è tanto, o non soltanto, l'espressione di una
preesistente carenza d'indicazioni teoriche e politiche: c'è anche
quella specifica, quasi spontanea (in realtà consapevolissima) forma di
"rigetto", con cui il sistema riesce a difendersi, *dividendo i suoi
avversari*. Ebbene, noi cerchiamo di muoverci in direzione esattamente
contraria a questa. L'ipotesi, su cui si fonda *Contropiano*, è che la
molteplicità di forze anticapitalistiche e rivoluzionarie (forze
direttamente di classe, innanzi tutto), oggi disperse, possano essere
avvicinate e indirizzate verso un *blocco* futuro su basi *comuni*, che
probabilmente non potrà coincidere con nessuno degli organismi oggi
esistenti, così come sono, pur non potendo ignorare, nel suo sviluppo
teorico e nel suo pratico farsi, né le realtà della classe in movimento
né le realtà organizzative già date. Quest'intento (od ipotesi) non
deriva del resto da un calcolo astratto delle forze oggi in campo e
neanche da un improbabile tentativo di metterle semplicemente in
equilibrio fra loro. La stessa complessità della situazione di classe
dovrebbe secondo noi aiutare ad uscire chiunque da una visione
eccessivamente unilaterale del lavoro teorico e politico in questo
momento. Guardando nei movimenti della classe, non in noi stessi o nella
nostra innata predisposizione a far gruppo, possiamo individuare linee
di comportamento valide; e in questo momento è la spinta di classe a
suggerirci che non può esservi iniziativa che funzioni senza una
basilare preoccupazione di *unità*, senza lo sforzo di dare persino alla
ricerca teorica un compito di avvicinamento, di omogeneizzazione e di
fusione. -->
> Ogromna kopica izkušenj, nujnost radikalne kritike programov, potreba po
> plodnem preobratu organizacijskih razmer, ki so prevladovale doslej,
> želja, da bi končno združili boj in teorijo, taktične rešitve in
> strateški okvir so danes izhodišča našim začetnim predlogom, ki jih
> smatramo za ustrezne in delno že preverjene, vendar jih je treba še
> natančneje določiti, poglobiti in razširiti. Zato se nam v tem trenutku
> zdi nujno določiti "stanje" vprašanj, ki so pred nami, ne da bi
> preskočili nujno potrebnih korakov, kot nas včasih zamika, a da hkrati
> ne bi ostali zasidrani (ali se k njim vrnili) v starih oblikah razprav
> in boja -- kot to nekateri počnejo. Obenem ni dvoma, da se je
> "dimenzija" znotraj katere se *sedaj* gibljemo, temeljito spremenila.
> Skorja politične situacije delavskega razreda zahodne Evrope je počila.
> Francija in Čehoslovaška -- v izredni raznolikosti in celo
> protislovnosti njunih izkušenj -- tekmujeta v oblikovanju enotnega plana
> znotraj katerega se umeščajo novi predlogi: zlom sovjetskega sistema in
> množični ponovni pojav evropskega delavskega razreda na revolucionarni
> fronti sta dejstvi vsekakor različne narave, ki jih je mogoče različno
> vrednotiti, vendar oba na koncu delujeta na razširitev in radikalizacijo
> spopada med kapitalom in delom na mednarodni ravni. Brez kakršnega koli
> prenagljenega optimizma je treba povedati, da *se eno zgodovinsko
> obdobje izteka, drugo pa se naporno in boleče odpira*. To, kar se je
> pojavilo v zadnjih mesecih (vendar na podlagi dolge stratifikacije
> bojev, ki smo jo že v minulih letih poskušali opredeliti in teoretsko
> rekonstruirati), je nova politična raven razrednega spopada, je širša,
> globlja in objektivno preverljiva možnost posplošitve obstoječega
> revolucionarnega potenciala. Pred občutkom te spremembe smo se znašli
> pripravljeni, toda istočasno nas povzdiguje. Od tega trenutka dalje mora
> vsak od nas posvetiti vse svoje sile temeljnemu vozlišču problemov, ki
> ga ta prehod prinaša. Skorja dejansko je počila, vendar pod njo ne
> najdemo reda zaprtega sistema, predpripravljene "institucije", ki jo je
> potrebno zgolj prevzeti, da bi nadomestila te obstoječe. Najdemo
> večplastno in protislovno razredno situacijo, ki prekipeva od možnosti
> in sile, ki čaka, da jo teoretično spoznamo in organizacijsko
> rekonstruiramo, da bi nastalo to, kar se zdi, da se že danes nakazuje in
> predlaga -- proces konstrukcije revolucionarne alternative. *Zato*
> zavračamo, zavestno zavračamo, našo razpravo zavreti znotraj ene
> izključne hipoteze. Razredna eksplozija se je pojavila na različnih
> ravneh in zadeva različne ravni. Oblike izkustva so, če že ne
> protislovne med sabo, pa skrajno kompleksne, in pogosto je njihovo
> pravilna politična raba še vedno podrejena pravilnemu analitičnemu
> procesu, ki ga je potrebno opraviti. Prav zato, ker je temeljna
> strateška naloga za nas v bistvu v tem, da smo sposobni *vse* ravni
> razredne izkušnje zbližati k *eni* točki zloma, se nam danes zdi nujno,
> da ne izhajamo iz predpostavke, da je to zbliževanje že samoumevno in da
> je težava zgolj v tem, da ga politično prakticiramo. Enako velja za sile
> organizirane delavske levice. Pri tem je, zunaj in tudi znotraj starih
> uradnih meja delavskega gibanja, porast sektorjev, ki so naklonjeni
> pravilni obnovi razredne perspektive, neizpodbiten in neustavljiv pojav.
> Nedvomno ne smemo podcenjevati druge plati tega pojava -- ta, ki se
> negativno kaže v tem, da stežka določimo skupno os in enotno usmeritev
> tistih, ki prepogosto in iz najrazličnejših smeri domnevajo, da so že
> sami odkrili ključ revolucionarne zgodbe v Evropi. Resnica -- resnica,
> ki bi jo vsi morali odkrito priznati -- je, da je že danes dejanske
> razredna situacija precej bolj napredna kot jo institucije delavskega
> gibanja uspejo izraziti (in k strankam in sindikatom si v tem primeru,
> iz spoštovanja do situacije kot je ta, dovolimo vključiti tudi
> manjšinske skupine). Kot pri eksploziji, tudi antikapitalistični protest
> iz sebe pretirano izrazi neskončen niz predvsem mladih sil in jih nato
> takoj loči ter zoperstavi med sabo. Pri tem ne gre toliko, ali ne gre
> zgolj, za izraz predobstoječega pomanjkanja teoretskih in političnih
> indikacij: gre tudi za tisto specifično, skoraj spontano (v resnici zelo
> zavestno) obliko "zavračanja" s katero se sistem uspe ubraniti z
> razdvajanjem svojih nasprotnikov. No, poskušamo se gibati v ravno
> nasprotno smer od te. Hipoteza, na kateri temelji *Contropiano*, je, da
> je mnogotere antikapitalistične in revolucionarne sile (neposredno
> razredne sile, predvsem), ki so danes razpršene, zbližati in usmeriti v
> prihodnji *blok* na *skupnih* osnovah, ki verjetno ne bo mogel sovpadati
> z nobenim od obstoječih organizmov, kakršni so danes, pri čemer ne mogel
> zanemariti, v svojem teoretskem in praktičnem razvoju, niti realnosti
> razreda v gibanju niti že dane organizacijske realnosti. Ta namera (ali
> hipoteza) ne izhaja iz abstraktnega izračuna sil, ki so danes v igri,
> niti iz nezanesljivega poskusa, da bi jih preprosto enačili med seboj.
> Sama kompleksnost razredne situacije bi morala po našem mnenju vsakomur
> pomagati, da se izogne preveč enostranskem pogledu na teoretsko in
> politično delo v tem trenutku. S pogledom v razredna gibanja, ne v nas
> same ali v našo prirojeno nagnjenost k grupiranju, lahko prepoznamo
> veljavne usmeritve vedenja; in v tem trenutku nam razredni nagon nalaga,
> da ne more biti nobene pobude, ki bi delovala brez osnovne skrbi za
> *enotnost*, brez prizadevanja celo teoretskim raziskavam naložiti nalogo
> združevanja, homogenizacije in zlitja.
<!-- Tutto ciò, del resto, -- questo modo di procedere, intendiamo dire, --
non dovrebbe stupire. Dal quadro brevemente tracciato non esce infatti
niente di più che la riconferma di un punto fondamentale del nostro
programma teorico. Il cammino che noi seguiamo e intendiamo ancora
seguire è quello che va dalla comprensione e valutazione dei movimenti
di classe alla comprensione e valutazione della società capitalistica
nel suo complesso. Questo è ciò che chiamiamo "scienza operaia". Ad onta
degli strilli d'indignazione, che ci hanno dedicato i recensori borghesi
e quelli comunisti ufficiali, -- i quali evidentemente almeno in questo
concordano, nel ritenere che esista una disposizione neutrale alla
conoscenza, di cui le parti avverse possono ciascuna per suo conto far
l'uso che vogliono, -- noi continueremo a pensare che il punto di vista
della classe operaia sulla società capitalistica comporti già in sé,
ogni qual volta viene formulato correttamente, un chiaro, totalmente
demistificato processo di descrizione dell'oggetto da conoscere e
un'altrettanto chiara indicazione a trasformare quella conoscenza in
azione, -- in *rovesciamento* della realtà esistente, in *prassi di
organizzazione rivoluzionaria*. Che non si può conoscere, dunque, senza
pensare la conoscenza per l'azione; e che la conoscenza per l'azione non
può riproporsi come strumento d'individuazione corretta dell'oggetto,
senza mettersi dal punto di vista della classe *totalmente alienata*, --
la classe operaia. Di tutto ciò ovviamente non c'è stata data delega da
nessuno, per il semplice motivo che in questo campo meno che in ogni
altro vale il principio della delega. La delega, se di delega appunto si
può parlare, ce la siamo presi da soli mettendoci *in* un campo *contro*
l'altro. Se c'è un termine, con cui potremmo definire questo
atteggiamento, esso è: responsabilità. Responsabilità di militanti e di
ricercatori verso la classe, che abbiamo scelto come la nostra, *e che
dunque è la nostra*. -->
> Vse to, konec koncev, -- ta način ravnanja, želimo reči -- ne bi smelo
> presenečati. Iz tega kratko orisanega okvirja pravzaprav ne izhaja nič
> drugega kot ponovna potrditev temeljne točke našega teoretskega
> programa. Pot, ki ji sledimo in ji nameravamo še vedno slediti je ta, ki
> vodi od razumevanja in vrednotenja razrednih gibanj k razumevanju in
> vrednotenju kapitalistične družbe v svoji celoti. To je čemur pravimo
> "delavska znanost". Kljub ogorčenim vzklikom, ki jih namenjajo buržoazni
> in uradni komunistični recenzenti -- ki se očitno strinjajo vsaj v tem,
> da obstaja neka nevtralna dovzetnost do spoznanja, ki jo lahko nasprotni
> strani uporabljata po lastni presoji, kakor želita --, bomo še naprej
> menili, da stališče delavskega razreda do kapitalistične družbe že samo
> po sebi nosi jasen, popolnoma demistificiran proces opisa predmeta
> spoznanja in prav tako jasno nakazuje na preoblikovanje tega spoznanja v
> dejanje -- s *prevratom* obstoječe realnosti, s *prakso revolucionarne
> organizacije*. Da torej ni mogoče vedeti, brez da bi mislili na znanje
> za delovanje; in da se znanje za delovanje ne more ponuditi kot
> instrument pravilne opredelitve predmeta, ne da bi se postavilo na
> stališče *popolnoma odtujenega* razreda -- delavskega razreda. Povsem
> očitno je, da nas za to nihče ni pooblastil, in sicer iz preprostega
> razloga, ker na tem polju princip pooblaščanja velja manj kot na katerem
> koli drugem. Pooblastilo, če o pooblastilu sploh lahko govorimo, smo
> prevzeli mi sami in se postavili *v* en tabor *proti* drugemu. Če
> obstaja izraz s katerim lahko opredelimo to držo, je to: odgovornost.
> Odgovornost militantov in raziskovalcev do razreda, ki smo ga izbrali za
> našega *in ki zato je naš*.
<!-- È persino ovvio che, pur partendo da queste salde premesse, da esse non
scaturisca né una totale omogeneità dei contributi presentati né una
meccanica applicazione dell'impostazione teorica né un'automatica
corrispondenza dei risultati alle intenzioni. Tutto ciò non può esserci,
e forse è bene, è opportuno che non ci sia. Ci richiamiamo al senso di
alcune nostre frasi precedenti. Di fronte a noi sì apre un campo immenso
di possibilità pratiche e teoriche, d'iniziative politiche, di lotte e
di valutazioni delle lotte. Anche per noi si pone il problema, che è di
tutti, di tenere il passo con la realtà in rapido movimento. Noi
abbiamo, com'è noto, un'enorme fiducia nella nostra fedeltà ad un
metodo, che affonda direttamente le sue radici nelle lezione marxiana.
Ma, come pochi altri, -- ed anche questo è ben noto, ed anche questo ci
viene rimproverato come l'altro ed opposto difetto, -- abbiamo sempre
curato che la riflessione costantemente anticipasse l'esperienza, sempre
tenendo l'occhio e *da lontano* al continuo manifestarsi del nuovo:
forse persino colpevoli qualche volta di aver spiccato il salto troppo
al di la della situazione presente (ma non senza poi aver ricevute
qualche confortante conferma della validità delle nostre ipotesi). Oggi
ci sembra che il compito nostro si esprima nella capacità di raccogliere
il maggior numero possibile d'indicazioni e d'ipotesi serie,
correttamente fondate, senza preoccuparci tanto della loro presente
contraddittorietà (laddove questa si manifesti), quanto della loro
convergenza futura. È, ripetiamo, la stessa mossa situazione di classe a
livello europeo a suggerirci questo atteggiamento. All'interno di quelle
coordinate teoriche, che abbiamo indicato e cui non sapremmo certo
rinunciare, si apre un campo *problematico* di ricerche, nel quale il
confronto e la relativa discordanza dei risultati non sono da
respingere, bensì da favorire e da ricercare come l'espressione di una
realtà politica e di classe in continua trasformazione, ricca di
possibilità diverse, *tutte da scoprire*. Sarà un'impresa difficile, lo
riconosciamo, ma l'unica da tentare, perché in nessun modo possiamo
accettare che *Contropiano* torni ad essere la "rivista di gruppo" di
tipo tradizionale, i cui esiti appaiono scontati in partenza. Chi crede
di poter ridurre oggi, soprattutto al livello della ricerca
teorico-politica, l'intera iniziativa e l'intero discorso entro gli
schemi ristretti di una soluzione precostituita, commette un errore già
commesso. Il problema se mai, -- e non ce ne nascondiamo gli ostacoli,
-- è quello di far quadrare l'irrinunciabile rigore dell'impostazione
teorica con la ricchezza e la varietà dei contributi presentati. Ma è,
per l'appunto, un problema di tipo tecnico-politico, che va
immediatamente ricollegato a quello sui contenuti e i temi della
rivista. -->
> Povsem očitno je, da, čeprav izhajamo iz trdnih izhodišč, iz njih ne
> sledi niti popolna homogenost predstavljenih prispevkov, niti mehanska
> uporaba teoretskega pristopa, niti avtomatsko ujemanje med rezultati in
> nameni. Vsega tega ne more biti in morda je dobro in pravilno, da ne.
> Prikličimo pomene nekaterih naših prejšnjih stavkov. Pred nami se odpira
> ogromno polje praktičnih in teoretskih možnosti, političnih pobud, bojev
> in vrednotenj bojev. Tudi mi imamo težavo, ki jo imajo vsi, biti v
> koraku s hitro premikajočo realnostjo. Znano je, da smo prepričani v
> našo zvestobo metodi, ki izhaja neposredno iz marksovskega nauka. Toda,
> kot malokdo drugi, -- tudi to je dobro znano in tudi to se očita kot
> druga in nasprotna napaka -- smo vedno skrbeli, da je refleksija nenehno
> predvidela izkušnjo, vedno smo *z razdalje* opazovali nenehno
> pojavljanje novega: morda smo včasih bili celo krivi, da smo naredili
> prevelik skok onkraj sedanje situacije (vendar ne brez, da ne bi po tem
> prejeli kakšne tolažilne potrditve o veljavnosti naših hipotez). Danes
> se zdi, da se naša naloga izraža v sposobnosti zbrati čim večje število
> resnih, pravilno utemeljenih indikacij in hipotez, ne da bi se toliko
> obremenjevali z njihovo sedanjo protislovnostjo (kjer se pojavlja), kot
> ne z njihovim prihodnjim zbliževanjem. Ponavljamo, da tako držo narekuje
> sam premik v razredni situaciji na evropski ravni. Znotraj teh
> teoretskih koordinat, ki smo jih nakazali in ki se jim ne bi znali jasno
> odreči, se odpira *problematično* raziskovalno polje, na katerem
> soočenje in relativno nesoglasje rezultatov ni treba zavračati, prej
> favorizirati in raziskovati kot izraz politične in razredne realnosti v
> nenehnem preoblikovanju, bogate z različnimi možnostmi, ki jih je *vse
> treba odkriti*. Zavedamo se, da bo to težak podvig, toda edini za
> poskusiti, saj nikakor ne moremo sprejeti, da bi *Contropiano* obrnili k
> tradicionalnem tipu "skupinske revije" v kateri se rezultati zdijo že z
> začetka predvidljivi. Kdor verjame, da lahko danes, zlasti na ravni
> teoretsko-političnih raziskav, vso pobudo in vso razpravo omeji znotraj
> ozkih shem predpripravljenih rešitev, dela že storjeno napako. Problem,
> če sploh -- in ne slepimo se pred ovirami --, je uskladiti nepogrešljivo
> strogost teoretskega pristopa z bogastvom in raznolikostjo
> predstavljenih prispevkov. Vendar gre pravzaprav za tehnično-politični
> problem, ki ga je treba neposredno ponovno povezati s tem v vsebinah in
> temah revije.
<!-- Due parole, anche se ai nostri occhi perfino ovvie, diventano dunque
necessarie per comprendere il tipo d'impostazione tematica scelto per
*Contropiano*. La nostra rivista affronta infatti un arco vastissimo
d'interessi, come risulta evidente dal suo primo numero. Ciò avviene
perché noi pensiamo che la risposta del punto di vista operaio debba
rivelarsi efficace di fronte a qualunque livello delle "istituzioni"
capitalistiche. Naturalmente è ben chiaro che in questo settore la
rivista non può dare indicazioni positive, ma soltanto incentivi al
rifiuto e alla negazione. Non intendiamo insomma ricostruire una
sistematica cultura di classe operaia, -- operazione in cui non
crediamo, e che ci sembrerebbe comunque offensiva, qualora la
tentassimo, per la maturità politica e pratica della classe operaia in
questione, -- bensì distruggere sistematicamente e fin dalle più lontane
fondamenta (spesso, in verità, più significative e probanti dei suoi
epigonici rappresentanti presenti) *la cultura di classe dell'avversario
borghese*, che ci appare ancora tutt'altro che sconfitta ed inefficiente
(soprattutto se l'intendiamo, come noi l'intendiamo, in quanto "sistema"
di dominio intellettuale e di coercizione ideologica di una classe
sull'altra). -->
> Par besed, četudi so nam očitne, je torej potrebnih za razumevanje
> tipa tematskega pristopa, ki je bil izbran za *Contropiano*. Naša revija
> dejansko naslavlja zelo širok razpon interesov, kar je razvidno že iz
> njene prve številke. To je zato, ker menimo, da se mora odziv delavskega
> stališča izkazati za učinkovitega ob soočenju na katerikoli ravni
> kapitalističnih "institucij". Seveda je povsem jasno, da na tem področju
> revija ne more dajati pozitivnih napotkov, temveč samo spodbude za
> zavračanje in negacijo. Skratka, ne nameravamo rekonstruirati
> sistematične kulture delavskega razreda -- operacija v katero ne
> verjamemo in ki bi politični in praktični zrelosti zadevnega delavskega
> razreda vsekakor bila žaljiva, če bi jo poskusili --, prej sistematično
> in do najglobljih temeljev (v resnici pogosto pomembnejši kot bolj
> dokazni kot današnji epigonski predstavniki) uničiti *razredno kulturo
> buržoaznega nasprotnika*, ki se še vedno zdi vse prej kot poražena in
> neučinkovita (še posebej, če jo razumemo kot "sistem" intelektualnega
> gospostva in ideološke prisile enega razreda nad drugim).
<!-- C'è da chiedersi ora cosa va conservato e cosa mutato in questa
impostazione. Anche in questo caso va conservato secondo noi lo spirito
di fondo della scelta e precisato il modulo della sua applicazione. Non
solo nel senso abbastanza ovvio e scontato (anche se di certo non
facilmente realizzabile) di assicurare un più giusto equilibrio tra le
parti o, se si vuole, una più corretta "gerarchia" tra gli interessi,
che *Contropiano* affronta e mette in gioco. Ma soprattutto nel senso di
riuscire a "rivelare" dall'interno la funzionalità di questa parte del
discorso ai fini della formazione di un corretto punto di vista operaio
sulla società capitalistica del suo complesso, -- *sulla società
capitalistica come sistema di potere globalmente considerato* (economia,
politica, ma anche organizzazione del consenso, controllo ideologico,
mitologia culturale, ecc.). Chi abbia seguito con attenzione il revival
ideologico, su cui s'è fondata buona parte della fortuna della sinistra
non operaia negli ultimi anni, non può non comprendere l'effetto
demistificante e chiarificatore, che questa parte del discorso è
destinata ad avere; proprio per chi si proponga poi di sviluppare una
corretta impostazione teorica e politica di classe. Si tratta in molti
casi di non molto di più che d'un compito di pulizia e di risanamento
(qualche volta, soltanto di sgombero delle fogne). Utile, però, se lo si
considera nella prospettiva *di ciò a cui serve*. -->
> Zdaj se postavlja vprašanje, kaj je pri tem pristopu treba ohraniti in
> kaj spremeniti. Tudi v tem primeru menimo, da je treba ohraniti osnovni
> duh odločitve in natančno določiti obliko njene uporabe. Ne samo v
> precej očitnem in vidnem smislu zagotavljanja ravnovesja med deležniki
> ali, če želite, pravilnejše "hierarhije" interesov, ki jih naslavlja in
> uvaja *Contropiano*. Ampak predvsem v smislu iz znotraj "razkriti"
> funkcionalnost tega dela razprave za formacijo pravilnega delavskega
> stališča do kapitalistične družbe v njeni celoti -- *do kapitalistične
> družbe kot globalno upoštevanega sistema moči* (ekonomija, politika,
> ampak tudi organizacija konsenza, ideološki nadzor, kulturna mitologija
> itd.). Kdor je pozorno spremljal ideološki revival na katerem temelji
> dobršen del bogastva nedelavske levice, ne more ne razumeti
> demistifikacijskega in pojasnjevalnega učinka, ki ga ta del razprave
> zasleduje; prav za tiste, ki nato predlagajo razviti pravilen teoretski
> in politični razredni pristop. V mnogih primerih ne gre za nič več kot
> čiščenje in saniranje (včasih samo za čiščenje kanalizacije). Vendar je
> uporaben, če ga upoštevamo iz vidika *čemur služi*.
<!-- Una cosa è certa, comunque: *la rivista va fatta marciare verso una
sempre più corretta e predominante impostazione storico-politica e
teorico-politica*. Dagli impegni di lavoro avremo dunque, quando siano
stati realizzati, una risposta più precisa a quanto in questo bilancio
per ora è solo ripensato, abbozzato e infine riproposto all'attenzione
dei lettori. Non abbiamo intanto difficoltà a riconoscere che questo
secondo numero è, quanto alla tematica affrontata, solo lievemente
modificato rispetto al primo. Il terzo rappresenterà invece una svolta
nella direzione sopra indicata, e quella svolta la considereremo come
definitiva per i compiti e i caratteri, che vogliamo attribuire a
*Contropiano*. -->
> Ena stvar pa vsekakor je gotova: *revijo je treba napotiti k vedno
> pravilnejši in bolj prevladujočem zgodovinsko-političnem in
> teoretsko-političnem pristopu*. Na podlagi delovnih obveznosti, ko bodo
> realizirane, bomo torej imeli bolj natančen odgovor na to kar je v tej
> oceni za zdaj zgolj premišljeno, skicirano in na koncu ponovno
> predlagano v obravnavo našim bralcem. Medtem pa nimamo težav prepoznati,
> da se ta, druga številka, glede na naslovljeno tematiko, le rahlo
> razlikuje od prve. Tretja pa bo nasprotno predstavljala obrat v zgoraj
> navedeno smer in ta obrat smatramo kot dokončen za naloge in značaj, ki
> jih želimo pripisati *Contropianu*.

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@ -0,0 +1,59 @@
---
title: "Pier Vittorio Aureli, Architecture and Abstraction"
...
Kaj ga zanima?
::: horizontal
> Cilj te knjige je brati vzpon in moč abstrakcije skozi materialne
> odnose, ki omogočajo *design* in gradnjo arhitekture. Moj namen je
> prikazati, da arhitektura ni abstraktna, ker ji manjkajo ornamenti in
> je omejena na golo strukturo (kar je posledica abstrakcije, ne pa
> vzrok), temveč zato, ker je *vsaka* forma arhitekture, ki je zasnovana
> in zgrajena po *projektu*, sama po sebi abstrakcija, ki postane
> konkretna. Konkretnost se pri tem ne nanaša le na materialnost
> stavbe, temveč tudi -- in predvsem -- na njen proizvodni proces
> [@aureli2023architecture, xx--xxi].
<!-- -->
> The aim of this book is to read the rise and the power of abstraction
> through the material relations that make possible the design and
> building of architecture. My intention is to demonstrate how
> architecture is abstract not because it lacks ornamentation and is
> reduced to its bare structure (which is a consequence of abstraction,
> not the cause), but because *any* form of architecture that is
> designed and built according to a project is in itself an abstraction
> that becomes concrete. Concreteness here refers not only to the
> materiality of a building but also -- and especially -- to its process
> of production [@aureli2023architecture, xx--xxi].
:::
V prvem poglavju, pravi, bo ponudil "predzgodovino" pojma *projekt* kot
tehnološke naprave, ki se je razvila iz izkušnje gradnje velikih
struktur. Namerava preseči pojmovanje projekta kot zgolj arhitekturne
ideologije "volje po formi" in ga umestiti v dinamiko razmerij moči
znotraj družbene delitve dela, kot napravo nadzora in uvrednotenja.
Poleg tega predlaga še definiciji pojma plana in planiranja.
V nadaljnjih poglavij obravnava trope arhitekturne abstrakcije od risbe,
mreže, racionalizacije in forme.
---
lang: sl
references:
########################################################################
- type: book
id: aureli2023architecture
author:
- family: Aureli
given: Pier Vittorio
title: "Architecture and abstraction"
publisher-place: Cambridge, Mass.
publisher: The MIT Press
issued: 2023
language: en
# vim: spelllang=sl,en
...

View File

@ -0,0 +1,22 @@
---
title: Walter Benjamin, Avtor kot proizvajalec
...
---
references:
########################################################################
- type: chapter
id: benjamin2016avtor
author:
- family: Benjamin
given: Walter
title: "Avtor kot proizvajalec"
container-title: "Usoda in značaj"
publisher-place: Ljubljana
publisher: Beletrina
issued: 2016
page: 81-96
language: sl
########################################################################
...

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@ -0,0 +1,190 @@
---
title: Marco Biraghi, L'architetto come intellettuale
...
> Ta knjiga želi opredeliti pogoje, v katerih se je znašel današnji
> arhitekt, prepoznati njegove omejitve in razumeti načine, kako jih je
> mogoče premagati. Pri tem se jasno zaveda, da nikakor ni mogoče
> predlagati obrata smeri, poenostavljene in nostalgične "vrnitve k
> začetkom". Zgodovinske poti, naj bodo še tako vijugaste in na videz
> (ali dejansko) ne preveč logične, so vedno in v vsakem primeru
> neizpodbitne. Zato se je potrebno vprašati, potem ko smo ustrezno
> raziskali profil in področje delovanja arhitektov iz daljne ali
> bližnje preteklosti, ki so opravljali svojo vlogo intelektualcev,
> kakšen je danes -- in še bolj, kakšen bi lahko bil *v
> prihodnosti* -- pomen arhitekta, ki je sposoben preseči izvajanje
> dodeljenih nalog, arhitekta, ki zna biti *aktivni* razlagalec
> realnosti, ji napoveduje alternativne možnosti ali jo vsaj poskuša
> postaviti v krizo [@biraghi2019larchitetto, 14-15].
<!--
> Individuare le condizioni in cui l'architetto odierno si trova,
> riconoscerne i limiti, cercare di comprendere i modi di un loro
> possibile superamento, è quanto si prefigge il presente libro. A
> partire dalla chiara consapevolezza che non è in ogni caso proponibile
> alcuna inversione di rotta, alcun semplicistico e nostalgico "ritorno
> alle origini". I percorsi della storia, per quantotortuosi e
> apparentemente (o effettivamente) poco logici, sono sempre e comunque
> incontrovertibili. Ciò su cui dunque è necessario interrogarsi, dopo
> avere debitamente esplorato il profilo e il campo d'azione degli
> architetti di un passato lontano o recente che hanno esercitato il
> proprio ruolo di intellettuali, è quale sia il senso oggi -- e, ancora
> piú, quale potrà essere il senso *in futuro* -- di un architetto
> capace di andare oltre l'esecuzione di incarichi assegnati, un
> architetto che sappia farsi interprete *attivo* della realtà,
> prefigurando per essa possibilità alternative, o quantomeno cercando
> di metterla in crisi [@biraghi2019larchitetto, 14-15].
-->
# Arhitektura kot blago in arhitekt kot "dobavitelj"
> Kot smo že omenili, bistvo zadeve ni v "izvirnosti" vloge arhitektov
> danes v primerjavi z vlogo, ki so jo imeli v preteklosti, niti v
> ekscentričnosti njihovih projektov v primerjavi s "kanoničnostjo"
> (resnično ali domnevno) projektov iz drugih zgodovinskih obdobij. Prav
> tako ne gre za položaj, ki ga imajo arhitekti danes nasproti družbe, v
> kateri delujejo. Dejansko vprašanje je, kakšen položaj imajo
> arhitekti v aktualnih proizvodnih procesih. Ne gre torej za
> subjektivni problem, temveč -- kot je že v tridesetih letih prejšnjega
> stoletja dobro razumel
> [[Walter Benjamin|benjamin_avtor_kot_proizvajalec]]
> -- za problem *tehnike*. Z drugimi besedami, problem je, ali -- in v
> kolikšni meri -- so današnji arhitekti z izvajanjem svoje vloge
> "ustvarjalcev spektaklov" oziroma s prevzemanjem druge vloge sposobni
> povzročiti "preobrazbo" proizvodnega aparata in ali -- in v kolikšni
> meri -- mu zgolj "dobavljajo".
>
> Kot je pojasnil Benjamin sam,
>
> > ... gre pri dobavljanju materiala produkcijskemu aparatu, ne da bi
> > tega obenem spreminjali v skladu z možnostmi, za skrajno sporen
> > postopek, in sicer tudi takrat, ko je videti, da je snov, s katero
> > se aparat oskrbuje, revolucionarne narave [@benjamin2016avtor, 88].
>
> V tem pogledu je "dobavitelj" produkcijskemu aparatu tisti, ki ga
> zgolj ohranja ali kvečjemu obnavlja "od znotraj [...] po modi" in ga
> zato pušča "kakršen je". Pomembno je, da Benjamin uporablja tudi
> francoski izraz *routiniers* (tisti, ki se podrejajo navadi, ki
> utrujeno ponavljajo že znano) za označevanje "dobaviteljev", torej
> tistih, ki se odpovedujejo popravkom v sistemu proizvodnje. Temu
> nasproti je postavljen *Produzent* (proizvajalec): ne le tisti, ki
> proizvaja (ali bolje, ki enostavno re-producira), temveč tisti, ki
> preoblikuje proizvodni aparat v tehničnem smislu.
>
> Vprašanje, ki si ga je treba zastaviti na tej točki, je: ali lahko
> sodobni arhitekti s svojimi posegi preoblikujejo proizvodni aparat, v
> katerega so vpeti [@biraghi2019larchitetto, 32-33]?
# Vloga arhitekta intelektualca
> Začetek zgodovine moderne arhitekture naj bi po mnenju številnih
> raziskovalcev sovpadal z zasnovo kupole Santa Maria del Fiore Filippa
> Brunelleschija. Znana afera povezana z zaključkom florentinske
> katedrale, ki bi tradicionalno bila rešena z uporabo lesenih opažev
> (reber), a v tem primeru, zaradi velikih dimenzij prostora, ki bi ga
> bilo treba obokati, niso bile uporabne, je za Brunelleschija postala
> priložnost, da ne le uporabi svoje konstrukcijsko znanje, ki je plod
> neposrednega študija antike, temveč tudi "prvič potrdi in zagovarja
> 'strokovnost' arhitekta proti ohlapnem 'magisteriju' rokodelca,
> prednost tehnične invencije pred izvedenostjo obrti". Ne gre le za
> "kategorično zahtevo": v razlikovanju med momentom projekta in
> momentom izvedbe gre tudi za razlikovanje med "svobodno" in
> "mehanično" dejavnostjo in s tem za prevzem naloge organizacije in
> vodenja družbe s strani izobraženega posameznika. Gre za rojstvo
> intelektualca kot aktivnega subjekta in spekulativne figure
> [@biraghi2019larchitetto, 37].
> Pomenljivo Antonio Manetti, prvi Brunelleschijev biograf, poudarja
> predvsem njegov velik in čudovit "intelekt". Intelekt, ki zagotovo ne
> deluje izolirano in za svoje "delovanje" potrebuje druge, hkrati pa
> sebe in svoje delovanje postavlja na povsem drugo raven, kot jo
> zasedajo njegovi sogovorniki. Ni naključje, da vse njegove biografije
> ne pozabijo poročati -- čeprav v različnih različicah -- o
> emblematični epizodi: leta 1430 se je po protestu zidarjev ["maestri
> di cazzuola"] zaradi napornega in nevarnega dela na kupoli odločil, da
> jih odpusti in nadomesti z lombardskimi delavci, le da jih je pozneje
> vse (razen enega) znova zaposlil za nižjo plačo. To je najbolj jasen
> prikaz dejstva, da se premoč intelektualnega človeka izvaja v terminih
> moči poveljevanja in nadzora, hkrati pa dobi tudi konotacije, ki ga ne
> ne ločujejo toliko po nalogi ali vlogi kot po pripadnosti *razredu*.
> To kar epizoda naglo izpostavi -- tako kot celoten Brunelleschijev
> poseg v Santa Maria del Fiore -- je "tema moderne družbene delitve
> dela" [@biraghi2019larchitetto, 37-38].
V svojem pregledu vlog, ki jih skozi novoveško zgodovino privzema
arhitekt-intelektualec,
[[Marco Biraghi|biraghi_larchitetto_come_intellettuale]]
opomni na "afero", ki za številne arhitekturne zgodovinarje označuje
začetek moderne arhitekture: izgradnja florentinske katedrale in zasnova
kupole
> ki bi tradicionalno bila rešena z uporabo lesenih opažev (reber), a v
> tem primeru zaradi velikih dimenzij prostora, ki bi ga bilo treba
> obokati, niso bile uporabne, je za Brunelleschija postala priložnost,
> da ne le uporabi svoje konstrukcijsko znanje, ki je plod neposrednega
> študija antike, temveč tudi "prvič potrdi in zagovarja 'strokovnost'
> arhitekta proti ohlapnem 'magisteriju' rokodelca, prednost tehnične
> invencije pred izvedenostjo obrti" [@biraghi2019larchitetto, 37].
V tem primeru začetek moderne arhitekture ni opredeljen v formalnih,
oblikovnih ali tehničnih, kriterijih, temveč začetek označuje
vzpostavitev arhitektov v njihovi družbeni distinkciji, kot
intelektualcev in vodilnih figur na gradbišču. Na to, kakšen značaj bo
nova "premoč" intelekta imela, nakazuje epizoda iz leta 1430, ko
Brunelleschi zidarje, ki so stavkali zaradi napornega in nevarnega dela
na kupoli, odpusti le da jih nazadnje spet zaposli za nižje plačilo. Pri
tem ni ključna osnovna interpretacija, da se avtonomija arhitekta izvaja
v terminih komande in nadzora, temveč objektivni značaj
Brunelleschijevega izuma. Rešitev zasnove kupole na način, da je ni
potrebno pred gradnjo centrirati ter med gradnjo podpirati, ker je na
vsaki stopnji izgradnje samostoječa in samouravnalna, odpravi
privilegije mojstrov saj se ne zanaša več na njihovo tradicionalno
vednost, prav tako pa lažje prenese zaustavitve del in menjave delovnih
ekip. Učinkovanje arhitekture je v tem primeru pravzaprav neodvisno od
strokovnih, umetniških ali političnih interesov arhitekta in z njimi
sovpada le slučajno.
---
lang: sl
references:
########################################################################
- type: book
id: biraghi2019larchitetto
author:
- family: Biraghi
given: Marco
title: "L'architetto come intellettuale"
publisher-place: Torino
publisher: Einaudi
issued: 2019
language: it
########################################################################
- type: chapter
id: benjamin2016avtor
author:
- family: Benjamin
given: Walter
title: "Avtor kot proizvajalec"
container-title: "Usoda in značaj"
publisher-place: Ljubljana
publisher: Beletrina
issued: 2016
page: 81-96
language: sl
########################################################################
- type: book
id: battisti1981brunelleschi
author:
- family: Battisti
given: Eugenio
title: "Filippo Brunelleschi"
publisher-place: New York
publisher: Rizzoli
issued: 1981
language: en
########################################################################
# vim: spelllang=sl,en,it
...

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@ -0,0 +1,63 @@
---
title: "Friedrich Engels, Ludwig Feuerbach in konec klasične nemške filozofije"
...
Engels o Marxovih enajstih tezah o Feuerbachu:
> To so beležke, ki bi jih bilo treba pozneje izdelati, napisane v
> naglici, nikakor ne namenjene za tisk, toda neprecenljive vrednosti
> kot prvi dokument, v katerem je genialna kal novega svetovnega nazora
> [@engels1945ludwig, 4].
Kako odpraviti neko filozofijo:
> Heglova šola se je razkrojila, toda Heglove filozofije ni nihče
> kritično obvlada. Strauss in Bauer sta pobrala iz nje vsak po eno
> stran in sta ju polemično obrnila drugo proti drugi. Feuerbach je
> sistem razbil in ga meni nič tebi nič zavrgel. Toda z neko filozofijo
> še nisi opravil, če jo kratkomalo proglasiš za napačno. In tako
> ogromnega dela, kakor je Heglova filozofija, ki je tako silno vplivala
> na duhovni razvoj vsega naroda, nisi mogel odstraniti na ta način, da
> si ga meni nič tebi nič ignoriral. Treba jo je bilo "odpraviti" v
> njenem lastnem smislu, to se pravi v tem smislu, da si kritično uničil
> njeno obliko, toda rešil novo vsebino, ki jo je ta filozofija
> ustvarila [@engels1945ludwig, 14].
> Vse, kar spravlja ljudi v gibanje, mora skoz njihovo glavo; toda zelo
> je odvisno od okoliščin, kakšno obliko bo dobilo v njihovi glavi.
> Delavci se nikakor niso pomirili s kapitalističnim strojnim obratom,
> odkar ne razbijajo več, kakor še leta 1848 ob Renu, strojev kratko in
> malo na drobne kose [@engels1945ludwig, 42].
Fetiš kapitala: D -- D' [gl. kapital3 440]
> Boj zatiranega razreda proti vladajočemu postane nujno političen boj,
> je to boj predvsem proti političnemu gospostvu tega razreda; zavest o
> zvezi tega političnega boja z njegovo ekonomsko osnovo pa otopeva in
> se lahko povsem izgubi. Kjer pa je sami udeleženci tega boja ne izgube
> popolnoma, pa jo skoraj vedno izgube zgodovinopisci ... TODO
> [@engels1945ludwig, 46]
Strogatsky tezko je biti bog
---
lang: sl
references:
########################################################################
- type: book
id: engels1945ludwig
author:
- family: Engels
given: Friedrich
title: "Ludwig Feuerbach in konec klasične nemške filozofije"
title-short: "Ludwig Feuerbach"
publisher-place: Ljubljana
publisher: Cankarjeva založba
issued: 1945
language: sl
# vim: spelllang=sl
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View File

@ -0,0 +1,141 @@
---
title: "Sérgio Ferro, Dessin/chantier"
---
## Gradbišče
Posebno pozornost namenja makroekonomski vlogi "zaostalosti" gradbene
industrije (ki je vzporejena tudi produktivni vlogi "zaostalosti"
periferije).
Gradbišče zaseda posebno mesto znotraj družbene produkcije. Glede na
način produkcije gre za manufakturo, ki je jasno razločena tako od obrti
kot velike industrije: od obrti je različno po svoji naprednejši delitvi
dela, od velike industrije je različno po tem, da svojih delnih operacij
ne prenaša na stroje. Občasno uporablja industrijske produkte kot so
materiali, sestavi in nebistveni stroji, a temeljna značilnost gradbišča
ostaja v uporabi žive delovne sile [@ferro2016dessin, 94].
V manufakturi je razmeroma več delovne sile kot v veliki industriji.
Organska kompozicija kapitala (razmerje med deležem variabilnega
kapitala -- vrednost delovne sile -- in deležem konstantnega kapitala --
vrednost poslopja, materiala, orodja -- v kolikor je določena s tehnično
kompozicijo istega) je v manufakturi nižja kot v industriji. Če
vzamemo, da samo variabilni kapital ustvarja presežno vrednost,
manufaktura kapitalu zagotavlja izdatnejši del presežne vrednosti v
primerjavi z industrijo. Kljub temu, da je zaostala, je manufaktura
ekonomsko donosnejša v primerjavi z veliko industrijo. Razlika se
zakrije v procesu izravnave profitnih stopenj različnih panog
[gl. @marx1973kapital3, 175-195; ali @heinrich2013kritika, 153-158].
Ferro temu doda, da zgodovinsko tako imenovani "zaostali" sektorji s
svojo višjo presežno vrednostjo podpirajo "napredne" sektorje
[@ferro2016dessin, 95].
Po Ferru je posledica te lastnosti manufakture, posebej gradbene
dejavnosti, daljnosežna. Ne samo, da presežna vrednost proizvedena v
gradbeništvu vzdržuje splošno profitno mero, temveč služi kot vir
akumulacije kapitala in
> je ena glavnih naprav -- skupaj z monopolnim sistemom, kolonializmom
> in imperializmom --, ki jih kapital uporablja v borbi proti njegovi
> najhujši nočni mori: neizogibnemu tendenčnemu padanju profite mere s
> stalnim napredovanjem produktivnih sil [@ferro2016dessin, 95].
<!--
is one of the main devices -- together with monopoly, colonialism,
imperialism, etc. -- used by capital to fight against its worst
nightmare: the inevitable tendency of the rate of profit to fall with
the constant advance of the productive forces [@ferro2016dessin, 95].
-->
S tem makroekonomskim ogrodjem (poenostavljenim) Ferro pravi, da je
se industrializacija gradbišča (kar ne vključuje prefabrikacije) ne bo
zgodila, saj bi pomenila ekonomsko katastrofo.
> Gradbena manufaktura tako ostaja manufaktura z marginalnimi
> izboljšavami, kot jih na primer omogočijo napredki v informacijski
> tehnologiji.
<!--
Building manufacture tends therefore to remain a manufacture, with
marginal improvements, such as those made possible by information
technology. The features of this method of production inexorably
determine the professional practice of architects and other agents in
charge of the prescriptions, particularly those related to design. Such
determinations are structural and, in our capitalist regime, mostly not
dependant on the will and position of these professionals
[@ferro2016dessin, 95-96].
-->
## Načrt
---
lang: sl
references:
########################################################################
- type: book
id: lloyd2016industries
editor:
- family: Lloyd Thomas
given: Katie
- family: Amhoff
given: Tilo
- family: Beech
given: Nick
title: "Industries of architecture"
publisher-place: London
publisher: Routledge
issued: 2016
language: en
########################################################################
- type: chapter
id: contier2016anintroduction
author:
- family: Contier
given: Felipe
title: "An introduction to Sérgio Ferro"
container-title: "Industries of architecture"
editor:
- family: Lloyd Thomas
given: Katie
- family: Amhoff
given: Tilo
- family: Beech
given: Nick
publisher-place: London
publisher: Routledge
issued: 2016
page: 87-93
language: en
########################################################################
- type: chapter
id: ferro2016dessin
author:
- family: Ferro
given: Sérgio
title: "Dessin/chantier: an introduction"
title-short: "Dessin/chantier"
container-title: "Industries of architecture"
editor:
- family: Lloyd Thomas
given: Katie
- family: Amhoff
given: Tilo
- family: Beech
given: Nick
translator:
- family: Agarez
given: Ricardo
- family: Kapp
given: Silke
publisher-place: London
publisher: Routledge
issued: 2016
page: 94-105
language: en
# vim: spelllang=sl spell
...

View File

@ -0,0 +1,880 @@
---
title: "Franco Fortini, Dve avantgardi"
...
<!-- 1\. Riprendendo un motivo di Lukács si può dire che la cosiddetta
avanguardia storica è fondata sul ripudio della categoria della
mediazione. L'atteggiamento avanguardistico nasce, si sa, col
Romanticismo, da un senso molto vivo della contraddizione e del
conflitto. Contraddizione e conflitto che in alcuni intellettuali
europei diventarono acutissimi quando la rivoluzione rousseauiana e
giacobina si chiarì madre della borghesia filistea. I nodi
dell'avanguardia storica compaiono ad ogni stretta di sviluppo delle
società industrializzate, almeno a partire dall'età napoleonica. -->
> 1\. Če povzamemo Lukácsev motiv, lahko rečemo, da tako imenovana
> zgodovinska avantgarda temelji na zavračanju kategorije mediacije.
> Avantgardistična drža nastane, se ve, z Romantiko iz živahnega občutka
> protislovja in konflikta. Protislovje in konflikt, ki sta se pri
> nekaterih evropskih intelektualcih zelo zaostrila, ko se rousseaujevska
> in jakobinska revolucija razjasni kot mati filistrskega meščanstva.
> Vozlišča zgodovinske avantgarde se pokažejo ob vsaki stiski razvoja
> industrializiranih družb, vsaj od napoleonske dobe dalje.
<!-- Quella contraddizione ignora la dialettica: è giustapposizione o
alternanza polare fra soggettività assoluta e assoluta oggettività, fra
irrazionalità astratta ossia rifiuto del momento discorsivo,
dialogico, comunicativo, a favore dell'associazione, della memoria
involontaria e del sogno e astratta razionalità, ossia conoscibilità
per via discorsiva, nella particolare accezione naturalistica e
positivistica dell'idea di "ragione". L'avanguardia si rifugia in uno o
nell'altro estremo o li vive simultaneamente, in un modo ben conosciuto
da tutta la tradizione mistica. Proverbiali, in proposito, i passi del
*Primo manifesto surrealista*. -->
> To protislovje spregleda dialektiko: gre za sklop ali polarno izmenjavo
> med absolutno subjektivnostjo in absolutno objektivnostjo, med
> abstraktno iracionalnostjo in abstraktno racionalnostjo, torej
> spoznavnostjo na diskurziven način, v posebnem naturalističnem in
> pozitivističen smislu ideje "razuma". Avantgarda se zateka v eno ali
> drugo skrajnost ali pa ju istočasno živi, na dobro poznan način vsej
> mistični tradiciji. V tem pogledu so pregovorni odlomki iz *Prvega
> nadrealističnega manifesta*.
<!-- In un opuscolo polemico di R. Barthes (*Critique et vérité*, Parigi
1966) m'avviene di leggere definite "stupide" tutte "le opposizioni
estetico-morali fra un uomo organico, impulsivo, automatico, informe,
bruto, oscuro, ecc. e una letteratura volontaria, lucida, nobile,
gloriosa a forza di costrizioni espressive... perché l'uomo
psicanalitico non è geometricamente divisibile", eccetera. Anche senza
far intervenire la psicanalisi, si può ricordare che quella opposizione
"stupida" può essere superata solo per via dialettica; altrimenti non
capisco che cosa mai possano essere quei *avers* e quei *revers* mobili
dell'uomo (nozione che Barthes riprende da Lacan) "di cui il linguaggio
trasmuta continuamente le parti". L'antitesi razionalità-irrazionalità,
lo sappiamo tutti che è esaltata dalla cultura borghese ma non risolta
dall'avanguardia se non nella simultaneità dei contrari. Continuiamo
quindi ad impiegarla proprio perché allude ad una ben precisa eredità
storica; è uno dei punti nei quali l'avanguardia non ha certo superato
in nulla la cultura che credeva combattere. -->
> V polemičnem pamfletu R. Barthesa (*Critique et vérité*, Pariz 1966)
> sem slučajno prebral, da so vsa "estetsko-moralna nasprotja med
> organskim, impulzivnim, avtomatskim, brezobličnim, surovim, mračnim
> itd. človekom ter voljno, lucidno, plemenito, slavno literaturo, zaradi
> izraznih omejitev opredeljena kot "neumna" ... ker psihoanalitični
> človek ni geometrično deljiv" in tako dalje. Tudi brez vmešavanja
> psihoanalize se lahko spomnimo, da je to "neumno" nasprotje mogoče
> preseči le dialektično; sicer ne razumem, kaj sploh so lahko ta premična
> *avers* in *revers* človeka (pojma, ki ju Barthes prevzame od Lacana),
> "katerega dele jezik nenehno transmutira". Vsi vemo, da antitezi
> racionalnost-iracionalnost meščanska kultura povzdiguje, a avantgarda ne
> razrešuje, če ne v sočasnosti nasprotij. Nadaljujmo torej z njuno
> uporabo prav zato, ker se navezujeta na zelo natančno zgodovinsko
> dediščino; gre za eno od točk v kateri avantgarda zagotovo ni v ničemer
> presegla kulture, proti kateri je verjela, da se bori.
<!-- 2\. Quel movimento di fuga si voleva antagonistico ad una società e a
una cultura che nella maggior parte delle proprie manifestazioni
sociali, economiche e politiche voleva ancora credere possibili tutte le
mediazioni, soprattutto in nome della storia e del progresso e che
accettava la dilacerazione solo come "aroma spirituale", nell'ordine dei
sentimenti e del dover essere. La cultura egemone voleva credere
possibili le mediazioni reali; detto altrimenti, negava la divisione di
classe. In questo senso la prima e maggiore avanguardia, quella dei
solitari annunciatori ottocenteschi della tempesta, poté parere
profetica dei conflitti, delle rivoluzioni e dei massacri del nostro
secolo. Tuttavia la dilacerazione di tipo borghese-positivistico, fra
razionalismo scientifico e struggimento decadentistico, fra "prosa"
democratica e "sogno" aristocratico-simbolista, aveva ancora largo
margine di sopravvivenza, fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del
Novecento e in questo senso (ma solo in questo) l'avanguardia storica
del primo decennio del secolo è davvero scherno e rottura, si pone
contro i termini di quel dissidio, li deride, smaschera la realtà di un
accordo profondo... e, in non pochi casi, si prepara a sostituirlo. Non
dimentichiamo che l'idea di progresso (riformista) e di trasformazione
(anche rivoluzionaria) doveva essere ripugnante alle avanguardie
storiche o almeno a gran parte di esse. Se non lo fu (come nel caso dei
cubofuturisti russi) si trattò di un vitale equivoco, che gli eventi
successivi si premurarono di chiarire, anche sanguinosamente; dovuto
all'apparente parallelismo fra il momento distruttivo della rivoluzione
politica e quello degli artisti e degli scrittori di avanguardia. -->
> 2\. To ubežno gibanje je želelo biti sovražno družbi in kulturi, ki je v
> večjem delu svojih družbenih, ekonomskih in političnih izrazov še vedno
> želela verjeti v možnost vseh mediacij, predvsem v imenu zgodovine in
> napredka, in ki je sprejemala raztrganje samo kot "spiritualno aromo" v
> redu občutij in najstva. Hegemona kultura je želela verjeti v možnost
> realnih mediacij; drugače rečeno, zanikala je razredno delitev. V tem
> smislu lahko prvo in največjo avantgardo, tisto od osamljenih
> napovedovalcev nevihte iz 19\. stoletja, označimo za preroško za
> spopade, revolucije in poboje našega stoletja. Kakor koli,
> meščansko-pozitivistično raztrganje, med znanstvenim racionalizmom in
> dekadentnim hrepenenjem, med demokratično "prozo" in
> aristokratsko-simbolističnimi "sanjami", je še vedno imelo široke
> možnosti preživetja, med koncem 18\. stoletja in začetkom 19\. in v tem
> smislu (a le v tem) je zgodovinska avantgarda prvega desetletja stoletja
> resnično zasmehovanje in prelom, postavlja se proti pogojem tega
> nesoglasja, se jim posmehuje, razkriva realnost globokega soglasja ...
> in se, nemalokrat, pripravlja, da ga nadomesti. Ne pozabimo, da sta
> morali biti ideji (reformističnega) napredka in (tudi revolucionarne)
> spremembe za zgodovinsko avantgardo, ali vsaj za njen večji del,
> odvratni. Če ni bilo (kot v primeru ruskih kubofuturistov), je šlo za
> bistven nesporazum, katerega so nadaljnji dogodki poskrbeli razjasniti,
> celo s krvjo; zaradi očitne vzporednice med destruktivnim momentom
> politične revolucije in umetnikov ter pisateljev avantgarde.
<!-- 3\. Ora accade che una delle caratteristiche elementari delle società di
nuovo capitalismo (quali si sono venute manifestando insieme allo
sviluppo tecnologico ed economico nel corso degli ultimi quindici anni
ma che, come in Usa, si rivelavano alla pupilla socioculturale assai
prima e cioè immediatamente alla vigilia e durante la seconda guerra)
sia *la tendenza ad attenuare o a far scomparire da gran parte delle
proprie espressioni ideologiche ogni possibilità di impiego della
categoria della mediazione* nonché la dimensione e il senso medesimo del
moto storico. (Non a caso una larga parte del pensiero cattolico sembra
essere divenuto, per sopravvivere, l'erede e il difensore del superstite
umanesimo). L'universo tecnico-scientifico, le codificazioni
cibernetiche, la razionalizzazione produttiva, le tecniche della
previsione, tutto quel che si ispira alla logica di tipo matematico, va
perfettamente d'accordo con l'etica dei consumi e della imprevidenza,
con la liberazione degli istinti, con l'assurdità permanente, eccetera.
La negazione anarchica è tornata, come puntualmente previsto, a fiorire
sul medesimo ceppo della potenza produttiva e dell'ordine (anche
militare) neocapitalistico. Non si tratta di un processo nuovo; è
l'esaltazione di un processo durato per tutto il nostro secolo. Il
silenzio ormai di rigore per ciò di cui "non si può parlare"
l'incomunicabile e ineffabile della vita avviva, anche nel ghigno e
nel sarcasmo, quel "senso del mistero" che il vecchio umanista
napoletano, all'inizio della seconda guerra mondiale, considerava fonte
di ogni sciagurato irrazionalismo. L'avanguardia impronunciabile è
l'altra faccia della chiacchiera di massa. La saldatura fra
neoavanguardia e ordine borghese-capitalistico diventa organica ed
esplicita dopo essere stata, per l'avanguardia storica, solo implicita e
indiretta. -->
> 3\. Zdaj sledi, da je ena od osnovnih značilnosti družb novega
> kapitalizma (ki se kažejo skupaj s tehnološkim in ekonomskim razvojem
> zadnjih petnajstih let, a so se, tako kot v ZDA, družbeno-kulturni
> zenici razkrile že veliko prej, tik pred drugo vojno in med njo) *težnja
> po utišanju ali zakrivanju iz večjega dela svojih ideoloških izrazov
> vsako možnost uporabe kategorije mediacije*, kaj šele razsežnost in sam
> smisel zgodovinskega gibanja. (Ne naključno se zdi, da je velik del
> katoliške misli, da bi preživel, postal dedič in zagovornik preživetega
> humanizma). Tehnično-znanstveni univerzum, kibernetične kodifikacije,
> produktivna racionalizacija, tehnike napovedovanja, vse kar navdihuje
> matematična logika se popolnoma ujema z etiko konsumpcije in
> nepredvidljivosti, z osvoboditvijo instinktov, s stalno absurdnostjo, in
> tako dalje. Anarhična negacija se je vrnila točno kot je bilo
> napovedano, da bi zacvetela na istem deblu produktivne moči in
> neokapitalističnega (tudi vojaškega) reda. Ne gre za nov proces; gre za
> poveličevanje procesa, ki traja celo naše stoletje. Zdaj stroga tišina o
> čemer "ni mogoče govoriti" poraja, celo v posmeh in sarkastično, ta
> "občutek skrivnosti", ki ga je stari neapeljski humanist, na začetku
> druge svetovne vojne, smatral za vir vsakega nesrečnega iracionalizma.
> Neizrekljiva avantgarda je druga plat množičnega klepetanja. Spajanje
> med neoavantgardo in meščansko-kapitalističnega reda postane organsko in
> nedvoumno potem, ko je bila za zgodovinsko avantgardo le implicitno in
> posredno.
<!-- 4\. Le forme fondamentali dell'avanguardia storica sono insomma
diventate, oggi, semplici strumenti espressivi, meri moduli al servizio
dell'espressione e della comunicazione odierna. Nelle forme letterarie
della nuova avanguardia non riesco a scorgere novità sostanzialmente
diverse da quelle elaborate dalle avanguardie europee nei primi
trent'anni del secolo. (Non direi certo la stessa cosa per le arti
plastiche e per la musica). O meglio, una novità ci sarebbe, c'è, ed è
fondamentale; e l'aveva programmaticamente intuita, una dozzina d'anni
fa, Sanguineti, quando riprendendola da Cézanne mi scriveva una
frase che avrebbe poi ripetuta più volte, anche se, direi, l'ha in
seguito contraddetta per necessità di propaganda fide: e cioè che si
dovesse fare dell'avanguardia un'arte durevole come quella dei musei.
Esattamente quel che allora capivo male e che ora vengo dicendo: la sola
diversità reale della neoavanguardia da quella storica consiste, quando
consiste, nell'uso quasi esclusivamente ironico e "classicheggiante" del
materiale iconografico, verbale e psichico che nella maggiore
avanguardia storica era spesso ancora "tragico" e di diretta discendenza
romantica. -->
> 4\. Temeljne forme zgodovinske avantgarde so, na kratko, danes postale
> preprosti izrazni instrumenti, zgolj moduli v službi današnjega izraza
> in komunikacije. V literarnih formah nove avantgarde ne morem zaznati
> novosti, ki bi se bistveno razlikovale od tistih, ki jih je evropska
> avantgarda razvila v prvih tridesetih letih stoletja. (Zagotovo ne bi
> rekel iste stvari za likovno umetnost ali glasbo). Ali bolje, novost, ki
> bi bila, je, in je temeljna; in bila je programsko zaznana, pred ducat
> leti, Sanguineti, ko mi je napisal frazo, ki jo je pozneje večkrat
> ponovil, čeprav, bi rekel, ji je dalje oporekal za potrebe razširjanja
> vere: in torej, da je treba narediti iz avantgarde trajno umetnost kot
> to iz muzejev. Prav to sem takrat slabo razumel in kar zdaj pravim:
> edina realna razlika med neoavantgardo in zgodovinsko avantgardo je,
> kadar je, v skoraj izključno ironični in "klasicistični" uporabi
> ikonografskega, verbalnega in psihičnega materiala, ki je v večini
> zgodovinskih avantgard bil še pogosto "tragičen" in neposredno
> romantičnega izvora.
<!-- Mi spiego, risparmiandomi di ripetere una dimostrazione troppe volte
svolta: se il potere di "denuncia" nell'espressione artistica
d'avanguardia è diminuito fino a sussistere solo per i pagi, per le zone
culturalmente sottosviluppate; se gli stessi apologeti dell'avanguardia
sono costretti a postulare una sorta di automatica rinascita del potere
d'opposizione per entro l'integrazione (ma non si tratta forse della
forza di contestazione implicita in *qualsiasi* opera d'arte?) questo
accade, appunto, perché la dimensione "tragica" dell'avanguardia (il suo
aspetto catastrofico-agonico) ha perduto e perde rilevanza a favore del
momento "ironico" (parodia, scherno, dissacrazione). Quest'ultimo è in
netta, per non dire assoluta, prevalenza: non solo in tutte le forme di
"poesia visiva" o di ritaglio ma nella grande maggioranza delle
composizioni in verso e in prosa che si fondano su l'impiego della
"frase fatta" o della microcitazione. Tutte le forme di letteratura
sarcastica, umoristica, patafisica, lunatica, di beffa, di epigramma, di
sconsacrazione del linguaggio comunicativo e persuasivo (accuratamente
ispirate alle antologie bretoniane dell'"humour nero") hanno avuto da
noi, e negli ultimi anni, uno sviluppo ignoto alle età precedenti; la
cabarettistica e la canzonetta polemica, questi generi che ancora venti
anni fa erano da noi quasi sconosciuti, sembrano divenute tranquille
istituzioni democratiche (come stanno per esserlo il controllo delle
nascite e il divorzio...) Quella sembra insomma essere la provincia,
voglio dire il *domaine*, della recente avanguardia. -->
> Naj pojasnim, brez zapravljanja ponavljanja že prevečkrat izvedene
> predstavitve: če se je moč "denunciacije" v umetniškem izrazu avantgarde
> zmanjšala do mere, da obstaja le za pagi, za kulturno nerazvita območja;
> če so isti apologeti avantgarde prisiljeni predpostavljati nekakšen
> avtomatski preporod moči opozicije zaradi integracije (toda ali ni to
> morda moč oporekanja implicitna v *kateremkoli* umetniškem delu?) se to
> zgodi prav zato ker "tragična" dimenzija avantgarde (njen
> katastrofično-agonijski vidik) je izgubila in izgublja pomembnost v prid
> "ironičnemu" momentu (parodije, posmeha, zaničevanja). Slednje je v
> očitni, da ne rečem v absolutni, prevladi: ne samo v vseh formah
> "vizualne poezije" ali izrezkov, temveč tudi v veliki večini kompozicij
> v verzu ali prozi, ki temeljijo na uporabi "besednih zvez" ali
> mikrocitatov. Vse forme sarkastične, humoristične, patafizične,
> lunatične, posmehljive, epigramske literature skrunjenja komunikativnega
> in prepričevalnega jezika (skrbno navdihnjene z bretonskimi antologijami
> "črnega humorja") so pri nas in v zadnjih letih imele razvoj neznan
> prejšnjim dobam; kabaretistika in polemična popevka, te žanri ki pred
> dvajsetimi leti so bila pri nas skoraj neznani, se zdijo da so postale
> mirne demokratične institucije (kot bosta nadzor rojstva in ločitev...)
> To se zdi, skratka, da je provinca, hočem reči *domena*, nedavne
> avantgarde.
<!-- In questa seconda metà del secolo le successive ondate delle
avanguardie, da quella espressionista, imagista, futurista e Esprit
Nouveau, a quella dadaista e surrealista, eccetera fino a quelle degli
anni più recenti, si sono sovrapposte, erodendo e svuotando molte delle
forme che hanno tuttavia accompagnato il nostro secolo, voglio dire la
narrativa del "realismo critico" e la poesia postsimbolista. Ma entro il
1930 tutto questo era già compiuto, con l'opera di Charlot, Picasso,
Klee, Mondrian, Kandinskij; di Proust, Joyce, Kafka, Musil; e con la
maggior parte dell'opera di Brecht, Breton, Eluard. Le opere e i
creatori che sono venuti dopo, ossia nell'ultimo trentennio, non hanno
probabilmente nulla da invidiare alle opere e ai creatori del primo
trentennio del secolo. Ma molto hanno da invidiare invece i
raggruppamenti. Quelli furono non soltanto strumenti di guerra
letteraria ma vere officine di forme. -->
> V tej drugi polovici stoletja zaporedni valovi avantgard, ta od
> ekspresionistov, imagistov, futuristorv in Espirit Nouveau, dadaistov in
> nadrealistov, in tako dalje do tistih iz zadnjih let, se prekrivajo,
> spodkopavajo in izpraznjujejo številne forme, ki so kakorkoli spremljale
> naše stoletje, hočem reči pripoved o "kritičnem realizmu" in
> postsimbolični poeziji. Toda do 1930 je bilo vse to že opravljeno, z
> deli Charlota, Picassa, Kleeja, Mondriana, Kandiskega; Prousta, Joyca,
> Kafka, Musila; in z večjim delom del Brechta, Bretona, Eluarda. Dela in
> ustvarjalci, ki so nastali po tem, torej v zadnjih tridesetih letih,
> verjetno nimajo kaj zavidati delom in ustvarjalcem prvih trideset let
> stoletja. Toda nasprotno pa imajo veliko za zavidati skupine. Te so bile
> ne samo instrumenti literarne vojne, ampak prave delavnice form.
<!-- 5\. Cases è tornato recentemente sul tema dell'avanguardia dicendone
l'esperienza "valida e significativa in quanto ha messo il dito sul
punto dolente, sulla inadeguatezza dell'eredità umanistica a comprendere
l'istanza del presente, sull'abisso che si scava sotto i piedi della
civiltà". Ma questo "gesto" dell'avanguardia come d'altronde Cases
medesimo rammenta va interpretato con la vecchia (anzi millenaria,
direbbe l'immancabile imbecille) voce di Lukács: "Quanto più genuine e
profonde queste esperienze, tanto più decisamente spezzano quell'unità
concreta e sensibile che è la premessa, il fondamento di ogni creazione
estetica". Vale a dire: l'esperienza valida e significativa
dell'avanguardia storica consiste nell'aver spezzato, insieme col
fondamento della creazione *estetica*, il velo che impediva di scorgere
l'abisso; consiste nell'aver chiesto imperiosamente la propria fine
medesima, il proprio superamento nella prassi sovversiva e
rivoluzionaria. Altrimenti, che senso può avere "mettere il dito sul
punto dolente"? Se l'eredità umanistica ci ha ingannati, illudendoci di
poterne entrare stabilmente in possesso quando, invece, quel possesso
ormai o è di tutti o non è di nessuno, la polemica avanguardistica
contro quella eredità in tanto è valida in quanto ratifica, e non
soltanto a parole, la fine della istituzione poetica e artistica (nella
società borghese-capitalistica, va da sé). -->
> 5\. Cases se je pred kratkim vrnil k temi avantgarde in dejal, da je
> bila njena izkušnja "veljavna in pomembna v kolikor je pokazala na
> bolečo točko, na neustreznost humanistične dediščine za razumevanje
> zahtev sedanjosti, na brezno, ki se koplje pod nogami civilizacije".
> Toda to "gesto" avantgarde kot drugje opozarja tudi sam Cases je
> treba interpretirati s starim (celo tisočletnimi, bi rekel neizogiben
> imbecil) besedami Lukácsa: "Bolj kot so te izkušnje pristne in globoke,
> bolj odločilno prekinjajo to konkretno in čutno enotnost ki je premisa,
> temelj vsake estetske stvaritve". To pomeni: veljavna in pomenljiva
> izkušnja zgodovinske avantgarde je v razbitju, skupaj s temeljem
> *estetske* stvaritve, tančico, ki je preprečevala uvideti brezno; je v
> ukazovalni zahtevi svojega konca, svojega preseganja v subverzivni in
> revolucionarni praksi. Kaj je sicer smisel "pritiskanja na bolečo
> točko"? Če humanistična dediščina nas je prevarala, nas preslepila da
> lahko stabilno posedujemo, medtem ko, to posestvo je vedno ali od vseh
> ali od nikogar, avantgardna polemika proti tej dediščini v celoti je
> veljavna v kolikor potrdi, in ne samo z besedo, konec pesniške in
> umetniške institucije (v meščansko-kapitalistični družbi, seveda).
<!-- Ma non questa la via tenuta dalla cosiddetta nuova avanguardia; che anzi
proprio in questo o solo in questo, ripeto, si differenzia realmente
dalla precedente. Come ho già detto, la novità è nella rinuncia alla
oltranza e alla trasgressione pratica. Nella misura in cui taluni
rappresentanti dell'avanguardia italiana ricalcano le orme di Breton,
finiscono con l'accettare inevitabilmente (ma in misura ovviamente
aggravata dal tempo intermesso) quel compromesso fra l'azione
surrealista e il poema che fu *felix culpa* dei migliori "fedeli
d'amore" dei primi gruppi e misera caduta di molti epigoni. Né vale gran
che il loro oltranzismo politico, inoffensivo nella misura in cui non
tocca, né in teoria né in pratica, i veri problemi di fondo del mondo di
oggi ma li usa come mero ornamento della propria parenesi. Molto più
coerenti, fra gli avanguardisti, quelli che istituzionalizzano lo
scherno e la fatuità e si collocano a "destra". Costoro hanno, mi
sembra, correttamente concluso (Cases lo nega e certo anch'io lo nego
per l'avanguardia storica *ma lo ritengo vero per gli ultimi giunti*)
che l'avanguardia è "un semplice assestamento dell'arte all'epoca della
tecnica"; hanno capito che le scoperte dei nonni vanno sistematicamente
applicate come un sistema di segni relativamente innovatore, ma senza
più pretendere di travalicare, di andare oltre la istituzione
letterario-artistica. Va aggiunto che, da questo punto di vista, le più
recenti tendenze del formalismo strutturalista (R. Barthes), proprio
accentuando l'idea che la letteratura (ma anche la critica e più in
genere le scienze umane) non sia che funzione del linguaggio, anzi
proprio restaurando i valori della "retorica" di tipo
classico-medievale, aiutano a smascherare il doppio giuoco
dell'estremismo neosurrealista e si costituiscono, come di fatto sono,
guardie del corpo di un formalismo che nella sua essenza nominalistica è
ben "tradizionale" e che può benissimo accogliere in sé tanto il
*collage* di puro spasso, quanto il racconto di logica paradossale,
quello di amplificazione barocca, la poesia neoorfica o elettronica,
ecc. -->
> Toda to ni pot, ki jo je nova avantgarda vzela v obzir; nasprotno prav v
> tem ali samo v tem, ponavljam, se realno razlikuje od prejšnje. Kot sem
> že rekel, novost je v odpovedi od skrajnosti in od praktičnega
> prestopka. V meri v kateri nekateri predstavniki italijanske avantgarde
> sledijo Bretonovim stopinjam, zaključijo z neizogibnim sprejetjem (toda
> v meri ) tistega kompromisa med nadrealističnim dejanjem in pesmijo, ki
> je bil *felix culpa* najboljših *zvestih ljubezni* prvih skupin in
> žalosten propad mnogih epigonov. Ni veliko veredno, da njihova politična
> skrajnost, neškodljiva v meri v kateri se ne dotika, ne v teoriji ne v
> praksi, pravih problemov v temelju današnjega sveta, ampak jo uporablja
> zgolj kot ornament lastni parenezi. Veliko bolj koherentni, med
> avantgardisti, ki institucionalizirajo posmeh in brezobzir in se
> postavljajo na "desno". Te ljudje, se mi zdi, so pravilno zaključili
> (Cases to zanika in jasno tudi jaz to zanikam za zgodovinsko avantgardo
> *toda to imam za resnično za zadnje prišleke*), da je avantgarda
> "preprosta prilagoditev umetnosti dobi tehnike"; so dojeli, da je treba
> odkritja starih staršev sistematično uveljaviti kot relativno inovativen
> sistem znakov, toda brez pretvarjanja, da presegajo literarno-umetniško
> institucijo. Treba je dodati da, iz tega stališča, bolj nedavne tendence
> strukturalističnega formalizma (R. Barthes), prav z poudarjanjem ideje,
> da literatura ni drugega kot funkcija jezika,
> literarno-umetniško institucijo. Dodati je treba, da so s tega vidika
> najnovejše težnje strukturalističnega formalizma (R. Barthes) s
> poudarjanjem ideje, da je literatura (pa tudi kritika in nasploh
> humanistične vede) le funkcija jezika, in z obnavljanjem vrednot
> klasično-srednjeveške "retorike" pomagajo razkriti dvojno igro
> neosurrealističnega ekstremizma in se konstituirajo, kot dejansko so,
> telesni stražarji formalizma, ki je v svojem nominalističnem bistvu zelo
> "tradicionalen" in ki lahko v sebi zelo dobro sprejme tako *kolaž* čiste
> zabave kot zgodbo paradoksalne logike, zgodbo baročne amplifikacije,
> neorfično ali elektronsko poezijo itd.
<!-- Detto più sinteticamente: il salto storico fra l'avanguardia 1905-30 e
quella odierna (italiana) è contrariamente ad un luogo del linguaggio
corrente il salto da una fase "aperta" della espressione (e della
lotta sociale) ad una fase in Europa "chiusa". -->
Povedano bolj na kratko: zgodovinski preskok med avantgardo 1905-30 in
današnjo (italijansko) avantgardo je v nasprotju z mestom v sedanjem
jeziku preskok iz "odprte" faze izražanja (in družbenega boja) v v
Evropi - "zaprto" fazo.
<!-- 6\. *E lo riportavo nella stalla silenziosa.* Questo noto verso di
Sanguineti, che si riferisce ad una *consistente coda! frigida frusta!
oh muscolo! oh pugno! penetrante* mi pare possa essere inteso, via dalla
sua metafora genitale, come allegorico della vicenda dell'avanguardia.
Il "pugno penetrante" è stato riportato nella stalla. Cioè nei termini
della istituzione. Personalmente, ritengo utilissima la stalla; e la
coscienza della stalla. E, ripeto, qui sta, quando stia, la differenza
sola fra le avanguardie d'una volta e le nuove. Ossia: *le nuove non
sono avanguardie*. Sono gruppi letterati che s'arrangiano come possono,
sono scrittori che ce la fanno e scrittori che non ce la fanno, geniali
o sciocchi, mediocri o bravi, ecc. Naturalmente, come lettore o come
critico, faccio conto dei vari autori che negli ultimi dieci anni hanno
scritto nei modi delle avanguardie; e per alcuni di quelli o per alcune
opere loro faccio anche gran conto. Anzi tutta l'operazione, penso, è
stata utile. Meglio: assolutamente benefica, un aggiornamento
tecnologico; una introduzione di nuove macchine che può aver colto di
sorpresa i sindacalisti letterari abituati al vecchio stile di
agitazioni liriche ma che fa sorgere nuovi problemi, ad un livello più
avanzato; i problemi che vengono dopo il benessere, quelli del *cafard
après la fête*. Dove invece penso non si debba né rispetto né
considerazione è, in genere, per le razionalizzazioni, le
ideologizzazioni, le attività pseudocritiche. È proprio il contrario di
quel che di solito si sente dire da chi pregia l'intelligenza ideologica
e critica delle avanguardie nostre ma guarda con sospetto i testi
"creativi": questi hanno talvolta interesse e spesso anche vita che è
dir molto mentre la chincaglieria critico-ideologica è quasi sempre di
un livello pauroso per rozzezza, eclettismo, letture di accatto e,
spesso, semplice imbonimento o ignoranza. La disinvoltura di non pochi
trattatisti delle neoavanguardie sarebbe una virtù se non fosse della
specie di quella di cui dispongono i cani, privi notoriamente di ogni
umano rispetto e d'ogni timidezza nell'attraversare una camera da letto
o ardente o una sala di concerto o anatomica: vale a dire, l'innocenza.
E certo fa un po' pietà rammentare che non pochi di costoro avevano già
denunciato, anni or sono, la manovra dei sozzi vecchi
dell'*establishment*, volta a circuirli e ucciderli con la dolcezza.
Doveva essere. Inghiottiti dalle sabbie mobili, levano ergotando i loro
titoli di successione e pensano a quando erano più giovani e un po' meno
editi. -->
6\. *Odpeljal sem ga nazaj v tihi hlev.* Ta znani Sanguinetijev verz, ki
govori o *doslednem repu! frigidnem biču! o mišici! o pesti!
prodirajoči, se* mi zdi, da ga je mogoče razumeti, če odmislimo njegovo
genitalno metaforo, kot alegorijo afere avantgarde. "Pronicljiva pest"
je bila vrnjena v hlev. To pomeni v okviru institucije. Osebno menim, da
je hlev zelo koristen; in zavest o hlevu. In, ponavljam, tu je, ko je,
edina razlika med starimi in novimi avantgardami. To pomeni, da *novi
niso avantgarda*. To so literarne skupine, ki se trudijo po svojih
najboljših močeh, to so pisatelji, ki jim uspe, in pisatelji, ki jim ne
uspe, ne glede na to, ali so odlični ali neumni, povprečni ali dobri in
tako naprej. Seveda kot bralec ali kritik upoštevam različne avtorje, ki
so v zadnjih desetih letih pisali v avantgardnem slogu, in za nekatere
od njih ali za nekatera njihova dela imam tudi velik pomen. Menim, da je
bila celotna operacija koristna. Boljše: absolutno koristno, tehnološka
posodobitev; uvedba novih strojev, ki so morda presenetili literarne
sindikaliste, vajene starega sloga lirske agitacije, a ki sprožajo nove
probleme na naprednejši ravni; probleme, ki pridejo po dobrem počutju,
probleme *cafard après la fête*. Po drugi strani pa menim, da nismo
dolžni ne spoštovanja ne upoštevanja, in sicer na splošno za
racionalizacije, ideologizacije, psevdokritične dejavnosti. To je ravno
nasprotno od tega, kar običajno slišimo od tistih, ki hvalijo ideološko
in kritiško inteligenco naših avantgard, na "ustvarjalna" besedila pa
gledajo z nezaupanjem: ta so včasih zanimiva in pogosto celo živa - kar
veliko pove -, medtem ko so kritično-ideološke smeti zaradi grobosti,
eklekticizma, poceni branja in pogosto preprostega šumenja ali neznanja
skoraj vedno na zastrašujoči ravni. Nonšalantnost kar nekaj
neoavantgardnih obdelovalcev bi bila vrlina, če ne bi bila tiste vrste,
ki jo imajo psi, ki jim manjka vsakršnega človeškega spoštovanja ali
sramežljivosti, ko prečkajo spalnico, kurilnico, koncertno dvorano ali
anatomsko sobo: to je nedolžnost. In seveda je malo škoda, če se
spomnimo, da jih je kar nekaj že pred leti obsodilo manever umazanih
starcev *establišmenta, ki jih je* želel obkrožiti in ubiti s
sladkostjo. Moralo je biti. V tekočem pesku dvignejo svoje nasledstvene
nazive in se spomnijo, ko so bili mlajši in malo manj objavljeni.
<!-- 7\. È bene rammentare che oggi non esiste nessuna differenza sostanziale
fra la cultura di massa e quella di élite. Non o non soltanto per la già
esistente omogeneità fra i produttori di questa e di quella, così come
fra i rispettivi destinatari; ma per la similarità delle strutture. -->
7\. Dobro se je zavedati, da danes ni bistvene razlike med množično in
elitno kulturo. Ne ali ne samo zaradi že obstoječe homogenosti med
proizvajalci tega in onega ter med njihovimi naslovniki, temveč tudi
zaradi podobnosti struktur.
<!-- In questo senso credo giusta la direzione di indagine proposta da
Barthes: che prevede omologhe, ad una analisi ravvicinata, le assise
profonde della cosiddetta "cattiva letteratura" o "letteratura di massa"
e quella della cosiddetta "buona letteratura"; a cominciare dalle
avanguardie. Questo non significa, naturalmente, che la distinzione
apparente possa sparire; essa è troppo necessaria all'industria. Né che
i passaggi, gli imprestiti linguistici dall'uno all'altro settore
abbiano particolare valore o debbano destare speciali paure o allarmi.
Si è in presenza di una ambiguità che solo la prassi, cioè l'uso, può
risolvere. Dire che, in Occidente almeno, la distinzione fra letteratura
e cultura di élite e quella di massa non esiste, può essere usato
infatti per affermare che le distinzioni di classe sono o in via di
scomparsa o in via di essere introiettate, sì che in ognuno di noi
conviverebbero ormai il padrone e il servo, il capitalista e lo
sfruttato, il produttore e il consumatore di subcultura; e questo uso
reazionario dell'indistinzione omette di fatto il vero argomento e cioè
che non sitratta affatto di separare o di riunire o di mescolare i
messaggi provenienti dalla cosiddetta cultura di massa da e con quelli
provenienti dall'altra e "alta", bensì di osservare in quale contesto,
in quale "cultura" preformata, in quale tessuto di valori vadano a
intervenire. Che equivale a ricordare la impossibilità, per l'unica
cultura esistente per noi (quella del capitalismo), di produrre una
pedagogia non incoerente e, al tempo stesso, a ribadire la identità
già vissuta dalle rivoluzioni sovietica e cinese fra rivoluzione
socialista e pedagogia generalizzata, di tutti mediante tutti; unica
"cultura di massa" autentica se mai una ve ne fu. -->
V tem smislu menim, da je smer raziskovanja, ki jo je predlagal Barthes,
pravilna: predvideva namreč, da so globoke osi tako imenovane "slabe
literature" ali "množične literature" in tako imenovane "dobre
literature" ob natančni analizi homologne; začenši z avantgardo. To
seveda ne pomeni, da lahko navidezno razlikovanje izgine; za industrijo
je preveč potrebno. To tudi ne pomeni, da imajo prehodi, jezikovni
prenosi iz enega sektorja v drugega kakšno posebno vrednost ali da bi
morali vzbujati poseben strah ali zaskrbljenost. Soočamo se z
dvoumnostjo, ki jo lahko razreši le praksa, torej uporaba. Če rečemo, da
vsaj na Zahodu razlika med elitno in množično literaturo in kulturo ne
obstaja, lahko dejansko trdimo, da razredne razlike izginjajo ali pa se
uvajajo, tako da v vsakem od nas zdaj sobivajo gospodar in hlapec,
kapitalist in izkoriščani, proizvajalec in potrošnik subkulture; in ta
reakcionarna uporaba razlikovanja pravzaprav izpušča pravi argument, ki
je, da sploh ne gre za to, da bi ločili, združili ali pomešali
sporočila, ki prihajajo iz tako imenovane množične kulture, od in s
tistimi, ki prihajajo iz druge, "visoke" kulture, temveč za to, da
opazujemo, v kakšnem kontekstu, v kateri vnaprej oblikovani "kulturi", v
kakšno tkivo vrednot posegajo. To pomeni, da se moramo spomniti, da za
edino kulturo, ki za nas obstaja (kultura kapitalizma), ni mogoče
ustvariti pedagogike, ki ne bi bila neskladna, in hkrati ponovno
potrditi identiteto ki sta jo že izkusili sovjetska in kitajska
revolucija med socialistično revolucijo in splošno pedagogiko vseh
skozi vse; edino pristno "množično kulturo", če je kdaj obstajala.
<!-- Una più attenta considerazione dello svolgimento delle forme e delle
espressioni letterarie nel resto del mondo avrebbe forse dovuto
suggerire una diversa politica ai promotori delle neoavanguardie
italiane. Si ha l'impressione che della neoavanguardia la mediazione
editoriale abbia offerto al pubblico una griglia o una chiave
interpretativa erronea o distorta. Fenomeno, questo, che non ha però
luogo soltanto in Italia, come testimoniano certe impressionanti, per
sostanziale vacuità ed eclettismo, tavole rotonde pubblicate da riviste
francesi o tedesche sui problemi dell'avanguardia o del romanzo o della
nuova poesia. Si ha l'impressione che la volontà di aggiornamento, di
adeguamento, di sprovincializzazione sia stata sbagliata non nella sua
meta ma nei suoi mezzi; mezzi, appunto, esclusivamente volontaristici.
Per forza si diceva una volta a Firenze non si fa nemmeno l'aceto.
Si è creduto di potersi adeguare ad una condizione ossia al portato,
al repertorio delle avanguardie storiche senza capire che questo
poteva essere fatto solo a condizione di cancellare, come nell'età di
mezzo dicevano facesse il leone, le proprie tracce con la coda, ossia
senza creare "movimenti". Le esigenze editorial-mercantili premevano, è
chiaro, perché si seguisse la via del rumore, del "movimento", del
"gruppo"; e allora si è stati costretti ad escogitare o riesumare tutte
le teorie (surrealiste e dadà) che mescolavano azione ed espressione,
gesto e parola, eccetera, aggirandole con la nozione di opera aperta, di
poesia visiva o tecnologica, con le esposizioni, le serate ed altre
manifestazioni di attivismo. Senza avvedersi che ormai in tutto il
mondo era avvenuta una capitale dislocazione: da una parte le
innovazioni formali delle avanguardie erano divenute di repertorio e
quindi le nuove espressioni potevano tranquillamente accettare prima di
nascere (invece di fingere di subirlo fra grida e gesticolazioni) quel
mercato-museo o museo-mercato che è il loro fin dai tempi di Omero;
dall'altro le azioni-opere avevano trovate altre forme, erano divenute
comportamenti di massa o almeno di larghi strati delle popolazioni
occidentali, nel costume *beatnik*, nel neoanarchismo politico,
relativamente irraggiungibili da parte di chi voglia, nonostante tutto,
continuare a considerarsi "scrittore" o "artista". Alcuni, certo, quel
ritardo e quell'errore lo avevano inteso; e, scostandosi dai più fatui e
"caldi", sono andati presto cercando una specialistica freddezza. Ma la
gradevole *image* della neoavanguardia locale non poteva essere buttata
via tanto facilmente. Era un marchio di fabbrica, un distintivo, era
costato buone lire. D'altronde, se nel nostro paese, certi equivoci sono
così a lungo intrattenuti ciò accade, è noto, per via dello sviluppo
ineguale, della scalarità della nostra economia. Non serve che libri e
riviste circolino per ogni parte della penisola, il periodico di
avanguardia stampato a Chieti o Treviso o il dibattito culturale
sull'avvenire della lingua letteraria tenuto al Circolo Salvemini di
Mazara del Vallo o alla Casa della Cultura di Rovereto si situano in un
contesto così diverso da quello delle città cosiddette maggiori,
adempiono a così diverse funzioni, da finire ad opera di quelle forze
che, proprio nella provincia e nei centri minori, sono spesso più
intelligenti, preparate e generose delle altre col ricevere una
giustificazione ed un significato che in sé non avrebbero; anche per
lacontinua indolente presenza di posizioni retrive e non soltanto
arretrate. Così, finché resterà da battere un circolo, una associazione
o una galleria d'arte, i rappresentanti di commercio della letteratura
tecnologica, neodadà, visiva, elettronica o come volete, avranno lavoro
da svolgere, giovani liceali da promuovere e conturbare, signore da
scandalizzare, degni sacerdoti da conquistare ("Siano riconosciute dalla
Chiesa le nuove tendenze artistiche adatte ai nostri tempi",
Costituzione pastorale *Gaudium et spes*, par. 62). -->
Natančnejši razmislek o razvoju literarnih oblik in izrazov v drugih
delih sveta bi moral zagovornikom italijanske neoavantgarde morda
predlagati drugačno politiko. Občutek je, da je uredniško posredovanje
neoavantgarde javnosti ponudilo napačno ali izkrivljeno mrežo ali
interpretacijski ključ. Ta pojav pa se ne dogaja samo v Italiji, kar
dokazujejo nekatere impresivne okrogle mize o problemih avantgarde,
romana ali nove poezije, ki jih objavljajo francoske ali nemške revije.
Človek ima občutek, da je bila volja po posodobitvi, prilagoditvi,
deprovincializaciji napačna ne pri cilju, temveč pri sredstvih; sredstva
so bila dejansko izključno voluntaristična. Seveda tako so rekli v
Firencah ne moreš narediti niti kisa. Verjeli smo, da se lahko
prilagodimo nekemu stanju to je dediščini, repertoarju zgodovinske
avantgarde -, ne da bi razumeli, da je to mogoče le pod pogojem, da z
repom izbrišemo svoje sledi, kot je to v srednjem veku počel lev, to je
brez ustvarjanja "gibanj". Jasno je, da je uredniško-merkantilistična
potreba po tem, da bi šla po poti hrupa, "gibanja", "skupine", zato smo
bili prisiljeni izumiti ali ekshumirati vse teorije (nadrealistične in
dadà), ki so mešale akcijo in izraz, gesto in besedo itd., in jih
zaobiti s pojmom odprtega dela, vizualne ali tehnološke poezije, z
razstavami, večeri in drugimi manifestacijami aktivizma. Ne da bi se
zavedali, da se je po vsem svetu že zgodil kapitalski premik: po eni
strani so formalne novosti avantgard postale repertoar, zato so lahko
novi izrazi mirno sprejeli, še preden so se rodili (namesto da bi se med
kričanjem in gestikulacijami pretvarjali, da trpijo), tisti trg-muzej
ali muzej-trg, ki jim pripada že od Homerjevih časov; po drugi strani pa
so akcije-dela našle druge oblike, postale so množično vedenje ali vsaj
vedenje velikih slojev zahodnega prebivalstva, v *beatniški* preobleki,
v političnem neo-anarhizmu, relativno nedosegljive za tiste, ki se kljub
vsemu želijo še naprej imeti za "pisatelja" ali "umetnika". Nekateri so
seveda razumeli to zamudo in napako; in ker so se odvrnili od bolj
blaznih in "vročih", so kmalu začeli iskati specializirano hladnost.
Toda prijetne *podobe* lokalne neoavantgarde ni bilo mogoče tako zlahka
zavreči. To je bila blagovna znamka, oznaka, stala je veliko denarja. Po
drugi strani pa je znano, da so v naši državi nekateri nesporazumi tako
dolgo obstajali zaradi neenakomernega razvoja in neenakomernosti našega
gospodarstva. Knjige in revije ni treba razširjati po vseh delih
polotoka; avantgardna revija, ki jo natisnejo v Chietiju ali Trevisu,
ali kulturna razprava o prihodnosti knjižnega jezika v Circolo Salvemini
v Mazara del Vallo ali v Kulturnem domu v Roveretu se nahajajo v
kontekstu, ki je tako drugačen od konteksta tako imenovanih velikih
mest, in opravljajo tako različne funkcije, da na koncu z delom tistih
sil, ki so prav v provincah in manjših centrih pogosto pametnejše,
pripravljene in velikodušnejše od drugih
- dobijo utemeljitev in pomen, ki ju same po sebi ne bi imele; tudi
zaradi stalne indolentne prisotnosti nazadnjaških in ne le
nazadnjaških stališč. Dokler bo torej obstajal krožek, združenje ali
umetniška galerija, bodo komercialni predstavniki tehnološke literature,
neodadaistične, vizualne, elektronske ali kakršne koli že, imeli delo,
mladi srednješolci delo, ki ga bodo spodbujali in vznemirjali, gospe
delo, ki ga bodo vznemirjale, dostojni duhovniki delo, ki ga bodo
osvajali ("Naj Cerkev prepozna nove umetniške smeri, prilagojene našemu
času", Pastoralna konstitucija *Gaudium et spes,* par. 62).
<!-- 8\. Mi raccontava qualche anno fa Viktor Sklovskij che quando erano
tornati, in Unione Sovietica, l'interesse e gli studi per il formalismo
nella critica letteraria (di cui egli era stato, come tutti sanno, uno
dei maggiori promotori negli anni venti, fra Rivoluzione, Guerra Civile
e Nep), vari più di lui giovani studiosi avevano riscoperto, per così
dire, quei metodi di lavoro, non senza l'appoggio di tecniche recenti,
di apparecchiature elettroniche e di formule matematiche. Sì che, in
occasione credo di rammentare d'un pubblico dibattito a Mosca
affollato di studenti, dopo l'intervento d'uno di questi neoformalisti,
richiesto Sklovskij di parlare avrebbe detto: "Sono lieto di certe
conferme. I nostri antenati, gli Sciti, solevano sempre due volte
deliberare, se la materia era di grande momento: la prima da ebbri, la
seconda a mente sgombra. Ebbene, voi state ripetendo da sobri quel che
noi, venticinque anni fa, abbiamo detto, per la prima volta, da
ubriachi". -->
8\. Pred nekaj leti mi je Viktor Sklovskij povedal, da je, ko sta se v
Sovjetski zvezi obudila zanimanje za formalizem v literarni kritiki (za
katerega je bil, kot vsi vedo, eden glavnih promotorjev v dvajsetih
letih, med revolucijo, državljansko vojno in Nepom) in njegovo
preučevanje, nekaj mladih znanstvenikov, več kot on, tako rekoč na novo
odkrilo te delovne metode, ne brez podpore najnovejših tehnik,
elektronske opreme in matematičnih formul. Tako zelo, da je bil
Sklovskij ob neki javni razpravi v Moskvi, polni študentov, po
intervenciji enega od teh neoformalistov povabljen k besedi in je dejal:
"Zadovoljen sem z nekaterimi potrditvami. Naši predniki, Skiti, so vedno
razpravljali dvakrat, če je bila zadeva zelo pomembna: prvič, ko so bili
omamljeni, drugič, ko so imeli trezno glavo. Trezno ponavljate to, kar
smo pred petindvajsetimi leti prvič povedali, ko smo bili pijani.
<!-- Il gesto di questa battuta, insolente fino alla generosità, vale contro
i nipoti delle avanguardie storiche. Tuttavia la sobrietà, se davvero
praticata, ha i suoi meriti. Nel mondo formato dall'odierna industria,
l'anima del vino non canta più nelle bottiglie, come ai tempi del poeta
che per primo schernì l'uso della terminologia militare applicata alle
lettere e alla politica. E in anni a noi vicini, la morte di Dylan
Thomas per etilismo acuto parve ormai stranamente in ritardo sulla
realtà e fuori tempo. Le droghe newyorkesi o californiane sono un
fenomeno sociale prima che uno strumento di levitazione letteraria. *Vi
lascia sobri? Si può leggere al mattino?*: con queste parole Brecht
che veniva, lui, dall'avanguardia storica ma per non restarci ha
lasciato un consiglio prezioso alle avanguardie nuove ed a noi. -->
Gesta te šale, ki je drzna do velikodušnosti, se dobro drži proti vnukom
zgodovinske avantgarde. Kljub temu ima treznost, če jo resnično
izvajamo, svoje prednosti. V svetu, ki ga oblikuje današnja industrija,
duša vina ne poje več v steklenicah, kot je pela v času pesnika, ki se
je prvi posmehoval uporabi vojaške terminologije v pismih in politiki. V
letih, ki so nam bila blizu, se je smrt Dylana Thomasa zaradi akutnega
etilizma zdaj zdela nenavadno pozna in izven časa. Newyorške ali
kalifornijske droge so družbeni pojav, preden postanejo instrument
literarne levitacije. *Ali vas pusti trezne? Lahko berete zjutraj?* s
temi besedami je Brecht ki je prišel, on, iz zgodovinske avantgarde, a
tam ni ostal zapustil dragocen nasvet novi avantgardi in nam.
<!-- *Quattro postille.* -->
<!-- 1\. Dunque le due avanguardie sono una sola. Quella nuova sta alla
precedente come... (l'adulto al giovane...?) Ma perché cercare ancora?
Basta rammentare, come ho già detto, l'aumento dell'ironia, la
diminuzione della gara (il rapporto mercato-museo non è nato di colpo,
si è sviluppato lungo mezzo millennio almeno). Il delirio è diventato
delirio di immobilità. Ma qui ci verrà chiesto come mai le forme
dell'avanguardia storica abbiano avuta, in Italia, così scarsa fortuna.
È questo un argomento importante perché rivelatore di molti equivoci.
-->
1\. Torej sta obe avantgardi eno. Novi je za prejšnjega kot... (odrasli
za mladega...?) Toda zakaj bi iskali naprej? Dovolj je, da se spomnimo,
kot sem že omenil, povečanja ironije, zmanjšanja konkurence (odnos med
trgom in muzejem se ni rodil kar naenkrat, razvijal se je vsaj pol
tisočletja). Delirij je postal delirij negibnosti. Toda tu se bomo
vprašali, zakaj so imele oblike zgodovinske avantgarde v Italiji tako
malo sreče. To je pomemben argument, saj razkriva številne nesporazume.
<!-- Una risposta superficiale accuserebbe il ritardo dello sviluppo
industriale. Ma le avanguardie russe? Quelle spagnole? I surrealisti
bulgari, bosniaci, arabo sauditi, martinicani? Non c'è forza al mondo
che negli anni trenta impedisca ad un gruppo di intellettuali di
Bucarest o di Oviedo, di Cracovia o di Alessandria d'Egitto di godersi
una proiezione dello *Chien Andalou* o di pubblicare una rivista di
scritture automatiche e di saggi su Sade. La risposta è un'altra: le
avanguardie storiche, a loro modo, in Italia una fortuna l'hanno avuta.
Non sarà stata quella dissacrante e cinica o galante o perversa o
rivoltosa; ma il futurismo non era stato soltanto Marinetti, era stato
anche Palazzeschi e Ungaretti; e "Lacerba" è stata una rivista italiana.
E anche più tardi, in certe formule del Novecento letterario. -->
Površni odgovor bi krivdo za zamudo pripisal industrijskemu razvoju.
Toda ruska avantgarda? Španci? Bolgarski, bosanski, savdski, martiniški
nadrealisti? Na svetu ni sile, ki bi v tridesetih letih prejšnjega
stoletja skupini intelektualcev iz Bukarešte ali Ovieda, iz Krakova ali
Aleksandrije preprečila, da bi si ogledali film *Chien Andalou* ali
izdali revijo avtomatskega pisanja in esejev o Sadu. Odgovor je drug:
zgodovinske avantgarde so imele v Italiji na svoj način srečo. Morda ni
bila zaničevalna, cinična, galantna, perverzna ali uporniška, toda
futurizem ni bil le Marinetti, ampak tudi Palazzeschi in Ungaretti, in
"Lacerba" je bila italijanska revija. In še pozneje, v nekaterih
formulah literarnega Novecenta.
<!-- 2\. Uno dei sofismi consueti agli apologeti dell'avanguardia d'oggi è di
cominciare con scrupolose distinzioni fra avanguardie storiche e non
storiche, fra questo e quel gruppo e tendenza e sottotendenza; salvo
poi, nelle perorazioni, dimenticarsi di tutte queste belle cose e
difender se stessi difendendo i bisnonni (che ne fanno benissimo a meno)
anzi fruire del più stolto degli argomenti, quello della normale
incomprensione che accompagna il nuovo e della sua inevitabile gloria,
ecc. Stolto perché oblitera quanta parte di quel nuovo non è stato,
spesso giustamente, mai compreso; e ricatta i presenti con
inverificabili venturi. In questa materia anche i più intelligenti e
spregiudicati cadono frequentemente nell'uso dell'argomento della
novità: "ma come", si legge di frequente "questo è un argomento di
trenta, di cinquanta anni fa" oppure "così si scriveva prima della
guerra" e simili. Quale sia il pregiudizio di questo modo di parlare
(non dirò: di ragionare, che sarebbe troppo) lo dovrebbe vedere
chiunque. -->
2\. Ena od običajnih sofistik apologetov današnje avantgarde je, da
začnejo z natančnim razlikovanjem med zgodovinsko in nezgodovinsko
avantgardo, med to in ono skupino ter med trendom in podtrendom; potem
pa v svojih peroralnih razmišljanjih pozabijo na vse te lepe stvari in
se branijo z obrambo svojih pradedov (ki jim gre zelo dobro tudi brez
njih); nasprotno, uporabljajo najbolj neumne argumente, tiste o
običajnem nerazumevanju, ki spremlja novo in njegovo neizogibno slavo
itd. Neumno, ker zabriše, koliko tega novega ni bilo pogosto
upravičeno nikoli razumljenega; in izsiljuje sedanjost z nepreverljivo
prihodnostjo. Neumno je, ker ne upošteva, koliko novega, pogosto
upravičeno, ni bilo nikoli razumljeno, in ker izsiljuje sedanjost z
nepreverljivimi prihodnostmi. Pri tem tudi najbolj pametni in
brezobzirni pogosto uporabijo argument novosti: "ampak kako," pogosto
beremo, "to je argument izpred tridesetih, petdesetih let" ali "tako je
bilo napisano pred vojno" in podobno. Kaj je predsodek tega načina
govorjenja (ne bom rekel: utemeljevanja, to bi bilo preveč), bi moral
videti vsakdo.
<!-- 3\. L'idea che non già l'avanguardia ma l'arte in generale sia una
risposta alla trasformazione dei rapporti umani in cose (reificazione) e
quindi un modo di conservare o preservare l'immagine umana, sì che, come
voleva Schiller, dalla copia si possa un giorno ricostruire l'originale,
è, appunto, idea dell'età goethiana. E quel che sento chiamare talvolta
momenti costitutivi e coesistenti dell'avanguardia, il momento
eroico-patetico e il momento cinico, mi pare non siano altro che due
vecchi luoghi deputati della cultura romantica: la tragedia e l'ironia.
Certo trasformati, l'uno e l'altro, nel corso d'un secolo e mezzo ma non
alterati davvero per quanto è della loro essenza: che è appunto di
risposta ad una condizione fatta all'uomo in quanto merce. -->
3\. Ideja, da je ne avantgarda, temveč umetnost na splošno odziv na
preoblikovanje človeških odnosov v stvari (reifikacija) in s tem način
ohranjanja ali konserviranja človeške podobe, da bi, kot je želel
Schiller, iz kopije nekoč lahko rekonstruirali izvirnik, je prav ideja
Goetheve dobe. In to, kar včasih slišim imenovati konstitutivna in
soobstoječa momenta avantgarde, junaško-patetski moment in cinični
moment, se mi ne zdi nič drugega kot dva stara predstavnika romantične
kulture: tragedija in ironija. V stoletju in pol so se tako eni kot
drugi gotovo spremenili, vendar se v svojem bistvu niso zares
spremenili, kar je natanko odziv na stanje, ki je bilo postavljeno
človeku kot blagu.
<!-- 4\. In più d'una occasione, mi sembra, Sanguineti ha voluto stabilire un
rapporto fra mercificazione ed avanguardia. Quest'ultima sarebbe
relativa alle condizioni economiche in cui si sviluppa e giunge a
maturazione la storia dell'arte borghese e, più precisamente, alle
relazioni economico-sociali quali si riflettono nel mercato artistico e
nella pseudoclasse intellettuale. Ma proprio perché questa è una
pseudoclasse, ci vien detto, non è possibile inferire alcun rapporto
necessario fra classe e avanguardia, come sarebbe *provato* dalla
mancanza di correlazione fra avanguardia e *posizioni politiche* dei
suoi componenti. -->
4\. Zdi se mi, da je Sanguineti večkrat želel vzpostaviti razmerje med
komodifikacijo in avantgardo. Slednje bi bilo povezano z ekonomskimi
pogoji, v katerih se razvija in dozoreva zgodovina meščanske umetnosti,
natančneje z ekonomsko-socialnimi odnosi, ki se odražajo na trgu
umetnosti in v intelektualnem psevdo-razredu. Toda prav zato, ker gre za
psevdo razred, nam pravijo, ni mogoče sklepati o nujnem razmerju med
razredom in avantgardo, kar naj bi *dokazovalo* pomanjkanje korelacije
med avantgardo in *političnimi stališči* njenih sestavnih delov.
<!-- In questo modo, con questo giuoco delle tre tavolette, il carattere di
classe dell'avanguardia viene brillantemente dissolto proprio mentre con
questa vistosa accentuazione delle relazioni economico-sociali ci si va
dimostrando terribilmente "marxisti". -->
Na ta način, s to igro treh tablic, se razredni značaj avantgarde
briljantno razblini, ravno ko se s tem spektakularnim poudarjanjem
družbeno-ekonomskih odnosov izkaže, da smo strašno "marksistični".
<!-- Connotazione *di classe*, dovremmo saperlo, non corrisponde affatto a
connotazione *politica*. L'esempio corrente della divergenza "politica"
fra cubofuturismo russo e futurismo italiano significa soltanto che
l'applicazione politica della ideologia dei due gruppi fu divergente
(proprio secondo una equivocità tipica della *intelligencija*) ma non
significa affatto che non vi fosse un'affinità profonda (o almeno che le
affinità non vincessero sulle differenze) fra le ideologie artistiche e
letterarie che ispiravano i due movimenti, le quali non erano poi altro
che fiori dal ramo delle ideologie generali della borghesia europea,
italiana o russa. -->
*Razredna* konotacija, kot moramo vedeti, nikakor ne ustreza *politični*
konotaciji. Sedanji primer "političnega" razhajanja med ruskim
kubofuturizmom in italijanskim futurizmom pomeni le, da se je politična
uporaba ideologije obeh skupin razhajala (prav v skladu z dvoličnostjo,
značilno za *inteligenco),* nikakor pa ne pomeni, da ni bilo globoke
sorodnosti (ali da vsaj sorodnosti niso premagale razlik) med umetniško
in literarno ideologijo, ki je navdihovala obe gibanji, ki sta bili
zgolj cvetovi iz vej splošne ideologije evropskega, italijanskega ali
ruskega meščanstva.
<!-- Ma su questo punto converrebbe non insistere. Da una parte si vuol porre
l'avanguardia in rapporto con la mercificazione (altrimenti dove
finirebbe il "marxismo"?) per non cadere nella palude
dell'indifferenziata, astorica e cosmica "alienazione"; cara anch'essa
all'avanguardia ma a quella di "destra". D'altra parte non si vuol
rinunciare al gruzzolo di buona coscienza che ci viene dalle
"neoavanguardie" dei paesi cosiddetti "socialisti"; non si vuol
rinunciare al piacere di essere dalla parte della Rivoluzione e del
Progresso... Un bel pasticcio, comunque. -->
Vendar bi bilo bolje, če pri tem ne bi vztrajali. Po eni strani hočemo
avantgardo postaviti v razmerje s komodifikacijo (kam bi sicer prišel
"marksizem"?), da ne bi padli v močvirje nediferencirane, ahistorične in
kozmične "odtujitve", ki je prav tako draga avantgardi, vendar "pravi".
Po drugi strani pa se ne želimo odreči dobri vesti, ki prihaja iz
"neoavantgarde" tako imenovanih "socialističnih" držav; ne želimo se
odreči užitku, da smo na strani revolucije in napredka ... Vsekakor pa
je to lep nered.

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title: "Claudio Greppi in Alberto Pedrolli, Produkcija in načrtovanje prostora"
...
<!-- 1\. Alcuni recenti sviluppi della pianificazione territoriale in
Italia meritano di essere analizzati per documentare le tendenze del
capitale nel campo delle localizzazioni (produttive e residenziali) e
dei collegamenti (trasporti). La fase che attraversiamo sembra essere
quella dei preparativi per l'assestamento dello sviluppo capitalistico
nel territorio, cioè per l'integrazione fabbrica-territorio. -->
> 1\. Nekateri nedavni razvoji prostorskega načrtovanja v Italiji
> terjajo analizo, da bi dokumentirali težnje kapitala na polju
> prostorskih razporeditev (produkcijskih ter rezidenčnih) ter povezav
> (promet). Zdi se, da smo sredi pripravljalne faze utrjevanja
> kapitalističnega razvoja na ozemlju, torej sredi integracije
> tovarne-ozemlja.
<!-- Questi preparativi sì svolgono principalmente in due direzioni: a)
perfezionamento del meccanismo di pianificazione; b) ricerca della
disponibilità delle aree. -->
> Te priprave se odvijajo predvsem v dveh smereh: a) v izpopolnjevanje
> mehanizmov načrtovanja; b) v iskanje razpoložljivih zemljišč.
<!-- La cultura e la tecnica urbanistica subiscono contemporaneamente
una profonda trasformazione adeguandosi di fatto al grado di sviluppo
del capitalismo, cioè alle possibilità contingenti, storiche, di un suo
intervento per l'organizzazione del territorio. -->
> Kultura in urbanistična tehnika trpita (hkrati) pod temeljitim
> preoblikovanjem in prilagajanjem na dejstvo stopnje kapitalističnega
> razvoja, torej na zgodovinsko pogojene možnosti njegovega poseganja v
> organizacijo ozemlja.
<!-- Dalla fase in cui l'urbanistica è utilizzata come strumento
puramente negativo di frantumazione della classe operaia, si passa alla
fase in cui l'urbanistica e la pianificazione territoriale in genere
diventano tecniche per l'integrazione del territorio nel piano del
capitale. -->
> Od faze, v kateri se urbanizem uporablja kot čisto negativen
> instrument za razbijanje delavskega razreda, preidemo v fazo, v kateri
> urbanizem in ozemeljsko načrtovanje na splošno postaneta tehniki za
> integracijo ozemlja v plan kapitala.
<!-- Nel primo caso, mentre rimangono inascoltati il grandi progetti di
sistemazione globale della città perché estranei al grado di sviluppo
delle forze produttive del capitale, incontrano vivo successo i miti
della "città-giardino", dell'abitazione individuale, del "vicinato",
della comunità di quartiere. L'urbanistica è nata infatti col preciso
compito di rendere più facile la repressione delle tendenze
rivoluzionarie, da quando il barone Haussmann trasformò la struttura
medioevale di Parigi — troppo barricadiera — in un complesso funzionale
alle esigenze di manovra di un grosso esercito poliziesco, fino alla
odierna impostazione del problema della casa in funzione disgregatrice
dei quartieri operai ormai ridotti ad agglomerati semirurali (si veda ad
esempio l'involuzione subita dal concetto di quartiere dal primo
razionalismo fino all'INA-Casa). -->
> V prvem primeru, medtem ko veliki projekti globalne ureditve mesta
> ostajajo neuslišani, ker so tuji stopnji razvoja produktivnih sil
> kapitala, so miti o "vrtnem mestu", individualni stanovanjski gradnji,
> "soseski", sosedski skupnosti doživeli velik uspeh. Dejansko se je
> urbanizem rodil prav z nalogo, da olajša zatiranje revolucionarnih
> teženj, od časa, ko je baron Haussmann srednjeveško strukturo Pariza
> -- preveč zabarikadirano -- preoblikoval v kompleks, funkcionalen za
> potrebe manevriranja velike policijske vojske, do današnjega pristopa
> k stanovanjskemu problemu kot razdiralni funkciji delavskih sosesk, ki
> so se zreducirale na polkmečke aglomeracije (glej na primer involucijo
> koncepta soseske od zgodnjega racionalizma do projekta INA-Casa).
<!-- Nel secondo caso, cioè nella fase del capitalista collettivo, la
pianificazione territoriale si rende necessaria per risolvere i rapporti
tra città e territorio, tra industria e agricoltura, o almeno per
equilibrare le disfunzioni interne al processo di circolazione. Cosi al
concetto ormai sorpassato di sviluppo urbano per nuclei satelliti
autosufficienti, ancorato a una visione statica, tradizionale dei
rapporti città-campagna, si sostituisce il concetto di *città-regione*
come struttura comprensoriale che organizza la totalità del territorio
per una sua maggiore funzionalità produttiva. Dietro questa concezione
rimane sempre, come prima, il tentativo di integrare la forza-lavoro nel
piano di sviluppo, questa volta non solo attraverso la repressione ma
anche attraverso i canali delle istituzioni democratiche e delle
"battaglie" dei partiti di massa. -->
> V drugem primeru, tj\. v fazi kolektivnega kapitalizma, postane
> teritorialno načrtovanje nujno za rešitev razmerij med mestom in
> ozemljem, med industrijo in kmetijstvom ali vsaj za uravnoteženje
> notranjih disfunkcij procesa cirkulacije. Tako je zastareli koncept
> razvoja mest s samozadostnimi satelitskimi središči, zasidran v
> statični, tradicionalni viziji odnosov med mestom in podeželjem,
> zamenjal koncept *mestne regije* kot okrožne strukture, ki organizira
> celotno ozemlje organizira bolj produkcijsko funkcionalno. V ozadju te
> zasnove ostaja, tako kot prej, poskus vključevanja delovne sile v
> razvojni plan, tokrat ne le z represijo, temveč tudi prek
> demokratičnih institucij in "bitk" množičnih strank.
<!-- L'insieme infrastrutturale che collega l'intero comprensorio e i
comprensori tra loro, razionalizza i rapporti delle forze produttive in
modo analogo alle tecniche di organizzazione aziendale. Al pari di
queste anche la tecnica urbanistica segue il destino che il capitale le
prepara, quando la utilizza e quando no, quando ne fa un pilastro
dell'interesse generale e quando opera tranquillamente le proprie scelte
scavalcando i piani e scandalizzando gli urbanisti. -->
> Infrastrukturni sklop, ki povezuje celotno okrožje in okrožja,
> racionalizira razmerja med produktivnimi silami na podoben način kot
> tehnike organizacije podjetij. Tako kot te tehnike tudi tehnike
> urbanističnega načrtovanja sledijo usodi, ki jim jo pripravlja
> kapital, ko jih uporablja in ko ne, ko jih naredi za steber splošnega
> interesa in ko se mirno odloča po svoje, mimo načrtov in s škandalom
> nad urbanisti.
<!-- Solo considerando la "città-regione" come proiezione del sistema di
fabbrica sull'intero territorio è possibile rovesciarne la visione
tecnicistica di forma spaziale aperta, dinamica, esigenza oggettiva di
una società progredita e "libera dalle tecniche alienanti della società
classista" (come scrivono alcuni giovani teorici). Del sistema di
fabbrica la "città-regione" conserva tutta la sostanza burocratica, che
vanifica sistematicamente i tentativi di razionalizzazione del
territorio: è bene tener presente che i piani risultano sempre sfasati
rispetto alla mobilità crescente imposta dal capitale a tutti i fattori
della produzione; ed è anche per questo che accanto al tecnicismo, forma
mistificata della scienza che prescinde dalla struttura di classe della
società capitalistica, troviamo sempre l'utopia, l'incapacità operativa:
sono questi i due poli entro cui si svolge attualmente l'attività
critica e operativa degli architetti-urbanisti. -->
> Le z obravnavo "mestne regije" kot projekcije tovarniškega sistema na
> celotno ozemlje je mogoče ovreči njeno tehnicistično vizijo odprte,
> dinamične prostorske oblike, ki je objektivna zahteva napredne družbe,
> "osvobojene od odtujitvenih tehnik razredne družbe" (kot pišejo
> nekateri mladi teoretiki). "Mestna regija" ohranja vse birokratske
> značilnosti tovarniškega sistema, ki sistematično onemogoča poskuse
> racionalizacije ozemlja: Dobro se je zavedati, da so načrti vedno
> izven faze naraščajoče mobilnosti, ki jo kapital vsiljuje vsem
> proizvodnim dejavnikom, in tudi zato poleg tehnike, mistificirane
> oblike znanosti, ki ne upošteva razredne strukture kapitalistične
> družbe, vedno najdemo utopijo, operativno nesposobnost: to sta dva
> pola, znotraj katerih se trenutno izvaja kritična in operativna
> dejavnost arhitektov-urbanistov.
<!-- 2\. La prima operazione che si sta compiendo in questa fase di
preparazione è la ricerca della disponibilità di aree. Mentre per le
localizzazioni industriali il problema è facilmente risolvibile, per
l'abitazione occorrono al capitale strumenti giuridici nuovi. Infatti
nel primo caso sì osserva che una industria può ancora spostarsi come
vuole trovando sempre terreno a buon mercato se non gratuito e
facilitazioni di ogni genere da parte delle pubbliche amministrazioni. È
cosi che si realizza il decentramento, in verità senza grandi sacrifici.
Non è il problema del costo delle aree che indirizza l'attenzione del
capitale verso questo o quel terreno, ma tutto un altro tipo di
considerazioni che rientrano nei criteri di pianificazione del
territorio. -->
> 2\. Prvi postopek, ki se izvaja v tej fazi priprave, je iskanje
> razpoložljivih zemljišč. Medtem ko je za industrijske lokacije ta
> problem enostavno rešljiv, pa za stanovanjsko gradnjo kapital
> potrebuje nove pravne instrumente. V prvem primeru je dejansko mogoče
> opaziti, da se lahko industrija še vedno giblje po svojih željah in
> vedno najde poceni, če ne celo brezplačno, zemljišče in vse vrste
> olajšav s strani javne uprave. Tako se doseže decentralizacija, v
> resnici brez velikih žrtev. Ne gre za problem cene zemljišča, ki
> usmerja pozornost kapitala na to ali ono zemljišče, temveč za vrsto
> drugih vidikov, ki spadajo v merila teritorialnega načrtovanja.
<!-- Invece le abitazioni, in particolare le abitazioni operaie, sono
ancora localizzate dove possono, cioè dove trovano condizioni di mercato
che lo permettono. Questa situazione rispecchia la presente fase di
integrazione tra città e campagna, caratterizzata dall'afflusso
giornaliero di masse operaie dalla provincia nelle città e
dall'elefantiasi di tutto il sistema dei trasporti. Il costo dei terreni
edificabili nelle città è una delle cause più dirette della mancanza di
coordinamento delle localizzazioni. Avrà quindi notevoli conseguenze
l'applicazione della nuova legge "per la formazione di piani per
l'edilizia economica e popolare" (n. 167, aprile 1962). Questa si
propone di bloccare le aree di espansione delle maggiori città per
consentire una loro utilizzazione (sia da parte di privati che di enti
pubblici) a costi non eccessivi. Anche se non tutte le intenzioni della
legge appaiono realizzabili (in particolare la possibilità per i comuni
di espropriare il 50 % di queste aree al prezzo di mercato di due anni
fa) la legge è interessante perché esprime due preoccupazioni: a) quella
di agevolare l'attuale sviluppo fondato sulla piccola industria
edilizia; b) quella di preparare il terreno al futuro intervento su
larga scala dell'industria edilizia più evoluta. -->
> Po drugi strani pa se stanovanja, zlasti delavska, še vedno nameščajo,
> kjer je to mogoče, tj. kjer to omogočajo tržni pogoji. Ta položaj
> odraža sedanjo fazo povezovanja med mestom in podeželjem, za katero
> sta značilna vsakodnevni pritok množic delavcev iz provinc v mesta in
> elefantiaza celotnega prometnega sistema. Stroški stavbnih zemljišč v
> mestih so eden od najbolj neposrednih vzrokov za neusklajenost
> lokacij. Uporaba novega zakona "o oblikovanju načrtov za gospodarska
> in ljudska stanovanja" (št. 167, april 1962) bo zato imela precejšnje
> posledice. Cilj tega zakona je zamrzniti območja širitve večjih mest,
> da bi jih lahko uporabljali (zasebni in javni organi) po razumnih
> cenah. Čeprav se vsi nameni zakona ne zdijo izvedljivi (zlasti
> možnost, da občine razlastijo 50 % teh površin po tržni ceni izpred
> dveh let), je zakon zanimiv, ker izraža dva interesa: a) olajšati
> sedanji razvoj, ki temelji na mali gradbeni industriji; b) pripraviti
> teren za prihodnje obsežne posege bolj razvite gradbene industrije.
<!-- Metà delle aree di espansione della città dovrebbero essere
espropriate dal Comune, per essere ricedute a basso prezzo e dotate dei
servizi di urbanizzazione alle piccole imprese edilizie; l'altra metà è
riservata all'intervento degli enti pubblici. Dal momento che questi
coprono attualmente il 7 % appena dell'industria edilizia, è chiaro che
queste aree sono per ora accantonate in vista della trasformazione
tecnologica dell'industria edilizia. -->
> Polovico območij širitve mesta naj bi občina razlastila, jih po nizki
> ceni predala malim gradbenim podjetjem in jih opremila z
> urbanističnimi storitvami, druga polovica pa je rezervirana za
> posredovanje javnih organov. Ker trenutno pokrivajo le 7 % gradbene
> industrije, je jasno, da so ta področja za zdaj rezervirana za
> tehnološko preoblikovanje gradbene industrije.
<!-- Questa è una delle vie che il capitalismo italiano sta seguendo per
assicurarsi la disponibilità delle aree urbane: essa è al tempo stesso
una premessa per la nuova fase di integrazione tra industria e
agricoltura fondata sul controllo globale del territorio e di tutte le
localizzazioni (tanto dell'industria che della forza-lavoro). -->
> To je eden od načinov, s katerimi italijanski kapitalizem zagotavlja
> razpoložljivost mestnih območij, hkrati pa je to pogoj za novo fazo
> povezovanja med industrijo in kmetijstvom, ki temelji na globalnem
> nadzoru ozemlja in vseh lokacij (tako industrije kot delovne sile).
<!-- È da notare che la legge n\. 167 non è frutto di "battaglie
democratiche", ma dell'iniziativa diretta del ministro Sullo: è giunta
inaspettatamente, e in un primo tempo nessuno ne capiva il significato.
Anche per questo fatto si può interpretarla come esigenza della grande
industria edilizia, senza neppure la mediazione di una politica
riformista. Del resto la disponibilità di aree edificabili non avrebbe
senso se non fosse seguita da un grosso salto tecnologico nella
produzione delle abitazioni: questo sembra possibile oggi, data la
grande disponibilità di capitale fornita dalla nazionalizzazione
dell'industria elettrica e data anche la necessità di fronteggiare
l'intervento massiccio dei metodi di prefabbricazione francesi (già
introdotti, per esempio, a Milano per il piano di edilizia popolare).
-->
> Opozoriti je treba, da zakon št\. 167 ni bil rezultat "demokratičnih
> bitk", temveč neposredne pobude ministra Sulla: prišel je
> nepričakovano in sprva nihče ni razumel njegovega pomena. To je še en
> razlog, zakaj ga je mogoče razlagati kot zahtevo velike gradbene
> industrije brez posredovanja reformistične politike. Po drugi strani
> pa razpoložljivost gradbenih površin ne bi bila smiselna, če ji ne bi
> sledil velik tehnološki preskok v proizvodnji stanovanj: to se zdi
> danes mogoče zaradi velike razpoložljivosti kapitala, ki ga je
> zagotovila nacionalizacija elektroenergetske industrije, in tudi
> zaradi potrebe po obvladovanju obsežnega posega francoskih montažnih
> metod (ki so jih na primer že uvedli v Milanu v okviru načrta za
> socialna stanovanja).
<!-- 3\. Contemporaneamente all'esigenza di assicurarsi la disponibilità
delle aree urbane per la grande industria edilizia, il capitale sembra
essersi posta quella di configurare un nuovo meccanismo di
pianificazione territoriale. Il livello di pianificazione più importante
diviene quello *comprensoriale*, cioè quello intermedio tra il piano
regionale e il piano regolatore comunale. Nella legislazione attuale
esiste solo il piano intercomunale, reso assai difficoltoso
nell'attuazione dal necessario consenso di tutti i Comuni interessati.
Nella nuova legge urbanistica (elaborata dal ministro Sullo e
successivamente presentata alla Camera dal gruppo comunista) si affronta
invece decisamente il problema dei comprensori, la cui dimensione non è
più legata alle unità amministrative e può efficacemente seguire le
esigenze di assestamento dello sviluppo produttivo. Il comprensorio è lo
strumento più interessante proposto dalla nuova legge, la quale per il
resto (rapporti con la programmazione economica, disciplina
dell'esproprio, ecc.) non è altro che l'adeguamento della legislazione
italiana a quella degli altri paesi capitalistici. Anche se l'iniziativa
del gruppo parlamentare comunista ritarderà sicuramente l'approvazione
della legge Sullo (ora Sullo-Natoli), l'ipotesi di una suddivisione di
tutto il territorio nazionale in comprensori non è avveniristica, perché
di essa il capitale tiene già conto oggi quando affronta il problema
delle nuove localizzazioni. -->
> 3\. Zdi se, da si je kapital hkrati s potrebo po zagotavljanju
> razpoložljivosti mestnih območij za veliko gradbeno industrijo zadal
> nalogo oblikovati nov mehanizem teritorialnega načrtovanja.
> Najpomembnejša raven načrtovanja je raven *okrožja*, tj. vmesna raven
> med regionalnim načrtom in občinskim prostorskim načrtom. V veljavni
> zakonodaji je na voljo le medobčinski načrt, ki ga je zelo težko
> izvajati zaradi potrebnega soglasja vseh zadevnih občin. Novi zakon o
> prostorskem načrtovanju (ki ga je pripravil minister Sullo, nato pa ga
> je poslanski zbornici predstavila komunistična skupina) pa odločno
> rešuje problem okrožij, katerih velikost ni več vezana na upravne
> enote in ki lahko učinkovito sledijo potrebam proizvodnega razvoja.
> Okrožje je najzanimivejši instrument, ki ga predlaga novi zakon, pri
> ostalih (odnosi z gospodarskim načrtovanjem, predpisi o razlastitvi
> itd.) pa gre zgolj za prilagajanje italijanske zakonodaje zakonodaji
> drugih kapitalističnih držav. Čeprav bo pobuda komunistične poslanske
> skupine zagotovo odložila sprejetje zakona Sullo (zdaj Sullo-Natoli),
> hipoteza o razdelitvi celotnega nacionalnega ozemlja na okrožja ni
> futuristična, saj jo kapital že danes upošteva pri reševanju problema
> novih lokalizacij.
<!-- La tecnica soccorre infatti questa tendenza del capitale con tutta
l'ideologia della "città-regione", che trasforma in obiettivi
democratici l'assestamento del capitale nel territorio e la soluzione
razionale dei problemi delle abitazioni e dei trasporti. D'altra parte è
lo sviluppo stesso del capitale che esclude la possibilità di un
assestamento definitivo e di una soluzione razionale: per cui forse
l'unica soluzione perfetta da un punto di vista capitalistico è quella
delle *caravan-towns* americane, con le abitazioni operaie montate su
ruote e disponibili in ogni momento in ogni punto del territorio. Al
contrario sembra destinato al fallimento qualsiasi tentativo di
soluzione "statica" dei rapporti industria-abitazione, come quello delle
*news-towns* inglesi, dove l'integrazione fabbrica-territorio si è
rivelata illusoria e il problema dei trasporti si è riproposto daccapo
nei medesimi termini. -->
> Tehnologija to težnjo kapitala podpira s celotno ideologijo "mestne
> regije", ki naselitev kapitala na ozemlju ter racionalno reševanje
> stanovanjskih in prometnih problemov spreminja v demokratične cilje.
> Po drugi strani pa je razvoj kapitala tisti, ki izključuje možnost
> dokončne naselitve in racionalne rešitve, zato je morda edina popolna
> rešitev s kapitalističnega vidika rešitev ameriških *caravan-towns* z
> delavskimi stanovanji na kolesih, ki so kadar koli na voljo na katerem
> koli delu ozemlja. Nasprotno se zdi, da je vsak poskus "statične"
> rešitve razmerja med industrijo in stanovanji obsojen na neuspeh, kot
> na primer v angleških *news-towns,* kjer se je povezovanje tovarne in
> ozemlja izkazalo za iluzorno in se je prometni problem ponovno pojavil
> pod istimi pogoji.
<!-- Analogamente sembrerebbe destinato al fallimento in Italia un piano
di integrazione fabbrica-territorio (fondato sul decentramento
industriale e sulle industrie-filtro nelle zone agricole), se ad esso
non corrispondesse un meccanismo di controllo dei serbatoi di
forza-lavoro in tutto il territorio, accanto all'eliminazione
dell'antagonismo tra città e campagna e allo sviluppo capitalistico
dell'agricoltura. -->
> Podobno se zdi, da bi bil načrt integracije tovarn in ozemelj (ki bi
> temeljil na industrijski decentralizaciji in filtrirni industriji na
> kmetijskih območjih) v Italiji obsojen na neuspeh, če ne bi ustrezal
> mehanizmu za nadzor virov delovne sile na celotnem ozemlju, hkrati z
> odpravo antagonizma med mestom in podeželjem ter kapitalističnim
> razvojem kmetijstva.
<!-- La pianificazione territoriale viene in aiuto offrendo, attraverso
il dimensionamento dei comprensori, la possibilità di determinare i
successivi tempi di sviluppo delle localizzazioni industriali, in
rapporto alle riserve di forza-lavoro, e lo sviluppo dell'agricoltura
fondato sul ciclo produttivo della azienda capitalistica. -->
> Prostorsko načrtovanje priskoči na pomoč tako, da z določitvijo
> velikosti okrožij omogoči, da se določi nadaljnji čas razvoja
> industrijskih lokacij glede na rezerve delovne sile in razvoj
> kmetijstva na podlagi proizvodnega cikla kapitalističnega podjetja.
<!-- La dimensione dei comprensori è importante per due ragioni: prima
di tutto perché è funzionale all'attuale livello di sviluppo; la regione
è troppo grande e il Comune è troppo piccolo, e tutti e due
corrispondono soltanto a una geografia amministrativa e non produttiva.
Attraverso il comprensorio si cerca quindi di superare 1 pericoli di una
rigidità eccessiva del meccanismo di pianificazione, consentendo un
certo margine di autonomia ai livelli più bassi di pianificazione
(comunale) nel quadro di un controllo diretto del territorio da un punto
di vista più ravvicinato di quello regionale. -->
> Velikost okrožij je pomembna iz dveh razlogov: prvič, ker je
> funkcionalna glede na sedanjo raven razvoja; regija je prevelika,
> občina pa premajhna, obe pa ustrezata le upravni in ne proizvodni
> geografiji. Z okrožjem se torej poskuša premagati nevarnost prevelike
> togosti mehanizma načrtovanja, pri čemer se najnižjim ravnem
> načrtovanja (občinskim) omogoči določena mera avtonomije v okviru
> neposrednega nadzora ozemlja z vidika, ki je bližji regionalnemu.
<!-- In secondo luogo la dimensione può essere direttamente dettata dal
raggio di influenza di un'industria pilota o dell'azienda agricola
capitalistica. Gli esempi si possono trovare facilmente nel caso dei
poli di sviluppo del sud e delle aziende zootecniche il cui ciclo
produttivo si estende dalle zone di pascolo alle industrie di
trasformazione. -->
> Drugič, velikost je lahko neposredno odvisna od polmera vpliva pilotne
> industrije ali kapitalistične kmetije. Primere lahko zlahka najdemo v
> primeru južnih razvojnih poljan in živinorejskih kmetij, katerih
> proizvodni cikel se razteza od pašnikov do predelovalne industrije.
<!-- In questi casi il rapporto tra piano territoriale e piano economico
è immediato. Già adesso certi tentativi di pianificazione intercomunale
in zone prevalentemente agricole (per esempio il piano del Trentino)
hanno il carattere di piani economici veri e propri, anche se non ancora
del tutto operativi. -->
> V teh primerih je povezava med prostorskim in gospodarskim načrtom
> neposredna. Nekateri poskusi medobčinskega načrtovanja na pretežno
> kmetijskih območjih (npr\. načrt Trentino) imajo že danes značaj
> pravih gospodarskih načrtov, čeprav še ne delujejo v celoti.
<!-- Ma anche nel caso di piani puramente territoriali si ritrovano le
caratteristiche attuali e future dell'assestamento geografico del
capitale, e quindi indirettamente alcune linee di tendenza che servono a
chiarire — in particolare — i nuovi rapporti tra industria e agricoltura
e tra abitazione e produzione. -->
> Toda tudi v primeru povsem teritorialnih načrtov je mogoče najti
> sedanje in prihodnje značilnosti geografske naselitve kapitala in s
> tem posredno nekatere smernice, ki služijo za pojasnitev -- zlasti --
> novih razmerij med industrijo in kmetijstvom ter med stanovanji in
> proizvodnjo.
<!-- 4\. Dalle osservazioni fatte derivano alcune possibilità di lavoro.
Prima di tutto la conoscenza dei metodi di integrazione del territorio
da parte del capitale allarga il campo di verifica delle ipotesi di
sviluppo formulate a livello dell'analisi di fabbrica. In questo caso si
tratta di togliere di mezzo i miti tecnicistici (la "città-regione") che
presentano la fabbrica puramente come fatto oggettivo su cui gravita un
certo numero di lavoratori e che provoca una certa quantità di traffico.
L'analisi non può partire dalla geografia per risalire al capitale, al
contrario è solo attraverso l'analisi della produzione che si possono
comprendere le cause di certe trasformazioni dell'assetto territoriale;
il problema allora non è più quello di intervenire "democraticamente"
nelle trasformazioni (cioè al livello della circolazione o del consumo):
queste perdono il carattere di "obiettivi" autonomi, mentre restano
strumenti teorici dell'azione politica che contrappone la classe operaia
al capitale al livello della produzione. -->
> 4\. Iz zgornjih ugotovitev izhajajo številne delovne možnosti.
> Poznavanje metod vključevanja ozemlja s kapitalom najprej razširi
> polje preverjanja razvojnih hipotez, oblikovanih na ravni tovarniške
> analize. V tem primeru se je treba znebiti tehničnih mitov ("mestna
> regija"), ki predstavljajo tovarno zgolj kot objektivno dejstvo, na
> katerem se zadržuje določeno število delavcev in ki povzroča določen
> promet. Nasprotno, le z analizo proizvodnje je mogoče razumeti vzroke
> za določene transformacije teritorialnega reda; problem ni več
> "demokratično" poseganje v transformacije (tj\. na ravni obtoka ali
> potrošnje): te izgubijo svoj značaj avtonomnih "ciljev" in ostanejo
> teoretični instrumenti političnega delovanja, ki na ravni proizvodnje
> nasprotujejo delavskemu razredu in kapitalu.
<!-- Il che non esclude che considerando il territorio come proiezione
della fabbrica non si ritrovino alcune possibilità reali di intervento,
alcune scelte alternative. Per esempio, mentre è del tutto illusorio il
"contenuto antimonopolistico" di un piano territoriale (a meno che non
sì voglia scoprirlo nella capacità di dare impulso allo sviluppo
produttivo), la soluzione pratica di certi problemi può essere
utilizzata per assorbire o al contrario per stimolare l'azione di
classe. Per esempio non è affatto indifferente che le case per i
braccianti vengano costruite sui poderi, o in piccoli nuclei, oppure in
vaste concentrazioni operaie: nel primo caso — che si presenta per la
quasi totalità dei braccianti toscani ex-mezzadri — il padrone mantiene
un controllo diretto dell'operaio singolo e una possibilità illimitata
di super-sfruttamento (produzione di plusvalore assoluto); nel secondo
(il caso dei villaggi rurali tanto cari alle ideologie cattoliche) si
mantiene una serie di valori e di miti che ostacola decisamente lo
sforzo di ricomposizione unitaria della classe operaia agricola; questo
sforzo trova invece un impulso dalla rivendicazione di condizioni di
abitazione pari a quelle operaie, perché attraverso di essa si manifesta
una volontà di autonomia e di deciso distacco dalla condizione del
contadino. La disgregazione della classe operaia agricola, infatti, è
legata alle preesistenze contadine una delle quali è l'abitazione
(isolata o nel villaggio rurale). -->
> To pa ne izključuje dejstva, da obstajajo nekatere realne možnosti za
> poseg, nekatere alternativne izbire, če upoštevamo ozemlje kot
> projekcijo tovarne. Medtem ko je na primer "antimonopolna vsebina"
> teritorialnega načrta povsem iluzorna (razen če jo želimo odkriti v
> zmožnosti dajanja spodbude proizvodnemu razvoju), lahko praktično
> reševanje nekaterih problemov služi za absorbiranje ali, nasprotno, za
> spodbujanje razrednega delovanja. Na primer, nikakor ni nepomembno,
> ali so hiše za delavce zgrajene na kmetijah, v majhnih jedrih ali v
> velikih koncentracijah delavcev: v prvem primeru -- ki je značilen za
> skoraj vse toskanske nekdanje najemniške delavce -- gospodar ohrani
> neposreden nadzor nad posameznim delavcem in neomejeno možnost
> superizkoriščanja (proizvodnja absolutne presežne vrednosti); V drugem
> primeru (podeželske vasi, ki so bile tako drage katoliški ideologiji)
> se je ohranila vrsta vrednot in mitov, ki so odločilno ovirali
> prizadevanja za ponovno sestavo kmečkega delavskega razreda kot enote;
> ta prizadevanja je po drugi strani spodbujala zahteva po stanovanjskih
> pogojih, enakih tistim, ki jih imajo delavci, saj se je prek nje
> kazala želja po samostojnosti in odločilni ločitvi od kmečkega stanja.
> Razpad kmetijskega delavskega razreda je dejansko povezan s kmečkimi
> predejavnostmi, med katerimi je stanovanje (osamljeno ali v podeželski
> vasi).
<!-- Un parallelo con la situazione operaia nell'industria non è
pensabile; nessun industriale nemmeno ai tempi di Engels ha mai preteso
di tenere gli operai a dormire con le loro famiglie dentro la fabbrica,
cosa che invece ha un senso nel caso dell'azienda agricola. Però anche
per le abitazioni operaie esiste la possibilità di scegliere una
tipologia edilizia piuttosto che un'altra: oggi si può riconoscere che
gli unici esperimenti di urbanistica veramente rivoluzionari sono stati
quelli dei quartieri-fortezza per gli operai costruiti sulla scia del
movimento rivoluzionario europeo degli anni venti. Alle cannonate che
piegarono la resistenza operaia nel Karl Marx Hof di Vienna la borghesia
sostituisce in seguito le armi della penetrazione di valori privatistici
piccolo borghesi e la disgregazione delle abitazioni operaie. La
risposta non può essere cercata altro che nella riaffermazione della
abitazione collettiva come strumento di resistenza operaia contro la
disgregazione.-->
> Vzporednica s položajem delavcev v industriji je nepredstavljiva;
> noben industrialec, niti v Engelsovem času, ni nikoli trdil, da
> delavci spijo s svojimi družinami v tovarni, kar je smiselno v primeru
> kmetije. Toda tudi pri delavskih stanovanjih obstaja možnost izbire
> ene vrste stavbe pred drugo: danes lahko ugotovimo, da so bili edini
> resnično revolucionarni poskusi na področju urbanizma delavske
> trdnjave, zgrajene v okviru evropskega revolucionarnega gibanja v
> dvajsetih letih 20\. stoletja. Buržoazija nato topove, ki so v
> dunajskem dvorcu Karla Marxa zadušili delavski upor, zamenja z
> orožjem, ki ga predstavlja prodiranje malomeščanskih zasebnih vrednot
> in uničevanje delavskih stanovanj. Odgovor lahko najdemo le v ponovni
> potrditvi kolektivnih stanovanj kot instrumenta delavskega upora proti
> dezintegraciji.
<!-- In questo senso si può anche parlare di "obiettivi intermedi" e di
scelte alternative: sempre però soltanto in relazione al reale movimento
di ricomposizione della classe nella fabbrica e nella azienda
capitalistica senza il quale non solo quegli obbiettivi non hanno più
senso perché sono delle pure astrazioni, ma rischiano concretamente di
essere utilizzati per deviare la presa di coscienza della classe. Ci
sembra cioè necessario indicare sempre, accanto a queste possibili
scelte, anche la utilizzazione che ne può essere fatta o in funzione
dell'integrazione della forza-lavoro nel capitale o in funzione della
ricomposizione della classe: il contenuto politico sta nella
utilizzazione e non negli obiettivi di per se stessi. Il collegamento
tra fabbrica e abitazione può essere un elemento di maggiore coscienza o
al contrario di mistificazione. -->
> V tem smislu lahko govorimo tudi o "vmesnih ciljih" in alternativnih
> izbirah: vedno pa le v odnosu do dejanskega gibanja rekompozicije
> razreda v tovarni in kapitalističnem podjetju, brez katerega ti cilji
> nimajo dosti smisla, saj so čista abstrakcija, ampak obstaja realna
> nevarnost, da bodo uporabljeni za preusmerjanje zavesti razreda. Z
> drugimi besedami, zdi se nam, da je treba ob teh možnih izbirah vedno
> navesti, kako jih je mogoče uporabiti bodisi v funkciji vključevanja
> delovne sile v kapital bodisi v funkciji rekompozicije razreda:
> politična vsebina je v uporabi in ne v samih ciljih. Povezava med
> tovarno in domom je lahko element večje ozaveščenosti ali, nasprotno,
> mistifikacije.
<!-- Infine si può osservare che queste proposte di lavoro comprendono
anche una possibilità di impiego culturale degli architetti al di fuori
della professione integrata nel capitale. Attraverso la partecipazione
al movimento di classe questi trovano il loro campo di ricerca:
l'architettura dal punto di vista operaio, la progettazione delle nuove
Karl Marx Hof in cui la struttura dell'abitazione collettiva è lo
strumento di battaglia che la classe operaia e la cultura rivoluzionaria
oppongono alle mistificazioni borghesi, cosi come a Vienna opponevano
larghe muraglie e solide barricate ai cannoni borghesi.-->
> Nazadnje lahko opazimo, da ti predlogi delovanja vključujejo tudi
> možnost kulturne zaposlitve arhitektov zunaj stroke, ki so vključeni v
> kapital. S sodelovanjem v razrednem gibanju najdejo svoje raziskovalno
> področje: arhitekturo z delavskega vidika, oblikovanje novega Karla
> Marxa Hofa, v katerem je struktura kolektivnih stanovanj orodje boja,
> ki ga delavski razred in revolucionarna kultura nasprotujeta
> meščanskim mistifikacijam, tako kot so na Dunaju meščanskim topovom
> nasprotovali velikim zidovom in trdnim barikadam.
---
references:
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author:
- family: Greppi
given: Claudio
- family: Pedrolli
given: Alberto
title: "Produzione e programmazione territoriale"
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title: "Primož Krašovec, *Tujost kapitala*"
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## Zgodovinska prelomnost kapitalizma
## Tujost kapitala
## Odmiranje razrednega boja
## Ideologija kot tehnologija
## Ksenokultura
---
lang: sl
references:
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issued: 2021
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title: |
Planiranje metropole: odnos teorija-praksa-tehnika v socialni politiki
socialdemokracije med drugo in tretjo internacionalo
author: Uroš Mikanovič
date: 2023
abstract: |
Področje zidave je v prvi tretjini dvajsetega stoletja bilo
privilegirano področje planskih ideologij. Neproduktivnost podedovane
geografije predindustrijskega in špekulativnega mesta, koncentracija
primanjkljaja delavskih bivališč, temu odgovarjajoča politična,
moralna in higienska nepokorščina proletariata ter tehnološka
zaostalost gradbene industrije kapitalističnemu razvoju predstavljajo
meje, ki jih ne more enostavno spontano preseči. Avantgarde
modernističnega gibanja razdelajo arhitekturne in urbanistične
programe, ki na obči ravni razrešujejo te probleme ter jih ponudijo
industrialcem in lokalnim upravam. Na predavanju bo predstavljena
epizoda socialdemokratskega upravljanja mest v obdobju Weimarske
Nemčije in Rdečega Dunaja, ko razreševanje protislovij
kapitalističnega mesta prvič postane poseben cilj organiziranega
delavskega gibanja. Ogledali si bomo razvoj in zaključek poskusov
integracije urbanističnega in gospodarskega planiranja v pogojih
lokalno omejenih političnih uspehov nemške in avstrijske
socialdemokracije; poskusov, ki so še danes mitološka referenca
levičarskih programov stanovanjske preskrbe.
lang: sl
...
# Planiranje metropole: odnos teorija-praksa-tehnika v socialni politiki socialdemokracije med drugo in tretjo internacionalo
<!-- O čem govorimo? -->
Socialdemokratski arhitekturni in urbanistični poskusi v nemško govoreči
srednji Evropi zasedajo posebno mesto v sodobni arhitekturni kulturi.
Zaradi njihovega neposrednega političnega konteksta kot osrednje
sredstvo socialne politike nemške socialdemokratske stranke v weimarskem
obdobju (<!-- TODO: letnica -->) ali -- v nekoliko drugačni obliki,
oziroma pod drugačnimi pogoji -- avstrijske socialdemokratske stranke v
obdobju tako imenovanega Rdečega Dunaja (<!-- TODO: letnica -->) pa sta
ti arhitekturni in urbanistični epizodi tudi redni referenci sodobnih
evropskih socialističnih gibanj. Posebna pozornost, ali medvojnemu
evropskemu arhitekturnemu modernizmu ali medvojnemu reformizmu, je
zgodovinsko legitimna. Gre za obdobje profesionalizacije avantgardnih
(arhitekturnih) umetniških gibanj in njihovega vstopa v nove gospodarske
in politične institucije. To dejansko pomeni ustanovitev arhitekture v
obliki, ki je dobršen del 20\. stoletja disciplini omogočala
relativno avtonomen razvoj novih vlog in polj za uresničevanje lastnih
programov. In hkrati gre za obdobje, ko zastopniki organiziranega
delavskega gibanja prvič razdelajo politične prakse in instrumente boja
z zemljiško rento, zadružnega upravljanja socialne stanovanjske gradnje
in tehnološke prenove gradbenega obrata. S tem množična stanovanjska
gradnja postane poseben cilj delavskega gibanja in še danes ostaja
programski temelj evropskih levih strank. Kar pa sodobna angažirana
arhitekturna kultura pri sklicevanju na evropsko modernistično tradicijo
spregleda, so dejanski pogoji enotnosti političnih, gospodarskih in
urbanističnih ciljev socialdemokratske arhitekture ter dejanska
parcialnost projektov, ki so bili pod temi cilji izvedeni.
Pri osvetljevanju temeljnega trenutka socialdemokratskega upravljanja
mest torej ne gre za enostavno ugotavljanje politične angažiranosti
nemške arhitekturne avantgarde, temveč za razkrivanje ideoloških
predpostavk ter strateških odločitev tako arhitekturne inteligence kot
klasične socialdemokracije, ki so takšno sodelovanje omogočale in
narekovale, ter dejanske rezultate ter učinke tega sodelovanja, ki so,
za razliko od danes, takrat že bili tema tako tehničnih kot političnih
polemik.
<!-- Tafurijeva teorija avantgarde in kontekst kritike medvojne
socialdemokracije -->
Pri obravnavi se bomo zanašali na dela italijanskega arhitekturnega
zgodovinarja Manfreda Tafurija, ki je s sodelavci v desetletju
1970--1980 arhitekturo Weimarske republike in Rdečega Dunaja analiziral
v sklopu širše raziskave koncepta arhitekturne avantgarde [kritiko
(umetniške, intelektualne) avantgarde, kot zgodovinski pojav buržoazne
kulture z začetki v renesansi, prvič razdela v @tafuri1968teorie;
angleški prevod @tafuri1980theories; bolj osredotočena analiza vloge
avantgard in modernističnega gibanja znotraj kapitalističnega razvoja v
@tafuri1973progetto; slovenski prevod @tafuri1985projekt; zaključek
cikla "kritike avantgarde", kjer so v posameznih poglavjih, med drugim,
natančneje razdelana napredna arhitekturna in urbanistična gibanja treh
ekonomskih programov, v @tafuri1980sfera; angleški prevod
@tafuri1987sphere]. Po Tafuriju morajo umetniške avantgarde zaradi
svoje nepopolne negacije lastne tradicije, kot buržoazna inteligenca,
prehoditi krožno pot, na kateri si v svoji revolucionarni fazi
nakopičijo ideološko prtljago, ki jih po doseženi "umetniški revoluciji"
pusti razorožene in nepripravljene [@tafuri1980theories, 1-3].
Natančneje, če govorimo o obdobju med vojnama, arhitekti in arhitektke
svoje interese kot družbena skupina na ideološki ravni vežejo na takrat
napredne politične in gospodarske programe. Evropski arhitekti in
arhitektke svoje umetniške in tehniške programe opredelijo v terminih
organiziranega delavskega gibanja in tako cilje razrednega boja
opredelijo v povsem tehničnih ukrepih. Intervencijski modeli, ki jih je
modernistična arhitektura pod temi cilji razvila, so imeli vprašljivo
korist izven ozkega parlamentarnega obzorja nemške socialdemokracije.
Področja, ki jih je modernistična arhitektura naslavljala --
neproduktivnost podedovanega stanja v prostoru (predkapitalistični
zemljiški odnosi ter vzorci zidave), večanje in koncentracija
stanovanjskega primanjkljaja, temu odgovarjajoča politična, moralna in
higienska nevarnost urbanega proletariata ter tehnološka zaostalost
gradbene industrije --, so predstavljala predvsem zgornje meje
reprodukcije kapitala [gl\. @tafuri1985projekt, 69 in dalje]. Za
Tafurija je pri modernistični arhitekturi, urbanizmu in oblikovanju
ključno razumeti njihovo vlogo pri substitucionizmu, ki je razredni boj
proletariata zamenjal za tehnološki napredek. Pri tem naj v zadnji
instanci ne bi šlo za nič drugega kot integracijo delavskega boja v
*kapitalistični razvoj* kot njegov konstruktivni dejavnik. Zanj je
zgodovina modernistične arhitekture zgodovina preoblikovanja sredstev
distribucije in potrošnje, vseh aspektov človeškega obstoja, po podobi
kapitala. Na podlagi tega kapital razdela tudi lastne anticiklične
instrumente za obvladovanje svojih kriz ter s tem napravi posredovanja
napredne inteligence odvečno. Vodilna vloga arhitekture na področju
mesta je s tem presežena, svojo novo neaktualnost, h kateri je sama
prispevala, pa čuti kot posebno krizo:
> Odkritje njihovega zatona kot dejavnih ideologov, ugotovitve o
> ogromnih tehnoloških možnostih, ki se lahko uporabijo pri
> racionalizaciji mesta in teritorija, ki vsakodnevno spodbujajo njihove
> napore, zastarevanje posebnih metod projektiranja, še preden se lahko
> preverijo v dejanskosti, porajajo za arhitekte tesnobno klimo, ki na
> obzorju ponuja vpogled na zelo konkretno ozadje, največjo nesrečo, ki
> se je bojijo: zaton "profesionalnosti" arhitekta in njegovo uvrstitev,
> brez poznoromantičnih zadržkov, v programe, v katerih je ideološka
> vloga arhitekture kar najmanjša [@tafuri1985projekt, 112].
Tafuri svojo kritiko prvič razdela v tekom šestdesetih letih 20\.
stoletja, v dobi neoavantgard in povojnih arhitekturnih humanizmov, ki
so želeli funkcije modernistične arhitekture obnoviti v navezavi na nove
protagoniste povojne Evrope oziroma znotraj socialne države. Zaradi
omejujočih zaključkov glede usod zgodovinskih avantgard in dvoma v
sodobne arhitekturne aktivizme sicer priznanega arhitekturnega
zgodovinarja znotraj arhitekturne kulture spremljajo zadržki glede
njegovega kulturnega pesimizma ter zgodovinskega ali ekonomskega
determinizma [za razgrnitev problema, ki ga tafurijanska diagnoza
predstavlja arhitekturi, ter resen poskus njenega preseganja gl\.
@ceferin2016niti, 57-75]. Toda impulz takšne historizacije
modernistične arhitekture ne izhaja iz stroge problematike strokovne ali
umetniške avtonomije arhitekture, temveč iz razprave o razmerju med
delavskim gibanjem in kapitalističnim planiranjem [gl\.
@corna2016thinking, pogl\. 1]. Njen zgodovinski kontekst je, kot smo
omenili, Evropa, oziroma, Italija po letih povojne obnove, ko je v
središču politične razprave nadzorovan ekonomski razvoj in je nujnost
kapitalističnega planiranja, tudi zaradi zahtev ZDA glede porabe
sredstev iz Programa za obnovo Evrope, samoumevna. Pobudo in sredstva
določanja značaja dolgoročnega razvojnega načrta je obvladovala takratna
italijanska krščanska demokracija. Kritika nestrankarske levice, zbrane
okoli revije *Classe operaia* in kasneje okoli revije *Contropiano* [ta
revija je izvorni kontekst spisov, ki bodo kasneje razširjeni v
kanonične učbenike arhitekturne zgodovine, gl\. @tafuri1969peruna;
@tafuri1970lavoro; @tafuri1971socialdemocrazia;
@tafuri1971austromarxismo] je bila, da sta takšne koordinate planiranja
nekritično sprejeli tudi italijanski socialistična in komunistična
stranka. Pragmatični obrati in taktike iskanja "italijanske poti k
socializmu", ki so jih dodatno okrepili tudi notranja in zunanja
politika Sovjetske zveze sredi 50\. let, naj bi teoretske predpostavke
strank uradnih predstavnic delavskega gibanja o racionalnosti
modernizacije in vloge države v gospodarstvu vse bolj zbližale s
keynesijansko politiko italijanske krščanske demokracije [gl\.
@wright2002storming, 5-15].
Tem teoretskim predpostavkam ni sledil določen del italijanskih delavcev in,
kar je za nas zanimivo, določen del italijanske tehnične inteligence.
Pri tej razdelavi kritike kapitalističnega planiranja je zanimiva
zastopanost arhitektov in sorodnih profesionalcev, ki delujejo na
področju umeščanja v prostor in prostorskega planiranja. To je mogoče
pripisati vlogi, ki so jo znotraj institucij kapitalističnega planiranja
imeli, in razočaranju z rezultati tega planiranja [za različne vloge, ki
jih je arhitekturna inteligenca imela znotraj kapitalističnega
planiranja ter kako se je na podlagi teh razvilo tudi tafurijansko
arhitekturno zgodovinopisje in kritika gl\. @galimberti2022images]. Na
eni strani kot tehnični kader, ki jih je zaposloval napredni tovarnar
Olivetti tudi pri načrtovanju humanega tovarniškega mesta. Na drugi
kot javni uslužbenci pri načrtovanju in izvajanju stanovanjskih
programov ali programov urbanizacije juga države.
Ravno stanovanjsko vprašanje, kot socialna politika in dejavnost
gradbene industrije, je spodkopavalo teoretske predpostavke o
racionalnosti kapitalističnega planiranja in reformizmu kot zadovoljivi
in vzdržni socialistični strategiji.
Tafurijevo pozornost do arhitekturne epizode socialdemokracije v času
Weimarske republike in Rdečega Dunaja je treba gledati tudi v tej luči,
kot političnoteoretsko intervencijo v svoj strokovni in politični milje,
ki je optimizem svoje volje trošil na repu buržoazne ideologije. To je
na omejujočem horizontu pojmovanja socialistične politike kot socialne
politike in družbenega napredka kot kapitalističnega razvoja.
Ker je, tudi zaradi okoljske krize in zaostrovanja mednarodnih trgovskih
odnosov, vprašanje industrijske politike z dolgoročnimi cilji spet
legitimno vprašanje znotraj zahodnih buržoaznih strank in ker tako
angažirana arhitektura kot sodobna levica v to potencialno obnovo
projekta modernizacije projicirata svoje politične in strokovne cilje,
se nam zdi vredno vrniti se k Tafurijevi analizi Weimarske in Dunajske
socialdemokracije. Pogledali bomo ideološke predpostavke nemških
umetniških avantgard in arhitekturnega modernističnega gibanja, ki so
vzdrževale poroko med arhitekturno inteligenco in socialno politiko.
Dalje bomo pogledali razvoj orodij takšne politike v pogojih po
stabilizaciji weimarske ekonomije. Pogledali bomo učinkovanje teh
orodij na primeru arhitektov osredotočenih na socialno gradnjo v Berlinu
in Frankfurtu ter njihovo razočarano samokritiko. Obdobje Rdečega
Dunaja bomo, zaradi političnih in arhitekturnih specifik, obravnavali
ločeno.
## Delo brez kapitala: od razprave o svetih in podružbljanju do ekonomske demokracije
<!-- *Arbeitsrat* in *Sozialisierung* -->
Na tem mestu ne moremo slediti vsem razlikam v držah, ki so jih različne
nemške umetniške avantgarde od začetka stoletja do po koncu prve
svetovne vojne zavzemale do vprašanja revolucije in konkretnih
političnih dejanj po njej [glede tega gl\. @tafuri1987ussrberlin; prav
tako gl\. @fowkes2023theshock]. Za vse pa velja zvezanost z izkušnjo
metropole, to je z mestom industrializiranega kapitalizma:
> Osvoboditi doživljanje šoka od vsakega avtomatizma, utemeljiti na tej
> izkušnji vizualne kodekse in kodekse delovanja, ki so jih posodile že
> utrjene značilnosti kapitalistične metropole -- hitro spreminjanje,
> organizacija in sočasnost komunikacij, pospešena izraba, eklekticizem
> -- reducirati strukturo umetniške izkušnje na čisti predmet (boleča
> metafora predmeta--blaga), vključiti občinstvo, ki je združeno v
> deklarirani medrazredni in *zato* protiburžoazni ideologiji: to so
> naloge, ki so jih v celoti kot svoje prevzele avantgarde v 20\. st\.
>
> Ponavljamo: v njihovi celoti, ne glede na vse razlike med
> konstruktivizmom in protestno umetnostjo. Kubizem, futurizem, dada,
> De Stijl [@tafuri1985projekt, 54].
Presnavljanje iracionalnosti kapitalistične produkcije kot se izraža v
urbanem prostoru in naslavljanje politično nejasno opredeljenega
občinstva je po Tafuriju skupna tema vseh umetniških avantgard in
njihova temeljna značilnost.
Nujnost in možnost politične konkretizacije njihovega delovanja
spodbudita revoluciji v Rusiji in Novembrska revolucija v Nemčiji. Ob
katastrofi vojne so nemški intelektualci hitro prevzeli perspektivo
"novega sveta", ki jo je ustvaril pojav ljudskih množic kot političnega
protagonista, kot nov teren delovanja, kjer bo mogoče obnoviti pomen
intelektualnega dela [@tafuri1987ussrberlin, 121]. Sklicevanje na
Novembrsko revolucijo je neposredno -- vizualni umetniki in arhitekti
ustanovijo na primer *Novembergruppe* in po vzoru vojaških in delavskih
svetov tudi umetniški, *Arbeitsrat für Kunst* (AfK) --, a njihovi
programi ostajajo politično generični (v manifestu *Novemberguppe* tako
lahko beremo, da se ne opredeljuje niti kot razred, niti kot stranka,
temveč kot človeška bitja, ki želijo s svojim delom prispevati k
skupnemu dobremu) in so konkretneje razdelani v tistih točkah, kjer
pričakujejo tesnejše sodelovanje znotraj institucij [gl\. na primer
manifeste in programe *Novembergruppe*, *Bauhausa* in *Arbeitsrat für
Kunst* v @benson2002between, 204-208].
Navezovanje avantgardnih skupin na politiko sicer ni enoznačno za vse
struje, a po političnih porazih manjšinske SPD, KPD in gibanja svetov se
krha njihova transgresivna drža. Tako se na primer *AfK* leta 1919 po
volilnem neuspehu manjšinske SPD, s katero so bili povezani, distancira
od politike. Soustanovitelj *AfK*, arhitekt Bruno Taut odstopi in
njegovo mesto prevzame Walter Gropius, ki prepriča socialdemokratsko
vlado v Sachsen-Weimar, da ustanovi šolo uporabnih umetnosti, ki bo
znana kot *Bauhaus* [@fowkes2023theshock, 68-69]. Uresničevanje
programov umetniških avantgard se bo moralo zgoditi v navezavi z
večinsko SPD.
Pomembno vlogo v tej smeri bo imel arhitekt in urbanist Martin Wagner,
ki se leta 1919 včlani v SPD in se vključi v razpravo o svetih in
podružbljanju. "Kot urbanist in arhitekt, ki se odziva na ekonomske
implikacije vsake pobude v odnosu do preoblikovanja fizičnega reda, je
bil Wagner eden vodilnih znotraj nemške arhitekturne kulture, ki se je
eksperimentalno boril za dokončno 'politizacijo tehnike'."
[@tafuri1987sozialpolitik, 200] Kot mestni arhitekt leta 1919 projektira 500
stanovanj Grosssiedlung Lindenhof, kjer poskuša s standardizacijo
gradnje odpraviti pavze in neproduktivne stroške. S svojim besedilom
"Die Sozialisierung der Baubetriebe" neposredno vstopi v razpravo o
delavskih svetih s popolnim planom podružbljanja gradbene industrije
[Angleški prevod v @wagner1987thesocialization].
V uvodu svoj prispevek predstavi kot praktično dopolnilo doslej zgolj
teoretskih načrtov iz Erfurtskega programa in iz Kautskijevega
*Richtlinien für ein sozialistisches Aktionsprogramm*. Pravzaprav začne
s kritiko socialdemokracije, da v vseh teh letih ni pripravila
praktičnega načrta za podružbljanje gradbenega sektorja, da ni čas za
besede, temveč so potrebna dejanja za rešitev tehnično-organizacijskih
problemov, preden Nemčijo doleti kaos iz Rusije
[@wagner1987thesocialization, 235-236]. Cilj socialdemokratskih
političnih posegov na področje gradbene industrije je seveda zagotovitev
socialne stanovanjske gradnje. Značilnosti gradbene industrije pa
predstavljajo poseben organizacijski problem: gradnja se izvaja na
mestu; je specializirana in različne vključene obrti niso konsolidirane;
novogradnja je sezonska; gradbeni delavci so mobilna delovna sila;
deluje po naročilu in ne more kopičiti zalog; omejena in usmerjena je na
lokalni trg [@wagner1987thesocialization, 247]. Wagner problematiko
vidi skozi prizmo usklajevanja racionalizacije delovnih procesov,
delavske participacije in akumulacije kapitala.
Subvencioniranje zasebnih izvajalcev je -- poleg očitnih problemov, ki
jih predstavlja stavkovni val in val ustanavljanja delavskih svetov --
nevzdržno, saj se pri značilni strukturno nizki organski sestavi
gradbenega kapitala pritiski na plače v večji meri prenesejo v stroške
gradnje, ki bi jim potem morali slediti dodatni javni izdatki.
[@wagner1987thesocialization]
Prav tako je za Wagnerja neustrezna tudi nacionalizacija ali
komunalizacija gradbenega sektorja. Nacionalizacija je primerna, pravi,
samo za industrije, kjer sta proizvodnja in prodaja dosegle maksimalno
mero zveznosti in racionalizacije, da bi lahko prenesli birokratizacijo
teh procesov. Prav tako pa za takšno upravljanje nemški delavci, po
Wagnerju, še niso pripravljeni. [@wagner1987thesocialization, 237-238]
Zanj je nujno sistem zasebnih odgovornosti, zmogljivosti in odločitev
posameznih obratov zaščititi pred birokratizacijo, ki bi jo
"parlamentarizacija" upravljanja preko nacionalizacije prinesla.
Za Wagnerja je največ potenciala v Kautskijevem najbolj dvoumnem
predlogu ustanavljanja združb gradbenih delavcev. Zanimivo je, da
se Wagner, da bi bolje razdelal to idejo, spusti v
zgodovino srednjeveških gradbenih delavnic, *Bauhütten*. Tu poudari, da
je šlo za sodelovanje na podlagi delovne etike, ki so jo sodobna
industrijska razmerja spodkopala, kar spodbuja konflikt med delavci in
upravo.
Wagnernerjev predlog previdnega podružbljanja gradbene industrije
ohranja konkurenco med posameznimi gradbenimi obrati in prosto določanje
višine mezd. Primerna organizacijska forma posameznega podružbljenega
gradbenega obrata je, pravi, podobna delniški družbi. Sestavljajo jo
uprava sestavljena iz arhitektov, tehnikov, upravljavcev, ki projektira
zgradbe in vodijo projekte. Lokalni svet sestavljen iz predstavnikov
zaposlenih na gradbišču in uprave. Ta skrbi za organizacijo na
gradbišču. Predsedstvo, ki skrbi za letne proračune, določa plače in
kosovne mezde, odpušča in zaposluje ... Sindikat, ki združuje funkcije,
ki so pred podružbljanjem v domeni sindikata, združenja delodajalcev,
javnih servisov. Ta organ je zadolžen za arbitražo in za deljenje
presežkov med deležnike.
Zanimivo je, da je v tej razdelani organizacijski shemi predvidenih več
vzvodov za nadzorovanje oziroma pomirjanje zahtev članstva oziroma
delavcev. Edini predviden vzvod delavskih zahtev je predviden v
lokalnem svetu, ki je podrejen sindikatu in ni stalen organ. Zanimivo
je tudi, da je predviden in vgrajen (zaradi značilnosti gradbene
industrije) dvotirni sistem delavcev: stalnih in začasnih. Pravice
začasnih delavcev so bolj omejene, ker nimajo dolgoročnega interesa v
firmi. Delež presežkov, ki pripada začasnim delavcem, bi se, predvidi
Wagner, lahko plačeval prek davkov socialni blagajni.
Ti mehanizmi, od omejevanja potencialnih terjatev s strani delavcev, do
konkurence med posameznimi podružbljenimi obrati, naj bi zagotavljali
ustrezno cenovno dostopnost izgrajenih stanovanj. Pod Wagnerjevimi
pogoji naj bi bilo zagotovljeno, da bi se gradnja racionalizirala, plače
pa bi ostale dovolj nizko, da ne bi višale najemnin izgrajenih
stanovanj. Podružbljanje kot ga zagovarja Wagner, pravi Tafuri, je bolj
instrument, zaupan sindikalnemu menedžmentu, da upravlja z delovno silo,
kot pa da upravlja s cilji produkcije na strani delavskega razreda.
[@tafuri1987sozialpolitik, 201] Sklicevanje na bratstvo in delovno etiko
v srednjeveških *Bauhütte* je ideološko dopolnilo temu.
Wagner leta 1919 ustanovi prvi berlinski Soziale Bauhütte. Leta 1920
ustanovi združenje socialnih gradbenih zadrug (*Verband sozialer
Baubetriebe*). To so praktični koraki k uresničevanju njegove sheme.
Od populizma umetniških avantgard, njihovega generičnega poziva za
poenotenje umetnosti in ljudstva, zmede glede menedžerskih vlog v
delovnem procesu, do Wagnerjevega predpostavke etičnega zavezništva med
tehnično inteligenco in delavci, Tafuri označi za nostalgijo po delu
brez kapitala, ki odgovarja tudi tisti taktiki socialdemokracije, ki se
je izogibala neposredni konfrontaciji z nemškim kapitalom in se zapletla v
ohranjanje buržoazne demokracije.
Po letu 1923, po stabilizaciji ekonomije, se spopad med delom in
kapitalom prenese na spopad med "socialnim" sektorjem, ki ga upravljata
sindikalna konfederacija ADGB in SPD, ter industrijo.
Reforma nemške centralne banke, davčna reforma in vstop ameriškega
kapitala, ki so del tako imenovanega *Dawesovega plana*, da se umiri
inflacijo, krizo okupacije Porurja ter zagotovi nemško sposobnost
plačevanja reparacij okrepi nemške industrijske kartele. Posredno pa
zagotovi tudi finance za izvajanje weimarske stanovanjske politike.
Pravi temelj weimarske socialne politike je bil namreč nadzor
stanovanjskega trga s programom državnih posojil gradbenim podjetjem in
zadrugam. Zakon o državnih posojilih neprofitnim gradbenim družbam
(*Gemeinnützige Baugesellschaften*) je sprejel že pruski deželni zbor
leta 1918, tak zakon je bil sprejet tudi na federalni ravni oktobra
istega leta -- torej še pred revolucijo. Toda do leta 1924 je edina
politika, ki dejansko odgovarja na stanovanjsko vprašanje, omejitev
rasti najemnin v času inflacije. Šele februarja 1924 nov nepremičninski
davek (*Hauszinssteuer*), ki je ciljal na lastnike nepremičnin, ki jim
je inflacija odplačala dolgove -- zagotovi dovolj sredstev, da se
izvajanje zakona iz leta 1918 lahko začne.
Pred tem se morajo obstoječe *Bauhütte* nekoliko reorganizirati, saj so
do sredstev stanovanjskega programa upravičene le, če se znebijo
delavskega razpolaganja z dobičkom.
ADGB ustanovi DEWOG, ki se v stanovanjsko preskrbo vključi kot
demokratičen naročnik, lastnik in upravljavec stanovanj. Kapital mu
zagotavljajo vključene potrošniške zadruge in sindikati. Deluje na
državni ravni, ima 11 hčerinskih družb, ki delujejo v posameznih mestih.
Delavsko gibanje, po zakonu o financiranju javnih stanovanj in
reorganizaciji zadružnih struktur, upravlja z dobršnim delom
stanovanjskega sektorja in uživa skoraj monopol. Na drugi strani, na
primer dobavitelji gradbenega materiala, ostajajo zasebna podjetja.
Pravzaprav vsi sektorji, ki so odvisni od gradbene industrije in
stanovanjske preskrbe -- kot je promet --, ampak niso podružbljeni, se
lahko pospešeno razvijajo na tej podlagi in v veliki meri cene izdelkov
in storitev teh industrij posredno tudi določajo "socialnost"
weimarske stanovanjske politike.
Nov okvir, ki ga vzpostavlja DEWOG -- kompaktno upravljanje in
potegovanje za dozdevno predvidljive in stalne finančne tokove -- organe
delavskega razreda dokončno spremenijo iz političnih organizacij v nabor
storitev. Prav tako se mora zdaj razviti stroga tehnika izvajanja teh
storitev. Arhitekti kot so Wagner, Ernst May in Bruno Taut so
poklicani, da izpeljejo to novo tehnično-intelektualno vlogo in v letih
1924--1929 razvijejo najznačilnejši arhitekturni izraz
socialdemokracije.
## Novi Frankfurt
SPD župan Landmann bo leta 1925 poklical arhitekta Ernsta Maya, da
prevzame tehnično-organizacijsko vlogo v novih načrtovalskih strukturah,
ki so jih spodbudile nove možnosti javnega financiranja.
Specifične tehnike, ki jih ti arhitekti razvijejo se ne tičejo zgolj
organizacije gradbenega obrata, organizacije gradbišča, racionalizacije
delovnega procesa gradnje -- kot je to takrat domet Wagnerjevih
predlogov -- ampak se tičejo same standardizacije razporeditev, dimenzij
in zasnove bivalnih prostorov. Izgradnjo spremljajo publikacije in tudi
filmi o pravilni uporabi stanovanj in opreme, o obnašanju novega
človeka.
Ampak vse te nove tehnike, tako imenovani *Existenzminimum*, poskus
določitve minimalnih uporabnih in sprejemljivih dimenzij stanovanjskih
prostorov, in prefabrikacija se vseeno izkažejo za nezadostna orodja, ko
se cene gradbenih materialov lahko prosto določajo.
Stroški gradnje in oskrbovanja *Praunheima*, kot še kakšnega projekta,
so previsoki, da bi bili dostopni nižjim slojem. Ob določitvi
minimalnih standardov se mora zagnati tudi program podstandardne
gradnje, da se zagotovi predvidoma začasne kapacitete za tiste, ki jim
standard socialdemokratskih socialnih stanovanj ni dostopen. V merilu
celotne stanovanjske krize industrializirajoče Nemčije in Frankfurta to
sicer ni znaten pojav, ampak zgolj za demonstracijo protislovja v
socialdemokratskih programih: nove tehnike gradnje privedejo tudi do
nove skupine brezdomnih, to je bivših obrtnikov vezanih na gradbeno
dejavnost, ki so postali tehnološki višek.
[@tafuri1987sphere, 211-213]
Ta *Existenzminimum* bo kasneje kmalu deležen še največ samokritike s
strani modernističnih arhitektov. Ne nujno zato, ker bi bil surovo
določen prenizko. Ampak, ker ni niti finančno zares utemeljen saj
stroški izgradnje ne rastejo linearno ob večanju kvadrature.
Ampak kritika in razočaranje nad eksperimenti razvijejo že tisti, ki so
jo pomagali oblikovati.
Hilberseimer, profesor na Bauhausu, bo napisal teoretsko kritiko taktike
umeščanja naselij na obrobje mest in taktiko izoliranih uresničenih
enklav »demokratične ekonomije«, da naivno obravnavajo »metropolo« kot
nekaj, čemur se enostavno lahko izogneš. Teoretizira o metropoli kot
produktivni sili, ki ne pozna centralizacije ali decentralizacije, ker
je enakomerno zajela ves teritorij. Zanesljivi urbanistični posegi v
takšno realnost so mogoči le skozi centralno planiranje, ki presega
nacionalne meje.[@tafuri1987sphere, 219]
Ta kritika se je potrjevala tudi v realnosti. Siedlungi so brez nenehnih
javnih izdatkov ostajali nerentabilni, generirali pa so razvoj
storitvenega sektorja v starih jedrih, ki je višal dohodke iz rent v
mestih, dodatno centraliziral populacijo in tako dalje, se pravi
ustvarjal stanovanjsko krizo na novo.
Tudi Wagner bo 1931 izstopil iz SPD in spisal dolgo kritiko socialdemokratske
zemljiške politike. Krivdo bo sicer pripisal povsem osebnim napakam
posameznikov. Tudi bo razočaran ugotavljal, da so mestna uprave doslej
bile le »nočni čuvaj potratnemu sistemu«, da je urbanistično načrtovanje
v Nemčiji farsa, da je zaenkrat UN možno le v Sovjetski zvezi, saj nam je
Rusija pokazala, da urbanistično načrtovanje ne more biti nič drugega
kot gospodarsko planiranje.[@tafuri1987sphere, 224-225]
Razpad sistema bo sovpadal s poročilom Ernsta Maya iz Sovjetske zveze.
Skupaj s celotno frankfurtsko ekipo, tako imenovano *Mayevo brigado*, je
bil povabljen za dobo treh let v Sovjetsko zvezo, da pripravi krovne
urbanistične načrte za 20 mest. Do konca prvega leta, na primer, je imel
nalogo izvesti stanovanja, mesto za 700.000 ljudi.
Weimarski arhitekti so na podlagi zapoznele ugotovitve iz lastne
izkušnje cenili nekaj, kar je bilo v Sovjetski zvezi samoumevno:
prostorska politika, načrtovanje prostorskega razvoja ne more biti
osnovano samo na socialnih servisih, ampak zahteva tudi planiranje
industrije, narekovanja produkcije, produkcijskih ciljev.
Še ena prednost sovjetske situacije je nacionalizacija zemlje, weimarske
mestne oblasti so zemljo kupovale od lastnikov (kar je ali vodilo v
slabo prostorsko politiko ali negospodarnost).
## Kontinuitete Rdečega Dunaja
Enotna obravnava Weimarja in Dunaja glede na arhitekturne razlike med
njima se ne zdi neposredno upravičena. Skupaj jih obravnavamo, ker
imata enotno ideološko podlago, razlike pa izhajajo iz različnih usod
nemških in avstrijskih revolucionarnih gibanj tik po vojni. Razlike so
torej kontingentne. Zaključiti z Rdečim Dunajem je pomembno prav tako
zato, ker bolj neposredna kontinuiteta današnje dunajske stanovanjske
politike z obdobjem Rdečega Dunaja informira sodobne mitologije
stanovanjskih socialnih politik. Skupaj jih obravnavamo, ker lahko tako
dobimo bolj celostno sliko odnosa med tehniko in politiko ter hkrati
naslovimo cel blok socialdemokratskih mitologij.
Ideološke predpostavke Weimarske republike in Rdečega Dunaja so si na
osnovni ravni zelo podobne. Pri obojih se tekom dogajanj po prvi
svetovni vojni kažejo kot zadržek do boljševizma in znotraj tega zadržka
kot previdno manevriranje znotraj buržoazne demokracije. Prav tako si
delijo zmedo glede menedžerskih in delavskih vlog v svetih, socializem
razumejo kot delovno etiko [povzemamo po @tafuri1971austromarxismo].
Razlika je v situaciji v kateri se znajdejo SPÖ oziroma Dunaj v razmerju
do ostale države in Nemčije.
Dunaj kot mesto je bilo ob koncu vojne odrezano od zaledja, do katerega
je sploh razvil svojo industrijsko funkcijo. Že v času imperija je
velik del funkcij Dunaja bil simbolen, reprezentančen. Z izgubo zaledja
in z ustanovitvijo republike Dunaj postane skoraj dvojno nefukcionalen.
Upanje avstromarksistov, da pride do združitve Avstrije in Nemčije se ne
uresniči in tako ostane mesto izolirano znotraj lastne države, odrezano
od mreže socialdemokratskih lokalnih uprav v Nemčiji.
Zanimivo je kako se takšna izolacija kaže v tehnikah, ki stanovanjski
arhitekturi Rdečega Dunaja dajejo izraz. Vojna zajame Dunaj ravno v
času obsežne špekulativne prenove in širitve mesta ob sprostitvi
zemljišč, ki jih je nekoč zasedalo obzidje. Pri strukturi brezposelnih
po vojni gre tako predvsem za gradbene delavce. Stanovanjski program
Rdečega Dunaja zato načrtno zavira tehnološki napredek gradbene
industrije in vpliva na arhitekturni stil, tudi v etične namene, tako,
da ta zaposli čim večji del manualnega dela. Ob istih ideoloških
predpostavkah klasične socialdemokracije tako dobimo arhitekturno
alternativo visokemu modernizmu Weimarja. Tipologija, ki jo razvije
Rdeči Dunaj je tako dokaj regresivna, gre za obodne stavbne bloke, masivne konstrukcije iz opeke.
Zaradi izolacije in zapuščine predvojne špekulacije je tehnična
inteligenca, ki je na voljo, da prevzame tehnični vidik naloge
socialdemokratskega programa, sestavljena predvsem iz konzervativnejših
arhitektov, ki projekte obravnavajo kot formalni problem. Ker SPÖ tako
ali tako ne more ponuditi konkretnejših rezultatov kot simbolnih
priznanj, sodelovanje med nemodernističnimi arhitekti in simbolno
politiko samoupravljanja reprodukcije delavcev privede do nekakšnih
ekspresivnih delavskih palač, ki pa, kot stavbni bloki, ostajajo
izolirani od mesta, kot otoki realiziranih regresivnih utopij [tehnično
regresivnost Dunajskega stanovanjskega modela kritizira tudi Martin
Wagner na gradbeni konferenci na Dunaju, njegovo poročilo je v
@tafuri1980vienna, 228-231].
Preoblikovanje SPÖ v sistem storitev se v primerjavi z weimarsko SPD zdi
bolj izsiljena pozicija.
\*\*\*
Kar je nenazadnje kritika površnih sklicevanj na tradicije
socialdemokratskega upravljanja in načrtovanja mest ne more ponuditi
zaključka, ki bi bil politično neposredno uporaben. Lahko pa v
razmislek izpostavi točke kjer je primerjava sodobnih reformističnih
prizadevanj na področju mesta s to tradicijo zdaj smiselna.
Najprej je treba omeniti, da *osnovna* oblika javne stanovanjske
preskrbe, ki prevladuje kot legalna in legitimna politična možnost v
sodobnih evropskih liberalnih demokracijah -- naj se ta izvaja kot
javna subvencija na mestu potrošnje, ali kot javno financiranje gradnje --
ne predstavlja kvalitativne razlike s politično ali tehnično inovacijo
socialdemokratskega upravljanja mest. Tako sta ji skupni tudi
protislovja, ki izhajajo iz omejevanja razrednega interesa na socialno
politiko ob nedotaknjenih razmerjih v produkciji. Finančna nevzdržnost
socialnih programov ob nedotaknjenem trgu vodi v postopno prelaganje
stroškov na potencialne upravičence -- tako je na primer zgodovina dunajske
stanovanjske politike po drugi svetovni vojni zgodovina uvajanja
instrumentov financiranja iz lastnih sredstev upravičencev ali
aktivacije zasebnega kapitala, prav tako pa v splošnem ta trend viden v
redefiniciji neprofitne najemnine v stroškovno najemnino, ki naj pokrije
storitev gradbenika kot kapitalističnega obrata.
Ne moremo enostavno destilirati pozitivne zapuščine nemške in avstrijske
klasične socialdemokracije. Ne moremo pa mimo dejstva, da rezultati
stanovanjskih in arhitekturnih programov klasične socialdemokracije v
primerjavi z današnjimi skromnimi razdelavami socialnih programov
predstavljajo razumen bazen mitologij za sodobno levico. Kompleksno
součinkovanje uradnega delavskega gibanja med drugo in tretjo
internacionalo, ki je imelo konkretno povezavo z zahtevami ene strate
delavskega razreda in tehnične inteligence, in objektivnimi zahtevami
nemškega kolektivnega kapitala je rezultiralo v "sistemu kompromisov",
kjer vsaj nekakšno delovanje je bilo mogoče.
Temeljna razlika med stanovanjskim vprašanjem med vojnama in tekom
povojne obnove ter danes je, da se je stanovanjsko vprašanje med vojnama
in po drugi svetovni vojni izražalo predvsem kot stanovanjski
primanjkljaj. Danes ta primanjkljaj ni tako izrazit. Če je
socialdemokratski stanovanjski program propadal na izogibanju poseganja
v razmerja v industriji in zemljiški lastnini, so danes, ob manku
objektivnih teženj kapitala po množični stanovanjski gradnji, toliko
pomembnejša. Nekoliko cinično^[a vendar gre za klasični nauk, gl\.
Engels, "O stanovanjskem vprašanju"] bi lahko sodobno enostavno
sklicevanje na zapuščino klasične socialdemokracije stanovanjskem
vprašanju odsvetovali na podlagi tega, da stanovanjskega vprašanje ne
odpre niti "na staro", kaj šele na novo.
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title: Il socialismo realizzato e la crisi delle avanguardie
author: Manfredo Tafuri
date: 1971
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Non esiste analisi seria delle vicende delle avanguardie artistiche
nella Russia sovietica che possa prescindere dal legare la storia di
quelle avanguardie a quella della «scuola formalista», nata dalla
convergenza dei due gruppi di ricerca linguistico-letteraria di
Pietroburgo e di Mosca.
Se esiste infatti una chiave di volta capace di spiegare le aporie
interne alla vicenda dell'avanguardia artistica nella Russia sovietica,
questa è esattamente l'analisi del dibattito che si accentra, ancor
prima della Rivoluzione di Ottobre, intorno alle tesi dell'*Opojaz*[^1].
Ciò che è in gioco, sin dall'apparire delle prime indagini critiche di
Šklovskij, Jakobson, Vinogradov o Eichenbaum, è infatti la
*funzionalità* dell'arte, in quanto costruzione dotata di leggi e
strutture affatto specifiche nel contesto istituzionale in cui il
linguaggio fonda la sua genesi. Se è vero come ha scritto
Eichenbaum[^2], che il gruppo iniziale dei formalisti tendeva a
«emancipare la parola poetica dalle tendenze filosofiche e religiose che
avvincevano sempre più i simbolisti», è anche vero che quel tanto
insistere sul carattere convenzionale, artificioso, sovrapersonale
dell'arte, non ha altro scopo che isolare l'oggetto poetico in un
laboratorio anatomico, per indagare, nell'autonomia assoluta della sua
interna struttura evolutiva, i modi di funzionamento delle istituzioni
linguistiche[^3].
E' a questo punto che l'innesto dell'analisi formale sul tronco delle
avanguardie storiche diviene problematico. La parola-oggetto di
Chlébnikov, la poesia urbana di Majakovskij, la tensione antiestetica di
Burljuk e Kručënyck, la disgregazione de i nessi sintattici e la
«riduzione al fonema» dei futuristi in genere, o al puro segno e al
materiale-segno, di un Malevič o di un Tatlin si pensi all'elenco
degli «strumenti per la rigenerazione della lingua» con cui si apre il
manifesto del 1913[^4] sono, contemporaneamente, conferma degli
strumenti analitici usati dai membri dell'Opojaz e contestazione della
loro universalità.
Il dissidio si rivela in tutta la sua ampiezza quando l'avanguardia
sceglie di legare il proprio destino al farsi della Rivoluzione
d'Ottobre. Quando essa, in altre parole, sceglie come propria la
dimensione della «progettazione», quando trasforma in letteratura come
in poesia, in architettura, in pittura o nel cinema la propria
negazione in proposta costruttiva, quando sceglie insomma di scendere
sul piano della storia.
E' tale scelta soggettiva, che vede il realizzarsi dell'avanguardia come
omologo del «realizzarsi del socialismo», che segna, sin dal '17, le
tappe di una vicenda storica su cui si è recentemente avuto modo di
costruire analisi critiche altamente mistificate. E' da questa stessa
scelta che dovremo ripartire per ripercorrere i momenti di una vicenda
che è ora di far uscire dal mito.
In quanto critica all'istituzione linguistica, le tesi dell'Opojaz non
possono che confermare, anzi storicizzare al livello più alto, la
struttura stessa delle discipline artistiche. Proprio perché il suo
sforzo è tutto concentrato nel trovare le vie di una massima efficienza
nell'organizzazione del materiale linguistico, proprio perché il suo
mettere fra parentesi tutte le questioni relative alla *genesi* dei
linguaggi e ai significati da essi convogliati è funzionale a tale
ricerca di leggi assolutamente «specifiche», il lavoro svolto dai
seguaci del «metodo formale» ottiene due effetti complementari:
a) rovescia per intero le artificiose tesi circa la *politicità*
dell'avanguardia, omogeneizzando tecniche e articolazioni strutturali
futuriste a quelle dello stesso passato che i *budetljane* aggredivano
accanitamente[^5];
b) indica una nuova condizione del lavoro intellettuale, riducendo
quest'ultimo all'uso coerente ed efficiente di un materiale linguistico
in sé indifferente all'elaborazione che di esso dovrà fare il *tecnico
delle combinazioni formali*. Che è come dire consegnare con un atto di
*realpolitik* culturale non sappiamo quanto cosciente tutta la
responsabilità della *scelta dei materiali* (= la struttura dei
significati) al «committente politico». (Il che è già abbastanza
esplicito nelle risposte di Šklovskij alle accuse di parte marxista).
Tale scelta, dal nostro punto di vista, ha un chiaro significato. L'arte
scrive Šklovskij[^6] «non è una cosa, non è un materiale, ma un
rapporto di materiali: e, come ogni rapporto, anche questo è di grado
zero. E' quindi indifferente la scala di misurazione dell'opera, il
valore aritmetico del denominatore, importante è il loro rapporto. Le
opere giocose, tragiche, universali o da camera, le contrapposizioni di
un mondo a un altro o di un gatto a una pietra sono uguali tra loro».
Ma questa è esattamente la base teorica della riduzione del «materiale»
a se stesso operata dai controrilievi di Tatlin, o dai *Merzbilden* di
Schwitters. (L'accostamento non è casuale: si confrontino le immagini
fotografiche superstiti del Merzbau di Hannover con quelle relative alla
decorazione del *Café Pittoresque* eseguita nel 1917 da Georgiy Yakulov,
Rodčenko e Tatlin)[^7]. L'oggetto al suo grado zero è il materiale puro.
Lo scontro fra i materiali è già applicazione della legge dello
«straniamento» (il *ready-made* di Duchamp ne è d'altronde la
quint'essenza), e in un controrilievo o in un *Merz* l'artista è proprio
quell'«istigatore nella rivolta delle cose» di cui parla lo stesso
Šklovskij nel caratterizzare la tecnica dello «spostamento semantico» in
Tolstoj[^8].
Nasce già, a questo punto, una difficoltà. Fino a quando l'artista guida
la «rivolta delle cose» la majakovskijana *rivolta degli oggetti*
diviene almeno problematico passare dallo straniamento alla produzione:
lo «straniamento» specifico di una «cultura dei materiali», come quella
di Tatlin, è, oggettivamente, *straniamento dalla produzione*.
«La gente che viene dal mare scriverà Šklovskij per spiegare il
significato dello straniamento semantico[^9] s'abitua talmente al
rumore delle onde che non lo sente più. Allo stesso modo raramente
udiamo le parole che pronunciamo. Noi ci guardiamo ma non ci vediamo
più. La nostra percezione del mondo si è inaridita e dissolta ed è
rimasta soltanto un puro e semplice riconoscere».
Il comportamento quotidiano va quindi «corretto» dall'arte. Va, anzi,
negato nella sua opacità e nella sua opacità e nella sua afona
omogeneità. La «folla urbana» di Baudelaire o la Cura esistenziale di
Heidegger sono viste esplicitamente come i prodotti negativi della
«condizione» tecnologica. Ed è conseguente, a tale lettura idealizzata
della reificazione prodotta dal dominio crescente dei rapporti
capitalistici di produzione, il tentativo di rispondere con una astratta
tecnica di formalizzazione.
Lo «straniamento semantico» è così identificato da Eichenbaum come la
ragione stessa dell'esistenza dell'arte: questa non ha altro compito
specifico che «sottrarsi all'uso quotidiano».
«L'automatismo quotidiano nell'uso della parola egli osserva[^10]
lascia inutilizzate masse di *nuances* sonore, semantiche e sintattiche,
che trovano nell'arte letteraria il loro luogo specifico. La danza si
costruisce su movimenti che non hanno nulla a che fare con i gesti
abituali. *Se l'arte utilizza il quotidiano, è solo come un materiale in
un'interpretazione imprevista, o sotto una maschera accentuatamente
deformata* (il grottesco)»[^11].
Lo straniamento semantico, il divorzio fra segno e significato, la
creazione di sistemi di segni capaci di indurre significati inediti, si
rivelano quindi, alla fine, strumenti di lotta contro l'universo
reificato del «quotidiano». L'appropriazione del mondo tecnologico o
dei mezzi di comunicazione di massa ha quindi una seconda faccia: poiché
quell'appropriazione avviene mediante una *distorsione* (il *priëm*,
l'artificio dei formalisti) e poiché l'obiettivo ultimo di essa è il
raggiungimento delle «verità» celate dall'universo mercificato, il
percorso labirintico attraverso la forma, proposto da avanguardie e
Opojaz, si pone come tentativo di recupero dell'autenticità perduta.
La *creazione di forma* come terra promessa della vittoria soggettiva
sull'alienazione, dunque: questo è ciò che i formalisti teorizzano,
questo è il *contenuto* latente delle loro analisi «scientifiche».
Ma è chiaro che un tale rovesciamento della negazione romantica
dell'universo tecnologico, nello stesso momento in cui dichiara
l'autonomia dell'arte dalla vita, in cui asserisce la necessità di
spezzare le associazioni abituali, di rendere *strano* l'abituale,
rivela anche la sua doppia faccia:
a) da un lato si pone come accettazione della realtà tecnologica e delle
sue leggi fondamentali;
b) d'altro lato assume quella realtà solo e unicamente come *materiale
da deformare*, da assoggettare, da restituire carico dei suoi *valori
perduti*.
Ma ciò pone problemi pressoché insolubili: il Costruttivismo sovietico
oscillerà perpetuamente fra un'architettura *estranea al quotidiano*
le ricerche di Mel'nikov e dei Golosov e un'architettura in dialettica
*positiva* con esso: le ricerche di Ginzburg, principalmente, o di
Burov.
D'altronde, lo stesso Šklovskij aveva già affermato che «la creatività,
anche quella artistico-rivoluzionaria, è tradizionale. Una infrazione al
canone è possibile solo quando il canone esiste, l'atto blasfemo
presuppone una religione non ancora morta. Esiste una 'Chiesa' dell'arte
nel senso di una congregazione di coloro che la sentono. Questa chiesa
ha il proprio canone, creato dalla progressiva stratificazione delle
eresie. Preoccuparsi di fondare un'arte collettiva è altrettanto inutile
quanto far pratiche perché il Volga si getti nel Caspio»[^12].
In un primo tempo, quindi, fra il 1919 e il '25, quando gli analisti
dell'Opojaz indagano sulle opere di Majakovskij, di Puni o di Tatlin, il
loro sforzo principale è nel dimostrare il legame del tutto arbitrario e
artificioso istituito dalle avanguardie fra arte e politica. Šklovskij
dice, della torre di Tatlin, che è «un monumento fatto di ferro, di
vetro e di rivoluzione»[^13], ma solo in quanto la «rivoluzione» si è
estraniata da se stessa, per divenire, come il ferro e il vetro,
*materiale* linguistico. Con un significativo mutamento di rotta, nel
'23 Osip Brik è costretto a definire cosa l'Opojaz offre alla
«costruzione culturale del proletariato», asserendo che al «poeta
tecnico del suo lavoro... creatore del linguaggio al servizio della sua
classe», è necessaria una conoscenza scientifica delle leggi della
produzione artistica «al posto di una rivelazione mistica dei misteri
della creazione», mentre contemporaneamente Arvàtov si incarica di
mediare Produttivismo e metodo formale, dando a quest'ultimo
contrassegni marxisti[^14].
Per il LEF, costituitosi appunto nel '23, il compito dell'artista non è
che una sperimentazione di «laboratorio», compiuto da «operai che
eseguono una ordinazione sociale»[^15] almeno nell'accezione di
sinistra offerta ora al «lavoro sulla parola»: e tale «costruzione della
vita» (*ziznestroenie*), attuata per mandato sociale, sfocia nella più
assoluta conferma della stabilità e immutabilità del Linguaggio come
istituzione.
Tutta l'analisi dell'evoluzione morfologica alla scienza delle strutture
segniche, tutta l'analisi della loro genesi al partito: su questo
compromesso concorderanno sia Eichenbaum che Arvàtov e Lunačarskij. Ma
ciò significa dare per scontata, e da entrambi i versanti,
l'inattaccabilità delle Istituzioni formali.
Un dare per scontato che ha fini immediati opposti, ma che possono anche
convergere. Per i formalisti siano essi i membri dell'Opojaz che più
tardi gli architetti dell'Asnova e dell'Aru si tratta di salvaguardare
un'area minima di assoluto controllo sulla disciplina; per la critica di
parte «marxista» si tratta di finalizzare il permanere delle ideologie,
nelle loro diverse espressioni tecniche, alla generale restaurazione
ideologica operante nell'URSS dopo il '24[^16].
Non casualmente, quindi, Šklovskij può affermare che il Futurismo,
riempiendo lo spazio tra le rime con «chiazze di sonorità transazionali
o metanoiche» porta a consapevolezza «l'opera dei secoli»[^17].
L'isolamento della parola-oggetto, la distorsione e lo slittamento
semantico, la disgregazione dei nessi logico-sintattici, la distruzione
dei canoni ritmici e metrici, la tecnica dello «straniamento», non sono
per i teorici del formalismo strumenti specifici delle avanguardie,
ma criteri validi in generale per l'attività di configurazione
artistica. In tal modo essi distruggono spietatamente l'ntera base
teorica del Futurismo e delle avanguardie, facendo di queste ultime solo
movimenti il cui compito storico è riportare alle sue schematiche e nude
leggi il lavoro letterario, reso, in tale opera di riduzione alla sua
struttura primaria, trasparente e del tutto leggibile nella specificità
dei suoi attributi[^18].
L'alleanza tra scuola formale e Futurismo è quindi del tutto ambigua. In
realtà i formalisti avanzano la più radicale contestazione dei miti e
delle pretese «politiche» del Futurismo di sinistra. Fra Tolstoj e
Majakovskij non esiste opposizione: esiste per loro solo un diverso modo
di articolare su differenti «materiali» tecniche del tutto affini se
non coincidenti[^19].
Indirettamente il formalismo compie una demistificazione che se
condotta fino in fondo e con mutati obiettivi avrebbe potuto assumere
i connotati di una vera e propria «critica dell'ideologia» nel senso
rigorosamente marxista del termine. E' inutile chiedersi perché ciò non
sia accaduto: la risposta è tutta nella falsa alternativa sorta fra
scuola formale ed «estetica marxista». Avanzando una teoria marxista
sull'arte, ignorando che da un punto di vista di classe non si dà altra
possibilità che di una critica marxista alle istituzioni linguistiche,
si aprirà la via a quella che sarà l'ambigua integrazione del formalismo
analitico nei metodi di produzione della forma[^20].
La poetica dell'oggetto, infatti, è nello stesso tempo una rinuncia e un
tentativo di dominio sul reale. Riconoscendo che l'universo delle
*cose*, nella sua brutale realtà, non è più sottoponibile ad
un'esperienza soggettiva che possa dominarlo con un progetto di
razionalità globale, le avanguardie europee avevano concluso il lungo
dibattito dell'epoca romantica sulla scoperta kantiana della
inconciliabilità fra l'*anima* e le *cose*. Anche il disegno dialettico
hegeliano era stato mandato in frantumi dal *pensiero negativo*
dell'avanguardia: Futurismo, Espressionismo e Dada concordano nel
sottrarsi alla sintesi positiva delle contraddizioni esibendo queste
ultime come tali[^21].
Le avanguardie sovietiche in particolare parallelamente alle
esperienze collaterali del Bauhaus tendono a fondare un nuovo tipo di
dominio su un reale riconosciuto come contraddittorio, non
assoggettabile ad alcun *a priori* formale: ma per fare questo debbono
riconoscere che non è più il soggetto a fondare la realtà, ma è
quest'ultima a fondare il soggetto. «Noi poeti futuristi è scritto
nel manifesto *La parola come tale[^22] ben più che alla Psiche diamo
valore alla Parola, bistrattata senza pietà dai nostri predecessori. Noi
vogliamo vivere della parola più che della nostra esperienza». Il che
non è affatto in contrasto con il manifesto «rumorista» di Russolo
(1913), e giustamente le esperienze dei rumoristi italiani sono state
messe in relazione alle prime ricerche di Dziga Vertov[^23]. Le
*Kino-Pravda* di Vertov (cui collabora, dalla tredicesima in poi,
Rodčenko) assumono come *materiale* da riorganizzare attraverso la
manipolazione degli *intervalli* e del montaggio lo spettacolo della
città di massa, o avvenimenti distanti nello spazio, in cui l'azione
collettiva in quanto realtà nuova venga scoperta, nelle sue *verità*
nascoste, dalla legge dello straniamento[^24].
Anche qui l'esperienza soggettiva è fondata a partire dal riconoscimento
della sua impotenza di fronte agli oggetti che lo stesso soggetto ha
posto dinanzi a sé, che il soggetto ha creato, e che gli si ripresentano
come estranei. I controrilievi tatliniani, le «favole geometriche» di El
Lisickij, le *Kino-Pravda* di Vertov, sono tentativi di *gestire la
propria alienazione*; così come i planiti di Malevič erano tentativi di
sublimare l'alienazione cosmica. «La psicologia scrive Vertov[^25]
impedisce all'uomo di essere esatto come un cronometro, frustra la sua
ambizione di apparentarsi alle macchine. Da noi non c'è ragione perché
l'arte del movimento non consacri tutta la sua attenzione all'uomo
futuro piuttosto che all'uomo attuale. E' vergognoso che, contrariamente
alle macchine, gli uomini non si sappiano comportare. Ma cosa fare, se
il comportamento impeccabile dell'elettricità ci tocca più che il
disordine della gente attiva o l'ozio pedante di quella passiva... Noi
escludiamo per il momento l'uomo come oggetto di ripresa filmica, dato
che, questi è incapace di dirigere i propri movimenti. La nostra strada
è di partire dal sedicente cittadino per pervenire all'uomo elettrico
compiuto, attraverso la poesia delle macchine».
E' esattamente, la strada opposta nonostante le apparenze superficiali
a quella dell'*Esprit Nouveau*. L'uomo deve *farsi macchina* per
estinguere la propria colpa di fronte all'universo della produzione da
lui creato ma non dominato. Ma deve farsi macchina, principalmente, per
pagare cos1 il proprio scotto alla legge della produzione incessante,
della produzione per la produzione.
«Mettere a nudo l'anima della macchina, *far amare la macchina
all'operaio, far amare il trattore al contadino, far amare la locomotiva
al meccanico*» [^26].
Con questi assiomi Dziga Vertov rivela il fine ultimo dell'avanguàrdia
fattasi produttiva. E' il collettivo, la classe, ora, che è chiamata a
*farsi macchina*, a identificarsi con la produzione. Il Produttivismo è si
un progetto di avanguardia: ma è progetto di conciliazione fra Capitale
e Lavoro, operato con la riduzione della forza-lavoro a ingranaggio
obbediente e muto della macchina complessiva [^27].
Il progetto iniziale del Suprematismo o della scuola formale il
recupero di un lavoro intellettuale opportunamente distanziato e
differenziato da quello produttivo regge sempre meno dal '25 in poi:
lo dimostrano non solo le parole e i films di Vertov, ma anche, e
principalmente, le crisi di Šklovskij ed Eichenbaum, con le quali lo
Erlich fa iniziare, giustamente, il dissolvimento del formalismo[^28].
D'altra parte sarebbe errato dar fede per intero alle pretese
scientifiche del formalismo stesso nella sua fase più rigorosa. Anche
quell'ostinato e polemico scavare nelle strutture prime della forma,
senz'altro obiettivo apparente che la dimostrazione della fondamentale
tautologicità dell'arte, era a sua volta un «progetto» artistico. La
distanza dell'analista dall'opera non era che un pretesto: fissando un
perimetro rigoroso per il proprio scavo analitico, il formalismo
progettava in realtà il recupero di una *qualità* specifica per il lavoro
intellettuale, dando coraggiosamente per scontata l'inutilità di
quella stessa qualità di fronte alla realtà della produzione.
E' ciò che avviene anche nella vicenda culturale dei paesi occidentali.
Ma le difficoltà, nella Russia sovietica, vengono accentuate proprio dal
fatto che la dialettica interna al lavoro intellettuale e il suo
scontro con il lavoro tutto omogeneizzato, astratto, *senza qualità*,
direttamente produttivo, insistono sul *dato* insopprimibile della
Rivoluzione del '17.
Šklovskij, Eichenbaum, Tret'jakòv non riescono a convincere se stessi
della correttezza del loro «aureo» progetto di recupero di una qualità
intellettuale. Il metodo formale, dal '25 in poi, *vuole* inserirsi nella
produzione come per espiare un complesso di colpa. La letteratura viene
ora spinta a farsi *literatura fakta*, «fattografia», secondo l'espressione
dei formalisti: esattamente come per Rodčenko, la pittura deve farsi
produzione, o, come per Ginzburg, l'architettura deve farsi strumento
«sociale». Per tutta l'avanguardia sovietica, come per Dziga Vertov, il
campo da cui trarre i materiali primari della nuova arte produttiva è la
*banalità quotidiana*.
«Noi consideriamo elemento essenziale dell'arte oggi scrive Tret'jakòv[^29]
il movimento dei fattografi. Respingiamo decisamente le affermazioni
sprezzanti di certi compagni del LEF: "Vorrete forse considerare *lefista*
ogni reportucolo di giornale, ogni ragazzino che sa scattare qualche
foto?" Ma è aristocraticismo estetico. La massa dei fotografi dilettanti
le migliaia di reporter e di corrispnndenti operai, nonostante la loro
bassa qualifica e il loro rigore, sono "fattografi" potenziali. Si deve
cercare di migliorare la loro qualifica, e per ogni autentica
socializzazione dell'arte costoro valgono più di qualsiasi pittore o
letterato qualificato, intento a lavorare in senso progressivo, una
volta pentito e dopo aver rinnegato il proprio passato».
La *qualità* sperimentata nel lavoro puro sulla forma deve ora entrare nei
processi di «socializzazione»: il rifiuto verbale dell'aristocrazia
culturale è tutto funzionale alla polemica ormai ingaggiata
dall'intellettuale con se stesso.
Il banale quotidiano ha la sua *forma* specifica nel giornalismo: non a
caso il progetto dei Vesnin per la «Pravda» o la grafica di El Lisickij
assumono dal *collage* cubista (con la mediazione della ricerca
tatliniana) la degradazione della forma e la sua identificazione con la
materia. «Quando diciamo che il romanzo sarà sostituito dal giornale
scrive Šklovskij[^30] non intendiamo dire che sarà sostituito da singoli
articoli. No, è la rivista stessa a rappresentare una determinata forma
letteraria, com'era ben chiaro all'epoca in cui nacque il giornalismo
inglese, quando si sentiva in modo cosi lampante il redattore come
autore». Ma subito dopo la «fattografia» è presentata come medium. di
«creazione collettiva», di funzione-collaborazione, secondo la
tradizione più ortodossa delle avanguardie storiche: «trovare il punto
di vista essenziale, capace di spostare il materiale e di offrire al
lettere la possibilità di ricostruirlo, ecco un procedimento molto più
organico di qualsiasi paragone, che ben raramente riesce a raggiungere
il proprio fine».
«Lo sviluppo della "letteratura del fatto" non deve seguire una
direttrice capace di avvicinarlo alla grande letteratura, bensì una
divergente, e una delle condizioni essenziali è la lotta contro
l'aneddoto tradizionale che contiene in sé, allo stato embrionale, tutte
le qualità e tutti i vizi del vecchio metodo estetico»[^31].
Non sappiamo fino a che punto Šklovskij o Tret'jakòv si accorgessero,
nel '29, che la loro scoperta della «fattografia» non era che la
riduzione aggiornata del programma Produttivista del '20, certo apparso
alle loro orecchie, a suo tempo, come vaniloquio dilettantistico[^32].
«L'arte collettiva del presente è la vita costruttiva»: nelle parole di
Rodčenko e della Stepanova, in tutto aderenti alle idee di Tatlin,
riecheggia l'utopia positiva delle avanguardie del primo dopoguerra,
dalla *Novembergruppe* al De Stijl. E del resto, lo strumento più
elementare di quelle avanguardie la riduzione, del «materiale» formale
al puro segno, al puro oggetto, come risposta alla scoperta della
reificazione dell'oggetto in seno all'universo mercificato della
produzione è anche lo strumento principe del Costruttivismo russo; in
tutta la gamma delle sue specificazioni.
La «*rivolta delle cose*», questo tema che, nella tradizione dell'angoscia
borghese è esperienza e prefigurazione di un mondo completamente
dominato da quel simbolo del *negativo* che è, per la falsa coscienza
intellettuale, la merce, si presenta ribaltato nelle ricerche delle
avanguardie sovietiche. L'Opojaz aveva ridotto scientificamente l'arte a
progetto di relazioni specifiche fra puri segni, fra elementari oggetti.
Il *Vešč* di Ehrenburg e di El Lisickij, l'astrazione geometrica di
Ladovskij e dei Vesnin, l'oggetto come prodotto, di Rodčenko o del
Metfak, le immagini virtuali di Dziga Vertov o di Ejzenstejn, le «cose
di Majakovskij, possono ora ripartire da quelle analisi, utilizzandole
positivamente, re inserendo le in un'ideologia della produzione che
rovesci la sospensione di giudizio compiuta dal formalismo circa la
propria collocazione politica.
La «riduzione all'oggetto» tuttavia, non è, per il Formalismo, una
conseguenza diretta della sua analisi scientifica. Essa è piuttosto la
conseguenza di un compromesso. Trasformare una tecnica di indagine in
un metodo costruttivo della forma, rovesciare nella produzione la
medesima teoria che aveva rivelato le aporie delle avanguardie
produttiviste, ribaltare il valore «negativo» dell'analisi formale in
teoria «positiva»: questo è l'equivoco cui il gruppo dell'Opojaz in gran
parte e l'ala «sinistra» dell'arte sovietica nella sua totalità non
riusciranno a sfuggire, dal '25 in poi. Si noti ancora una volta la
singolare omogeneità di funzioni storiche e di comportamenti che lega
fra loro avanguardie negative (Espressionismo e Dada) e formalismo
russo. La «riduzione all'oggetto» è il termine ultimo della loro
dissacrazione: anche se per le prime si tratta di un risultato ottenuto
tramite l'*autodegradazione* dell'attività artistica, e per il secondo di
un estremo tentativo di «salvarsi l'anima». Dada non «si traduce» in De
Stijl, la Negazione non si rovescia in Positivo attraverso un qualche
magico reagente. L'aporia dell'avanguardia è tutta qui: nel non saper
trovare altri strumenti per denunciare il proprio processo di
mercificazione, la propria incomunicabilità, che in un atto
comunicativo, anche se ridotto a pura testimonianza di se stesso, a puro
segnale. Negando la possibilità della comunicazione, l'avanguardia
rappresenta e rivela la «miseria» di una tipica utopia borghese: la
scoperta, cioè, che non è più dato altro Valore che il tendere verso
valori ineffettuali, irraggiungibili, privi di senso. Anche il
formalismo aveva distrutto e scientificamente, per giunta ogni
illusione circa il significato della comunicazione. Eichenbaum o
Šklovskij hanno un bell'attribuire agli «specialisti del compromesso» -
primo fra tutti Arvàtov la responsabilità del dissolversi della teoria
scientifica della forma in banali artifici. La banalizzazione del
formalismo è già insita nel suo disperato tentativo di autorecuperarsi
alla *produzione*[^33].
«L'unità dell'opera letteraria scrive Tynjanov nel '24[^34] non consiste
nella perfetta simmetria delle componenti, bensì... nella loro
integrazione dinamica... La forma dell'opera letteraria va intesa
dinamicamente». La «somma degli artifici», in cui nel '21 Šklovskij
riconosceva il principio cardine del processo formale, si presenta ora
come un tutto, un sistema, una struttura. Intorno al '25 Eichenbaum
scopre che nella linea di confine tra fonetica e semantica esiste la,
sintassi: la legge dello straniamento dovrà ora insistere su un
recuperato concetto di totalità della forma. Solo che si tratta di una
forma instabile, di una struttura che ha sempre meno a che fare con uno
stabilizzato «principio di ragione»: di una forma, insomma, che è
piuttosto un tendere verso una razionalità progettante. E' esattamente
il medesimo processo che si rivela nella vicenda delle avanguardie
figurative: si pensi al passaggio dalla pura «cultura dei materiali»,
perpetuata da Ladovskij nel Vchutemas, alle prime esperienze dei Vesnin
nel '23, a quel «manifesto» di sintesi positiva che è Lo stile e
l'epoca, scritto da Ginzburg nel '24.
L 'uso di una tecnica di analisi come supporto di una metodologia di
progettazione (letteraria o architettonica che questa sia ) è già nel
Tatlin dei Controrilievi; ma è con la costituzione del LEF' che nella
Russia sovietica avviene qualcosa che solo molto più tardi avverrà
nell'Occidente capitalista. Facendo funzionare in senso produttivo
l'analisi formale, tutto il contenuto demistificante della sua analisi
viene annullato. La sua inquietante contestazione del Futurismo risulta
neutralizzata:. la scoperta della distanza ineliminabile dell'arte dalla
vita, della fatale estraneità dell'arte alla «bandiera che sventola
sopra la cittadella»[^35], è fatta funzionare come forza» trainante di
un'ideologia. L'analisi formale si cala tutta all'interno della
struttura, del processo di formazione, dei congegni di articolazione
delle poetiche che ne ereditano, quindi, il lascito «positivo».
L'arte costruzione della vita, preconizzata dal LEF, può cos1 assorbire
in sé tutti gli apporti di movimenti oggettivamente antitetici.
Il messaggio lanciato nel '23 a futuristi, costuttivisti, produttivisti
e Opojaz è estremamente significativo[^36].
L'artista «tecnico del suo Javoro» agganciato allo studio delle «leggi
scientifiche della produzione poetica» può ora recuperare il formalismo
come affossatore delle tradizioni della letteratura borghese e come
rivèlatore delle leggi della produzione poetica, mentre si profila. una
nuova utopia, quella dell'arte proletaria come creazione della società
proletaria[^37].
Il carattere tutto accessorio e sovtastrutturale delle tesi
formalistiche circa la riduzione della progettazione alla.pura
organizzazione si rivela compiutamente nel momento in cui non può più
essere sottaciuto il predicato specifico di quella generica
«organizzazione».
Rovesciare tutta la tematica della «morte dell'arte» nell'ideologia del
lavoro, funzionalizzare come stimòlo verso il rinnovamento dei mezzi e
delle tecniche di p roduzione la scoperta marxiana dei connotati di
classe delle Istituzioni e delle discipline, affermare declsamente un
possibile uso di cla.s se più insidioso quanto più raffinato l'ideologia
del «soçialismo realizzato» a quella dell'organizzazione (tettonica,
fattura, costruzione): questi i compiti che il 10 gruppo di Lavoro dei
Costruttivisti (1920) e il loro massimo teorico, A. Gan, si assumono in
proprio[^38].
Sarebbe però errato considerare chiusa, dal '20 in poi, la partita
dell'àvanguardia: questa ha solo spostato in là i propri obiettivi.
L'estraneità delle istituzioni borghesi al destinò del proletariato
rende legittima la dichiarazione di morte al feticismo dei Valori
artistici, dà un fondamento < politico» al tradizionale ruolo
distruttivo delle avanguardie storiche. La guerra alle «verità eterne e
incorruttibili»[^39] è solo il polo dialettico della ricostruzione, tutta
ideologica, del ruolo sovrastorico delle discipline: dove il cambiamento
di segno da queste assunto non trova. altra giustificazione che quella
etica.
In luogò della classe, il proleta.riato unico arbitro del proprio
destino; in luogo delle contraddizioni ineliminabili insite nella
gestione operaia del Capitale, l'esaltazione dell'organizza zione
socialista; in luogo della rivelazione dell'oggettivo funzionamento
della Russia sovietica come momento di crisi del Capitale
internazionale, abbiamo l'assunzione dell'ttobre proletario come momento
di palingenesi universale, di epifania etica. Attribuendo al
proletariato il compito storico di reintegrare l'Uomo a se stesso e al
suo ambiente sociale, il recupero di un l avoro risacralizzato in quanto
non più ' alienato si traduce direttamente nell ideologia
dell'organizzazione, nel Piano. Né conta qualcosa l'osservazione dei
«diplomatici sovietici della cultura» in Occidente Ehrenburg ed El
Lisicki, non casualmente attaccati sia da Arvàtov che da Gan[^40] circa
la coincidenza delle linee gènerali di sviluppo capitalisti che e
sovietiche verso l'rganizzazione della produzione e la sua
pianificazione[^41].
Solo il socialismo realizzato ammette il Piano come espressione organica
del colloquio mistico fra le masse e il nuovo universo tecnologico: solo
in esso quel colloquio può significare la nuova verità della «raggiunta»
fine della divisione sociale del lavoro. La «città comunista» Gan lo
dichiara esplicitamente, e dopo di lui lo ripeteranno fino
all'saurimento El Lisickij e tutti i tecnici europei impegnati nella
costruzione reale di quella città, da Hannes Meyer ad Hans Schmidt 4 2 -
è il luogo specifico della manifestazione sociale del Piano, come la
«città borghese» è il luogo delle contraddizioni soggettivistiche e
dell'anarchia della produzione».
L'Organizzazione è pronta ora a divenire il campo specifico su cui
l'intellettuale può fonaare le proprie speranze di riscatto e di
sopravvivenza; né manca chi, come Kusner, portando fino in fondo
l'deologia costruttivista, individua nel mito dell'rganizzazione la fine
del «feticismo della tecnica»[^43].
L'immagine della produzione come celebrazione della socialità del
lavoro, dunque. Produttivismo e Costruttivismo, ereditando, dal '23
aleno, tutte le aspirazioni troricate del Suprematismo, indicano le vie
del rovesciamento del momento col lettivo nell'organizzazione di un
lavoro produttivo in cui la classe operaia sia esplicitamente chiamata a
riconoscersi completamente. Il macchinismo celebrativo della torre di
Tatlin del '19, i garages e i clubs operai di Mel'ikov dal '25 al '30, i
progetti urbanistici di Lavinskij, di Varentsov e dell'RU pensiamo
alla planimetria di Autostroi (1930), in cui Lavrov, Popo e Krutikov
sembrano tradurre in segno planimetrico reiterato l'equilibrio dinamico
di alcuni famosi Controrilievi tatliniani[^44], sono le tappe di un
progressivo sganciarsi dalla realizzazione di quello stesso piano
sociale che l'rganizzarsi dellé fcirme si assume il compito di
comunicare metaforicamente. (L'avvertimento di Maj akovskij agli
studenti del Vchutemas è veramente sintomatico al riguardo, cosi come lo
è la narrazione autobiografica. della Semenova sul ruolo del
produttivismo «astratto» in seno alle scuole di architettura) 4'.
Non vorremmo che si interpretassero le nostre osservazioni come una
scontata critica rivolta al carattere puramente propositivo, simbolico,
«non realistico», delle correnti eredi dello spiritualismo suprematista
e dell'ccezione costruttivista offerta da Gabo e Pevsner. In realtà è
proprio il formalismo dei membri dell'ASNOVA, di Mel'ikov, dei Golosov,
di Leonidov, a segnare con maggiore chiarezza storica le tappe
successive in cui si realizza il «dover essere» dell'vanguardia.
Notiamo anzitutto un fenomeno solo in apparenza paradossale. In nome
dell'autonomia della costruzione formale Tatlin aveva duramente
criticato il programma di addobbo monumentale delle città promulgato da
Lenin nel 1918. Nel '19 Tatlin stesso elabora il proprio «monumento»,
dimostrando involontariamente quale fosse lo sbocco logico delle teorie
produttivistiche sui materiali; nello ste::ro tempo, le avanguardie
danno il meglio di sé nel teatro, nello spettacolo di massa, nella
propaganda urbana: il ribaltamento «produttivo» dell'«arte» sulla città
diviene la soluzione «naturale» della emblematica della tecnica e delle
implicazioni libertarie ad essa attribuite. L'ideologia dello sviluppo
si cala nell'p pello al lavoro sociale, all'integrazione della classe
nel piano di sviluppo, all'identificazione della classe nello sviluppo.
Lo stesso Lenin aveva confermato la necessità per la classe di
considerarsi estranea agli strumenti di valorizzazione del Capitale
fisso. La NEP aveva sancito implicitamente l'insopprimibilità
dell'opposizione dei diretti interessi di classe al pur \ necessario
sviluppo degli strumenti e dei metodi di produ- zione.
Non cogliere la dialettica insita nella NEP e scegliere come proprio
campo di lavoro l'organizzazione dei modi di produzione come ideologia
pura per i formalisti, come ambiguo compromesso fra ideologia e tecnica
di intervento settoriale per gli architetti dell'OSA fa tutt'uno, per
gli intellettuali sovietici, con il travisamento del progetto leninista
rivolto a non annullare la classe nel piano, a liberare, anzi, il
potenziale di lotta della classe stessa, nell'autonomia della propria
estraneità allo stesso capitale sociale dentro al quale essa funge come
elemento trainante.
La doppia faccia del lavoro produttivo tutto dentro allo sviluppo e
contemporaneamente in lotta contro di esso viene annullata dall'deologia
che identifica classe e Piano. E' proprio questo, infatti, che
Ehrenburg, El Lisickij o i Vesnin indicano con il loro immediato
implicare il proletariato nel progetto di «liberazione collettiva» da
realizzare con lo sviluppo pianificato. Non a caso gli architetti
«radicali» tedeschi, olandesi o cecoslovacchi, potranno vedere nella
Russia sovietica il paese dell'utopia realizzata, il luogo eletto
dell'rganizzazione dello sviluppo, il campo di applicazione specifico in
cui è possibile attuare ' il sognato recupero di un lavoro intellettuale
riscattato nel suo ruolo di guida etica e tecnica a un tempo della
Civilisation machiniste[^48].
Il saggio di Vitezslav Prochazka, pubblicato in questo stesso volume,
documenta ampiamente la tensione ideale verso l'universo dell'umanesimo
socialista», tipico delle avanguardie progressiste cecoslovacche, da
Leva Fronta in poi. Ma forse, ancor più dell'opera. dei gruppi tedeschi
e ceki, è il pro getto elaborato d a Berlage per i l mausoleo di Lenin (
1 924 ) ad esibire uno spaccato concettuale di tale identificazione
dell'URSS, da parte della cultura radicale, come il luogo specifico
della fratellanza. universale, del riscatto miilenario dalla
oppressione. Il progetto. di Berlage non a caso si struttura intorno a
due alti fari, che ripetono il motivo del precedente progetto di
«Pantheon dell'manità» (1915), elaborato come accorato appello
umanitario contro la «barbarie» della prima guerra mondiale4 1
Lenin come incarnazione del recupero dell uomo totale e del riscatto
del, «lavoro», dunque: il corpo di fabbrica laterale, echeggiante con la
sua copertura a sheds ' un edificio industriale, è esplicito nella sua
allegoria del lavoro sublimato. L'intera attesa messianica di un futuro
liberatorio, che agita la cultura olandese della fine dell'800 e del
primo ventennio del '90 0, con tutto if suo bagaglio di teorie
teosofiche mistiche e anarchiche, sembra, con il progetto di Berlage,
aver trovato un oggetto concreto. capace di soddisfare quell'attesa. Fra
il mausoleo berlagiano, la Stadtkrone di Taut, la cattedrale del futuro
di Feininger e le «città della pace» di Kampffmeyer, C. Klein e
Schmidt-Rottluff, le differctPze soo al di là delle forme solo
marginali.
L'oscillare ambiguo tra l'autoconfinamento nell'deologia e il diretto
intervento nell'invenzione di forme socialiste di vita dal '28 in poi si
tratterà dell'invenzione della città socialista caratterizza il
dibattito architettonico nel periodo della NEP.
Ma il continuo insistere sul ruolo della letteratura o del cinema come
contributi all'organizzazione e alla «costruzione delle coscienze», o su
quello dell'architettura e della città come immagini sociali di una
pianificazione possibile, rivela a ben vedere una profonda inquietudine.
Il ruolo dell'ideologia e dell'utopia, dal periodo della NEP in poi, non
può più essere mis tificato. Quanto più l'rchitettura salva se stessa
come disciplina, quanto più tenta la salvaguardia del proprio ruolo
istituzionale, tanto più essa gettualità del prodotto di massa e, il
destino del tecnico che ne guida il ciclo di produzione vengono legati
insieme, in modo non dissimile a quanto faranno Benjamin e Dorner ' 2.
Non solo rispetto alle condizioni reali dell'industria sovietica degli
anni '20, ma anche nei confronti della situazione storica più generale
dell'organizzazione produttiva, quell'invocazione, quella scelta
soggettiva di proletarizzazione, appare l'ultima prefigurazione
possibile del Geist borghese. Se ora la Totalità è il proletariato, se è
questa la classe che porta a compimento la filosofia dialettica tedesca
- è il tema costante, del resto, delle pagine più mistificanti di Engels
e del giovane Lukàcs se è solo nel processo di costruzione
dell'niverso socialista che sembra darsi il nuovo, unico Valore,
allora non rimane che scavalcare i tempi, scongiurare il momento
dell'estinzione reale, oggettiva, del lavoro intellettuale e della sua
trasformazione in lavoro tecnico produttivo, anticipare con una scelta
soggettiva esattamente questo momento: scegliere insomma la propria
proletarizzazione per poterne gestire completamente i modi, la
qualità, i fini generali.
Che è come dire, per il lavoro intellettuale, mantenere inalterato il
proprio ruolo di coscienza del mondo, di anticipatore profetico, di
gestore dei fini etici dell'mrianità ( ora, nell'URSS, dell'umanità
liberata dalla Rivoluzione d'Ottobre). E' difficile non vedere in tale
scelta, chiarissima in tutti i documenti delle avanguardie sovietiche,
il pieno esplicarsi del ruolo specifico dell'ideologia borghese nel
senso più pieno del termine. Né ci faremo ingannare, in tale
riconoscimento ( come tanta parte della critica occidentale e sovietica
recente ), dal fatto che quell'ideologia insista ora su uno spazio
storico cambiato di segno. Si può seguire agevolmente il processo
storico delle ideologie artistiche sovietiche nella duplice vicenda che
fra il '28 e il '30 segna l'estinzione dei ruoli soggettivi datisi dai
due gruppi dei Razionalisti raccolti nell'OSA e intorno alla rivista
«SA» e dei Formalisti non solo i membri dell'ARU, l1' ''. anche, e
principalmente, Mel'nikov e Leonidov.
Di fronte al tema della riorganizzazione delle città, Ginzburg o
Sabsovic non possono rispondere come, del resto, Ochitovic o Barse -
che con proposte d'invenzione soggettiva di «città socialiste»: sarà
Kaganovic, nella sua relazione al Plenum del c.c. del 15 giugn'o 1931 a
ricordare come non esista spazio colmabile mediante prefigurazioni
soggettivé, nella gestione dell'conotnia socialista[^53]. L'intervento
degli architetti ed urbanisti stranieri, dal '29 in poi, si rivela così
come frutto di una scelta politica conseguente. La gestione
socialdemocratica della città, sperimentata in Germania dà! '24 in -
poi, può essere ora utilizzata come utile supporto tecnico allo sviluppo
regionale fissato dal primo piano quinquennale. Gli sbocohi che avrà
il lavoro di May, di Hannes e Kurt Meyer, di Hebebrand, di Stam, di
Schmidt, nell'Unione Sovietica', saranno studiati in modo
particolareggiato in questo stesso volume e pertanto possiamo per ora
tralasciarne l'analisi. Ai nostri fini è sufficiente sottolineare che è
proprio nel loro presentarsi come puri tecnici del Pi!tno, forniti del
mio, nimo ideologico ammissibile (o meglio, capaci di dare una veste
tutta. tecnica al loro minimo di ideologia ), che May o Schmidt
rivelano, storicamente, il reale volto sòvJ,:astrutturale del dibattito
interno ai gruppi di ricerca russi.
Sovrastrutturalità che potrà avere ancora, certo, un suo ruolo: come
propaganda. E non ' si è mai data propaganda che abbia. scelto
autonomamente gli oggetti di cui co.p.sigliare la fruizione. Alla luce
di tali considerazioni acquista 'un. nuovo significato quello che. è
stato acutaente chiamato il «recu7 pero del Suprematismo» da parte
-delle ' avanguardie russe tra il '27 e il '33 54
Nel '27 Aleksei Gari, il più accariitQ lassertore, nel '22, dell'
estinziqne dell'arte, scrive e proprio su «SA» le sue «Note su
azimir Malevié», in cui il consueto attacco ai formalisti e alla ASNOV
A, si, traduce. in un, progetto di recupero, delle «composizioni.
suprematiste astratte» come promotrici di «un nuovo atteggiamento
psicològico-percettivo di fronte alle mass.e volumetrico-spaziaIi»[^55].
Nello stesso tempo tra il '27 e il '28 Mel'ikov, e dal '27 al '33
Leonidov i Formalisti portano al massimo compimento la poetica dello
«straniamento semantico» dell'ggetto, letto in chiave neosuprematista
- non come oggetto-modulo di produzione o di serie, bensì come oggetto
autonomo inserito in una serie definibile solo in termini ' dir
linguaggio, di articolazione geometrica. Dal planita e dal Proun,
piattaforme di passaggio all'rchitettura e alla produzione, produzione
e architettura riapprodano, con loro, a planiti e Proun «realizzati»,
ma non per questo meno programmatici.
Basterebbe intraprendere una compiuta analisi strutturale degli
assemblages geometrici melnikoviani per scoprire quanto la tecnica del
montaggio sia per essi non tanto e non solo metafora della catena di
produzione, quanto piuttosto proposta di recupero di una qualità
all'interno di questa. I modi di produzione riducono oggettivamente il
rapporto ' uomomacchina a relazione astratta fra «oggetti»: il club
operaio sarà il luogo dove tale relazione dovrà ricaricarsi di
significati. E' proprio la distanza dalla fabbrica del club operaio che
permette tale recupero: lo straniamento semantico insisterà quindi sulle
immagini della catena di produzione, astratta fino ad assumere i
connotati di un insieme di puri segni geometrici. Il lavoro del «tecnico
della forma» inizierà da qui: suo compite.. non sarà quello di rendere
significanti quei segni, bensì di fàrli «scontrare» fra loro, di
assumere il loro vuoto come materiale di una comunicazione volutamente
ambigua, perché sospesa fra la pura ed ermetica affermazione di se
stessa e l'indicazione altrettanto ermetica di una forma come
tensione verso un inattuale principio di Ragione.
Più che nel club Rusakov, club Svoboda (detto «il sigillo per la
fabbrica «Procellaria» '28-'29. Nel primo è notevole del '28, ciò è
leggibile nel della libertà» ), o in quello (detto «dei cilindri» ), del
l'ntroduzione di un invito esplicito a una lettura in movimento, in cui
il percorso dell'sservatore, indirizzato secondo la direttrice
avvolgente delle rampe che attraversano e spaccano.trasversalmente la '
«mac china» formale, segue da vicino l'quilibrio di namico degli oggetti
geometrici che si contrappongono nella loro assoluta disomogeneità 5 6.
Nel secondo, la «distorsione», il priem, entra nella stessa definizione
dei singoli elementi: i cilindri vetrati, che si intersecano e si
raccordano solo nel «piatto» superiore che unifica la frase geometrica,
contrastano con la loro articolazione il neutro parallepipedo da cui
emergono. ( E ' la medesima esibizione di un montaggio di forme
discontinue che gli allievi di Ladovskij e Doukacaev avevano
sperimentato allo stato puro nel V chutemas, e che verrà ripreso da Ilya
Golosov, nel club Zujev o nel progetto di tea tro per Sverdlovsk).
Ciò che caratterizza tali esperienze, comunque, è come per le
Kinopravda di Vertov ' il tentativo di estrarre un massimo di
comunicazione dal montaggio di segni privi di s ignificati intrinseci.
L'avanguardia torna su se stessa, ripercorre filologicamente le tappe
del proprio processo.
La teoria dell'ir rile vanza della dimensione semantica nel contesto
poetico ha ormai dato la mano all'utopia del Significato. Il primato
della parola-segno o, in architettura, dell'oggetto-segno si rivela
come giustificazione di tecniche di montaggio formale che comportino una
«tensione nella ricerca del significato». 5 7. E' esattamente quanto
accade nel cinema di Dziga Vertov, nelle ermetiche aggregazioni di
Mel'nikov e Leonidov, negli assemblages metaforici di El Lisickij.
Degradandosi volontariamente a combinazione di vuoti segni, il
linguaggio artistico recupera così l'nica stratificazione di semanticità
ormai ammissibile, e proietta la questione del proprio senso al di là di
se stesso, al di là dell'mmediato presente (proprio l'opposto di quanto
teorizzato da Tatlin, Rodčenko e dalla Stepanova nel '20 ).
Ancora una volta l'arte, in quanto puro progetto, in qu anto
anticipazione di una globalità pianificata che ' attende un significato,
in quanto istanza che dichiara implicitamente la propria impossibilità
oggettiva a riempire di senso le pro prie antlcIpazioni, cerca nel
futuro le condizioni della propria sopravvivenza. E nello stesso momento
in cui essa rinchiude l'intera questione del proprio valore in una
ipotesi, essa segna le vie della propria estinzione. L'ipotesi vale in
se stessa, recupera un proprio significato solo se sospende se stessa al
di sopra del reale: le forme in tensione e in opposizione dei garages e
dei clubs operai di Mel'nikov non alludono ad alcuna utopia, affermano
solo se stesse, al di là di ogni attributo funzionale.
Sotto questo aspetto la vicenda dell'arte russa non si differenzia da
quella dell'vanguardia nel suo complesso, altro che per la radicalità
con cui essa si sviluppa nell'Unione Sovietica tra il '20 e il '30. Il
p'ensiero negativo, questo culmine dell'laborazione dialettica borghese,
sceglie ancora una volta il terreno dell'ipotesi fine a se stessa, per
scongiurat e provvisoriamente un'eutanasia paventata come inevitabile.
Il dilemma, allo scadere degli anni '30, diviene angosciante. Rimanere
fedeli come fanno Tatlin, Mel'ikov, i fratelli Golosov o Leonidov -
alla legge dell'ostranenie, dello «straniamento» dell'ggetto, non può
che significare il ritorno allo «slittamento semantico», teorizzato dal
giovane Šklovskij come artificio necessario all'strazione dell'oggetto
stesso dall'utomatismo della percezione. (I traslati geometrici e le
intersezioni articolate dei clubs operai di Mel'nikov, la riinvenzione
continua dei modi di articolazione degli oggetti, l'so dello
perimentalismo basato sull'associazione arbitraria delle interiezioni
geometriche nel Dom Narkontiazproma di Leonidov, ne sono solo le prove
più appariscenti). Ma con ciò si sancisce definitivamente la propria com
pleta estraneità al progetto cui tutte le avanguardie avevano teso:
l'organizzazione di un universo tipizzato, dominato dalle leggi
dell'automatismo percettivo. La distanza, alla fine, da quello che
Benjamin chiamerà l'uso «politico» della riproduzione tecnologica[^58].
Né può sfuggire che la protesta implicita nelle metafore di Mel'nikov è
tutta calata nella tradizione della negazione romantica. L:immagine del
nuovo universo della produzione
- cui alludono, malgrado tutto, i suoi «montaggi» formali
- ha come fine l'esorcizzazione di quello stesso universo, si, risolve
in un 'ipotesi, data in partenza come ineffettuale, circa la
possibilità di un dominio soggettivo e intellettuale su di esso.
Al di là delle autogiustificazioni programmatiche ciò ha un solo
significato. L'arte riproponendosi come tale scopre di poter
sopravvivere solo tornando ac;l estraniarsi dalla «bandiera che sventola
sulla cittadella». Anche per i formalisti, dopo il '30, non rimane che
la poesia come atto privato, ermetico, improduttivo, àl limite
incomunicabile.
La stessa teoria dell'irrilevanza semantica nel contesto formale implica
la disponibilità delle strutture geometriche a significati
predeterminati: ed è innegabile che gli artifici combinatori di Mel'ikov
sono al di là del loro macchinismo generieo oggetti tanto più
disponibili quanto più concentrati sulla specificità del loro autonomo
costruirsi.
Un solo passo avanti e otterremo il Letatlin, l'uomomacchina volante
elaborato da Tatlin, nel 19;3 0-'31, nel monastero Novodevicky di Mosca.
Nel Letatlin c'è tutto: la mistica della macchina e l'stanza di un
dominio «umano» su di essa, la tensione verso il futuro e il naufragio
nell'arcaico, l'ansia produttiva e il recupero di un'incolmabile
distanza dalla produzione 9. Ma c'è, principalmente, la scoperta
dell'nattualità della stessa avanguardia. Per sopravvivere non c'è che
tornare alle origini, accettare di giocare di nuovo, su un filo da
equilibrista, una partita con la storia in bilico tra l'utile e il
ridicolo. La distanza per il Tatlin del '30 fra l'quilibrista e il
clown è minima.
In questo tornare al banale di un'arte che nonostante tutto si ostina a
volersi presentare come produttiva, è inutile leggere fasi biomorfiche
della poetica tatliniana o profezi[^60]. bilanciate da un profondo
disincantamento
Il gesto-buffonata dei primi budetljane si ripresenta con il Letatlin
privato di aggressività. Comunicando inequivoca bilmente che il vuoto
oggettivo che esso occupa è l'eco, la rappresentazione, l'evocazione del
deserto scoperto nel '13 da Malevic: con la differenza che laddove il
deserto di Malevic era un campo vuoto, da colmare di infinite forze
potenziali, quello del Letatlin è il simbolo del definitivo «addio al
mondo» dato dall'avanguardia. Un addio che è tuttavia tutto scontato
nelle proprie premesse e che era già contenuto nel coerente rifiuto
della cosiddetta «ala destra» del Costruttivismo o dei primi saggi
dell'Opoj az a risolvere l'arte nella produzione.
E' proprio la «macchina inutile» tatliniana che rende evidente la
fondamentale ambiguità dell'Avanguardia: una ambiguità che
l'architettura ha avuto il'compito storico di coprire piuttosto che di
rivelare.
Il Formalismo aveva visto giusto: il soggiacere al reale, alle cose,
alle parole-cose del Futurismo, era in realtà un diabolico artificio per
sfuggire al dominio del reale. Lo straniamento, la deformazione del
dato, non è che l'ltimo progetto di dominio soggettivo del!'anima sul
mondo attraverso le forme.
Assumendo i connotati della macchina e di una macchina particolarmente
carica di valori simbolici, come l'uomo volante ed estraniando
quest'ultima dalla concretezza della produzione, Tatlin torna
all'origine. Il pathos cosmico del Suprematismo, nella sua tensione
verso la conquista di una riconciliazione globale dell'uomo con
l'universo, si trasforma
- nel Letatlin progettato nell'RSS del primo piano quinquennale
all'interno di una torre monastica[^61] in un mònito ironico e
disincantato ad un tempo, che sancisce,.insieme al totale recupero
dell'estraneità dell'arte alla vita, la nullità di se stessa, in
quanto groviglio di cuntraddizioni soggettive tanto prive di soluzioni
quanto del tutto ineffettuali.
Il ritorno dell'arte a se stessa e il suo estinguersi reale,
verificabile in tutte le più significative esperienze dell'architettura
sovietica alle soglie degli anni Trenta, non presenta assolutamente
nulla di «eroico», nulla di imposto dall'esterno. Il Kitsch staliniano è
solo una cartina di tornasole che chiarisce un destino storico che
accomuna l e avànguardie sovietiche a quelle occident aÌi, e che in
quanto tale attende di essere ristudiato.
E' piuttosto significativo che nelle recenti rivalutazioni delle tesi
«eroiche» del Costruttivismo russo, si eviti accura. tamente di
osservare come 't utto quell'nticipare ideologicamente, metaforicamente,
simbolicamente, il momento «necessario» dell'rganizzazione produttiva,
del funzionamento del ciclo economico complessivo come «macchina
globale, non trovasse altra giustificazione che in ragioni tutte immerse
in una visione palingenetica ed etica del «mondo nuovo». In tutto
quell'gitare il vessillo della «conoscenza», dell'indagine analitica,
della ricerca formale come scavo nelle strutture logiche del reale,
nessuna indagine oggettiva si è preoccupata di mettere in luce il
significato ultimo dell'organizzazione e della razionalizzazione del
lavoro in sé, come modi del controllo e del dominio del capitale sociale
sui movimenti di classe. L 'ideologia del lavoro, offerta e riprodotta
dagli intellettuali, proprio per la connessione tutta mistificata da
essi istituita fra il volto sociale della classe operaia e la rior
ganizzazione della divisione sociale del lavoro, fra,clàsse e piano
produttivo, non può che assumere un ruolo celbrativo della
«costruzione del Socialismo»: tanto da poter capire, in questa chiave,
le insofferenze di un Gan di un Pasternak o di un Majakovskij nei
confronti del lucido esperimento della NEP.
Ma è chiaro che non è solo l'alleanza tutta verbale fra avanguardie ' e
Rivoluzione che provoca l'impasse. La distanza incolmabile fra
intellettuali e processo rivoluzionario è proprio nell'impossibilità di
quegli intellettuali a rovesciare integralmente in analisi politicà i
loro strumenti di conoscenza, nella loro incapacità a rileggere
criticamente il ruolo con solidato delle loro discipline. Scoprire il
ruolo di strumento di valorizzazione del capitale, proprio di
quell'organizzazione del piano da loro agitato come asse ideologico, ri
scoprire marxianamente l'pposizione ineliminabile. fra capi tale e
lavoro, rifiutarsi di agitare, nella prOleZlOne sociale dei rapporti di
produzione, la mitologia della raggiunta sparizione della divisione
sociale del lavoro: sono questi 1 compiti politici cui gli intellettuali
russi si sottraggono storicamente. Cosi, da rendere lampante che la loro
Rivoluzione aveva ben poco a che fare con quella bolScevica. Come per il
Lukàcs di Storia e coscienza di classe, come per Karl Korsch, come per
tutto il Linkskommunismus europeQ o per gli intellettuali «radicali»
della Germania di Weimar, la rivoluzione è il compimento, per loro, del
compito storico del proletariato: la restaurazione della categoria della
totalità, la distruzione immediata e soggettiva della reificazione, il
recupero dell'integralità dell'Uomo come Sp'irito hegeliano finalmente
autorealizzato. Confondendo la Rivoluzione bolscevica con la Rivoluzione
etica auspicata per tutto il corso dell'800 dagli intellettuali
«dissidenti», l'intelligencija russa rivela come in tutta la sua volontà
di costruzione del «mondo nuovo» per l'omo nuovo si celi il permanere
dell'antico sogno dell'intellettuale europeo: porsi come guida morale
dell'rganizzazione di classe. Perché nient'altro significa quel continuo
affrontare il tema della costruzione del volto sociale del potere
proletario, che far passare sopra generici slogans politici il preciso
obiettivo di una ristrutturazione globale della divisione sociale del
lavoro, in cui l'elaborazione intellettule continui ad assumere un
ruolo privilegiato.
Con il che si scopre che è proprio nelle autogiustificazione politiche
dell'ASNOVA, dell'OSA, dell'ARU, nella riorganizzazione disciplinare
compiuta nel Vchutemas e nel Vchutein, nei tentativi di definire
formalmente l'assetto della «città socialista», che gli intellettuali,
al di là di tutte le loro pur reali differenziazioni, offrono il loro
formidabile appoggio all'ideologia del socialismo realizzato. Tanto, che
è legittimo chiedersi se nella vicenda che vede quel socialismo
fagocitare le ideologie che ne avevano facilitato la crescita, sia da
vedersi una tragedia o non piuttosto una «necessaria ironia della
storia».
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title: "Manfredo Tafuri, Renesansa"
...
<!-- # I problemi del Rinascimento -->
> # Problemi renesanse
<!-- ## a) Architettura e città -->
> ## a) Arhitektura in mesto
<!-- È importante insistere, a proposito della tematica umanistica inerente
alla città, sul profondo carattere realistico che essa assume sin
dall'inizio. Anzi, di fronte alle escatologie e alle aspettazioni
millenarie del Medioevo, l'Umanesimo riafferma il carattere concreto,
socialmente ed economicamente determinato, della vita urbana e degli
sviluppi cittadini: la "città prospettica" del Brunelleschi e
dell'Alberti è la città reale, con tutta la complessità delle sue
stratificazioni storiche, nella quale i nuovi "oggetti" prospettici
introducono un nuovo comportamento umano -- laico e razionale -- assai
più che una proposta di ristrutturazione fisica globale. Nel *De re
aedificatoria* l'Alberti accetta palesemente la dialettica fra
l'edificio singolo, nel quale il razionalismo e lo storicismo umanistici
possono manifestarsi in pieno, e la città, quadro dei vari interventi
successivi. In ciò l'Alberti è assai più aristotelico di quanto farebbe
supporre la sua famosa definizione della città come "grande casa". -->
> Pomembno je poudariti globoko realistično naravo humanistične teme mesta
> od samega začetka. Humanizem namreč spričo eshatologij in tisočletnih
> pričakovanj srednjega veka potrjuje konkretni, družbeno in ekonomsko
> pogojeni značaj mestnega življenja in razvoja mest: \"perspektivno
> mesto\" Brunelleschija in Albertija je resnično mesto z vso
> kompleksnostjo njegovih zgodovinskih razslojenosti, v katerem novi
> perspektivni \"objekti\" uvajajo novo človeško vedenje - posvetno in
> racionalno - veliko bolj kot predlog globalnega fizičnega
> prestrukturiranja. V *De re aedificatoria* Alberti jasno sprejema
> dialektiko med posamezno stavbo, v kateri se lahko humanistični
> racionalizem in historizem v celoti izrazita, in mestom, ki je okvir
> različnih zaporednih posegov. Pri tem je Alberti veliko bolj
> aristotelski, kot bi lahko sklepali po njegovi slavni opredelitvi mesta
> kot \"velike hiše\".
<!-- In realtà l'intervento architettonico viene destinato dall'Alberti alla
razionalizzazione critica dei tessuti polistratificati: ed eguale
compito hanno i singoli elementi modificabili della struttura urbana,
dal perimetro murario alle nuove stende. Non è quindi una codificazione
dell'urbanistica medievale, quella dell'Alberti, bensì un'ipotesi
sull'uso delle convenzioni vigenti, trasformate dall'unico parametro
completamente in possesso dell'architetto: l'indagine tipologica. È
proprio quest'ultima che costituisce il trait-d'union delle
teorizzazioni umanistiche che leggono l'architettura come fenomeno
urbano. La casistica tipologica di Francesco di Giorgio e le invenzioni
leonardesche a scala urbana vanno lette precisamente in questa chiave:
come atti di realismo, quindi, decisamente antiutopistici. Sono la
costanza metodologica nella formazione delle tipologie residenziali o
degli edifici di uso pubblico, nella sperimentazione di Francesco di
Giorgio, o l'individuazione di unità complesse di riorganizzazione delle
strutture cittadine, tipica delle ricerche di Leonardo, che offrono basi
realistiche per lo sviluppo delle città. Tali teorici accettano i
fondamenti politici ed economici in fuse di riorganizzazione, comprese
le rigide distinzioni di classe. Il loro compito di tecnici integrati al
massimo livello nelle trasformazioni in corso impedisce loro di
inventare ideologie urbane: lo strumento tipologico è usato come il più
adeguato per una razionalizzazione avanzata. Ciò malgrado la crisi della
committenza -- già in atto nella seconda metà del '400 -- provoca il
fallimento persino di tali tecniche di razionalizzazione: i felici casi
di Urbino e Pienza rimangono isolati e irripetibili. È solo a questo
punto che, per reazione, il realismo umanistico si concentra da un lato
nell'elaborazione dei modelli per le uniche iniziative concrete di nuovi
impianti urbani -- nasce, come scienza autonoma, l'indagine sulle
fortificazioni e le città militari --, ed evade, d'altro lato, nel sogno
utopistico. La casistica urbana di Francesco di Giorgio è ancora
estranea all'utopia: la regolarità dei tracciati geometrici per quanto
giustificata con parametri eruditi e simbolici, ha il valore di un
campione di laboratorio deformabile all'infinito al confronto con la
complessa fenomenologia dei siti. La Sforzinda filaretiana, invece, è la
testimonianza di un atteggiamento diverso. In quanto polemica
dichiarazione di principio il trattato del Filarete tende a dimostrare
la possibilità concreta di realizzazione di un organismo urbano
unitario, la cui figura a stella è colma di riferimenti astrologici e
simbolici; in quanto aspirazione cosciente del proprio carattere
ideologico, la tipologia architettonica di Sforzinda accentua, in senso
fantastico, la disarticolazione degli elementi grammaticali e la
dimensione prospettica. Al limite fra la polemica e l'utopia, l'opera
del Filarete segna l'inizio della crisi del "realismo" umanistico. Crisi
che viene accentuata dall'uso celebrativo e simbolico della cultura
prospettica tipica dell'ambiente romano, da Niccolò V in poi. Roma sacra
come civitas Dei o Gerusalemme celeste: nulla di più lontano dalla
repubblica razionale e mondana del Salutati o del Bruni. Né storicamente
è poco importante che del programma albertiano non vengano realizzati a
Roma che dei frammenti, o che, alla fine del sec\. XVI, il piano sistino
tenda a compensare realismo politico e intenti celebrativi. -->
> V resnici je Albertijev arhitekturni poseg namenjen kritični
> racionalizaciji večplastne strukture: enako nalogo opravljajo posamezni
> spremenljivi elementi mestne strukture, od obodnih zidov do nove stende.
> Albertijevo delo torej ni kodifikacija srednjeveškega urbanizma, temveč
> hipoteza o uporabi obstoječih konvencij, preoblikovana z edinim
> parametrom, ki ga je imel arhitekt na voljo: tipološko raziskavo. Prav
> to je značilnost humanističnih teorij, ki arhitekturo razumejo kot
> urbani pojav. Tipološko kazuistiko Francesca di Giorgia in Leonardove
> izume v urbanem merilu je treba brati prav v tem ključu: kot dejanja
> realizma, torej odločno antiutopična. Prav metodološka stalnost pri
> oblikovanju stanovanjskih tipologij ali stavb za javno rabo v
> eksperimentiranju Francesca di Giorgia ali opredelitev kompleksnih enot
> reorganizacije mestnih struktur, značilna za Leonardove raziskave,
> ponujata realistične podlage za razvoj mest. Takšni teoretiki sprejemajo
> politične in ekonomske temelje reorganizacije združevanja, vključno s
> strogimi razrednimi razlikami. Njihova naloga tehnikov, ki so na
> najvišji ravni vključeni v potekajoče preobrazbe, jim preprečuje, da bi
> izumljali urbanistične ideologije: tipološko orodje se uporablja kot
> najprimernejše za napredno racionalizacijo. To se je zgodilo kljub temu,
> da je kriza mecenstva, ki se je začela že v drugi polovici 15. stoletja,
> povzročila neuspeh tudi teh racionalizacijskih tehnik: srečna primera
> Urbina in Pienze ostajata osamljena in neponovljiva. Šele na tej točki
> se je humanistični realizem kot reakcija na eni strani osredotočil na
> izdelavo modelov za edine konkretne pobude za nove urbane sisteme -
> raziskovanje utrdb in vojaških mest se je rodilo kot samostojna
> znanost - in se na drugi strani izognil utopičnim sanjam. Po drugi
> strani pa se izmika utopičnim sanjam. urbanistični kazuistiki Francesca
> di Giorgia je utopija še vedno tuja: pravilnost geometrijskih
> razporeditev, četudi utemeljena z eruditskimi in simbolnimi parametri,
> ima vrednost laboratorijskega vzorca, ki se lahko v primerjavi s
> kompleksno fenomenologijo krajev neskončno deformira. Filaretijeva
> Sforzinda pa priča o drugačnem odnosu. Kot polemična načelna deklaracija
> želi Filaretov traktat pokazati konkretno možnost uresničitve enotnega
> urbanega organizma, katerega zvezdasta oblika je polna astroloških in
> simbolnih referenc; kot težnja, ki se zaveda svoje ideološke narave,
> Sforzindova arhitekturna tipologija v fantastičnem smislu poudarja
> razdrobljenost slovničnih elementov in perspektivno razsežnost. Na meji
> med polemiko in utopijo Filaretovo delo zaznamuje začetek krize
> humanističnega \"realizma\". To krizo je poudarjala slavnostna in
> simbolična uporaba perspektivne kulture, značilne za rimsko okolje od
> Nikolaja V dalje. Sveti Rim kot civitas Dei ali nebeški Jeruzalem: nič
> ne bi moglo biti bolj oddaljeno od racionalne in posvetne republike
> Salutatija ali Brunija. Prav tako ni zgodovinsko nepomembno, da so v
> Rimu uresničili le delčke Albertijevega programa ali da se je ob koncu
> 16. stoletja načrt Sikstine nagibal k nadomestitvi političnega realizma
> in slavnostnih namenov.
<!-- Ciò che conta è la soluzione di continuità che separa la politica
urbanistica papale dall'avanzato programma di ristrutturazione aragonese
per Napoli, da un lato, dal puro funzionalismo degli interventi
olandesi, tedeschi o scandinavi, dall'altro. Contro la città-messaggio,
contro la città-simbolo, si riafferma la città funzionale agli interessi
dell'alta borghesia finanziaria: e non fa parte degli interessi di tale
nuova oligarchia l'elaborazione a livello ideologico di auliche o
emblematiche formae urbia di valore universale. La Strada Nuova
genovese, la Fuggerei ad Augusta, i nuovi quartieri di Anversa o di
Copenaghen, sono tutti interventi parziali, privi di ragioni polemiche
nei confronti degli antichi tessuti, spesso realizzati con meccanismi
economici già operanti da tempo ed in cui il problema della forma non è
che tema secondario. E non basta: la razionalizzazione attuata a livello
di settore e sulla base di una serie di meccanismi speculativi di
accumulazione privata, non vuole proporsi come modello generalizzabile
all'intera città. Né può dirsi che la struttura elaborata
sperimentalmente nelle città coloniali in America, costituisca
l'alternativa alla città europea. Gli schematici quadrilloges e le
organizzazioni spaziali che si aprono al loro centro, riducono la città
a mero supporto strutturale, del tutto disponibile ma privo di forma:
anche in tema urbanistico il prestigio intellettuale della forma è
annullato nei paesi coloniali, a favore della spietata logica dello
sfruttamento. È in fondo ciò che accade anche nei paesi europei più
avanzati rispetto alla formazione della moderna organizzazione del
capitale: l'"eclissi del sacro", cui i paesi dello Controriforma tentano
di opporsi con la mitizzazione di alcune città-simbolo -- da Roma a
Granada alla Milano borromea -- è accettata in pieno nelle città
riformate. Il problema, qui, caso mai, è quello di compensare il
funzionalismo, e l'iniziativa pubblica e privata, con un nuovo rigorismo
formale: è il tema affrontato al massimo livello da Elias Holl ad
Augusta. Al confronto di tale dialettica fra mitologia ed empirismo le
utopie del riformismo sociale del Moro (1516), dell'Agostini (1553), del
Patrizi, del Doni (1548), di Valentin Andreae (1619), sono testimonianze
di un profondo scetticismo sul possibile ruolo "progressivo"
dell'intellettuale europeo. Le città del sole, le Gerusalemmi terrene,
le società perfette e comunitarie, il comunismo economico e sessuale, il
deismo -- temi costanti di tali sogni politici -- non sono proposte
reali di razionalizzazione sociale: in essi va piuttosto riconosciuta
l'ultima, drammatica testimonianza del razionalismo umanistico, che, di
fronte al fallimento palese dei propri programmi sociali, sancisce con
le sue escatologiche aspettazioni il declino dello propria stessa
funzione civile. Declino che viene puntualmente registrato dalla più
antiutopistica delle correnti teoriche del '500. I trattati sulla
tecnica fortificatoria del Dürer (1527), del Lorini (1596), del Bellucci
(1598), del Maggi (1546), del De Marchi (1599), dello Speckle (1589),
del Perret (1604), ignorano sia i problemi eruditi della cultura
vitruviana, che le astrazioni del riformismo utopistico. Al programma
umanistico dello laica città dell'uomo si è ormai sostituita la realtà
politica messa spietatamente in luce dal Machiavelli: al tramonto della
città ideale risponde il cinico realismo delle "città-macchine di
difesa" del Principe (Horst de la Croix, *Military Architecture and the
Radial City Plan in XVI Century in Italy*, AB, XLII, 1960; P\. Marconi,
*La cittadella come macrocosmo* Quad\. dell'Ist\. di Stor\.
dell'Archit\., 1968, n\. 85--90, sulle persistenze simboliche
nell'urbanistica rinascimentale). Il Bellucci potrà quindi ironizzare
crudelmente sul ruolo degli architetti, invitandoli a limitare i propri
studi alle sovrastrutture formali: è il teorico militare il nuovo
scienziato dei fenomeni urbani. Il tramonto definitivo delle ideologie
sovrastrutturali dell'Umanesimo è così sancito. Ai secoli successivi non
rimarrà che accettare il ruolo di retroguardia riservato
all'architettura nei confronti delle trasformazioni urbane, o coprirlo
con il rigoglioso ma patetico fiorire di una evasiva civiltà
dell'immagine. -->
> Pomembna je rešitev kontinuitete, ki papeško urbanistično politiko
> ločuje od naprednega aragonskega programa prestrukturiranja Neaplja na
> eni strani in čistega funkcionalizma nizozemskih, nemških ali
> skandinavskih posegov na drugi. Proti sporočilu mesta, proti simbolu
> mesta se je ponovno potrdilo mesto, funkcionalno za interese višje
> finančne buržoazije: in razvoj dvornih ali emblematičnih formae urbia
> univerzalne vrednosti na ideološki ravni ni bil del interesov te nove
> oligarhije. Strada Nuova v Genovi, Fuggerei v Augsburgu, nove četrti v
> Antwerpnu ali Københavnu so delni posegi, brez polemičnih razlogov glede
> starega tkiva, pogosto izvedeni z že nekaj časa delujočimi ekonomskimi
> mehanizmi, pri katerih je problem oblike le sekundarno vprašanje. A to
> ni dovolj: racionalizacija, ki se izvaja na sektorski ravni in na
> podlagi vrste špekulativnih mehanizmov zasebne akumulacije, naj ne bi
> bila model, ki bi ga bilo mogoče posplošiti na celotno mesto. Prav tako
> ne moremo trditi, da je struktura, ki so jo eksperimentalno razvili v
> kolonialnih mestih v Ameriki, alternativa evropskemu mestu. Shematični
> kvadrilogi in prostorske organizacije, ki se odpirajo v njihovem
> središču, zmanjšujejo mesto na zgolj strukturno podporo, ki je v celoti
> na voljo, vendar brez oblike: celo na področju urbanističnega
> načrtovanja je intelektualni prestiž oblike v kolonialnih državah
> ukinjen v korist neusmiljene logike izkoriščanja. To se v bistvu dogaja
> celo v najnaprednejših evropskih državah v zvezi z oblikovanjem sodobne
> organizacije kapitala: \"zaton svetega\", ki so se mu države
> protireformacije skušale zoperstaviti z mitologizacijo določenih
> mest-simbolov - od Rima do Granade in Borromejskega Milana -, je v
> reformiranih mestih popolnoma sprejet. Če že, je problem v tem, kako
> nadomestiti funkcionalizem ter javno in zasebno pobudo z novo formalno
> strogostjo: s tem vprašanjem se je na najvišji ravni ukvarjal Elias Holl
> v Augsburgu. V primerjavi s to dialektiko med mitologijo in empirijo so
> utopije socialnega reformizma Mora (1516), Agostinija (1553), Patrizija,
> Donija (1548) in Valentina Andreae (1619) dokaz globoke skepse glede
> možne \"napredne\" vloge evropskega intelektualca. Sončna mesta,
> zemeljski Jeruzalem, popolne in skupnostne družbe, ekonomski in spolni
> komunizem, deizem - stalne teme teh političnih sanj - niso resnični
> predlogi za družbeno racionalizacijo, temveč so zadnje, dramatično
> pričevanje humanističnega racionalizma, ki ob očitnem neuspehu svojih
> družbenih programov z eshatološkimi pričakovanji sankcionira zaton svoje
> lastne civilne funkcije. Upad, ki so ga natančno zabeležili najbolj
> antiutopični teoretski tokovi 16. stoletja. Razprave o tehnikah
> utrjevanja, ki so jih napisali Dürer (1527), Lorini (1596), Bellucci
> (1598), Maggi (1546), De Marchi (1599), Speckle (1589) in Perret (1604),
> ne upoštevajo tako eruditskih problemov vitruvijske kulture kot
> abstrakcij utopičnega reformizma. Humanistični program posvetnega mesta
> človeka je zdaj zamenjala politična realnost, ki jo je neusmiljeno
> izpostavil Machiavelli: na sončni zahod idealnega mesta odgovarja
> cinični realizem prinčevih \"obrambnih strojnih mest\" (Horst de la
> Croix, *Military Architecture and the Radial City Plan in XVI Century in
> Italy,* AB, XLII, 1960; P. Marconi, *La cittadella come macrocosmo*
> Quad. dell\'Ist. di Stor. dell\'Archit, 1968, št. 85-90, o simbolnih
> vztrajnostih v renesančnem urbanizmu). Bellucci bi lahko potem kruto
> ironiziral vlogo arhitektov in jih pozval, naj svoje študije omejijo na
> formalne nadgradnje: vojaški teoretik je novi znanstvenik urbanih
> pojavov. S tem je dokončno potrjen propad nadstrukturnih ideologij
> humanizma. Naslednja stoletja ne bi imela druge izbire, kot da se
> sprijaznijo z vlogo, ki jo je arhitektura imela v ozadju urbanih
> preobrazb, ali pa jo zakrijejo z bujnim, a patetičnim razcvetom
> izmikajoče se civilizacije podobe.
<!-- (Sull'utopismo rinascimentale cfr.: C\. Curcio, *Utopisti e riformatori
sociali del '500*, Bologna, 1941; R\. Ruyer, *L'utopie et les utopies*,
Paris, 1950; G\. Negry, J\. M\. Patrick, *The Quest for Utopia*, New
York, 1952; G\. Münter, *Idealstädte, Ihre Geschichte vom 15ten zum
17ten Jhdt.*, Berlin, 1957; L\. Firpo, *Lo stato ideale della
Controriforma*, Bari, 1957; R\. Mucchielli, *Le mythe de la cité
idéale*, Paris, 1958; Autori vari, *Les utopies à la Renaissance*,
Bruxelles-Paris, 1963). -->
> (O renesančnem utopizmu glej: C. Curcio, *Utopisti e riformatori sociali
> del \'500,* Bologna, 1941; R. Ruyer, *L\'utopie et les utopies*, Paris,
> 1950; G. Negry, J. M. Patrick, *The Quest for Utopia,* New York, 1952;
> G. Münter, *Idealstädte, Ihre Geschichte vom 15ten zum 17ten Jhdt.* ,
> Berlin, 1957; L. Firpo, *Lo stato ideale della Controriforma*, Bari,
> 1957; R. Mucchielli, *Le mythe de la cité idéale,* Paris, 1958; Autori
> vari, *Les utopies à la Renaissance*, Bruxelles-Paris, 1963).
<!-- ## b) Architettura, scienca, tecnologia. -->
> ## b) arhitektura, znanost, tehnologija.
<!-- Il grande interesse per la tecnologia, diffuso nel tardo '300 e nel
primo '400 in Toscana, il valore di verifica sperimentale delle leggi
naturali attribuito dall'Umanesimo all'attività artistica, il valore
conoscitivo della struttura dello spazio, proprio della visione
prospettica, pongono, alle origini stesse della lunga storia del
Classicismo, il tema dello relazioni fra arte e scienza. Anzi, poiché
attraverso la prospettiva si viene ad avere la possibilità di ridurre ad
unità, misurabile secondo un'unica scala, l'infinita varietà della
natura, e poiché la scienza prospettica si occupa delle relazioni delle
cose fra loro prescindendo dalle loro qualità individuali, ne discende
che attraverso il nuovo codice visivo si predispone la realtà ad
un'indagine quantitativa e razionale. Lo stesso infinito, materializzato
nel punto di fuga, assume nella scienza prospettica un valore finito, è
riportato ad un'esperienza umana. In tal senso la prospettiva, lungi dal
riprodurre la realtà, la ricostruisce secondo leggi intellettuali
informate a un profondo bisogno di conoscenza e di possesso. La
conoscenza non è però totale se non implica una indagine qualitativa; il
possesso, ugualmente, rimane astratto se non' implica l'intenzione di
trasformare integralmente la Natura dopo averla razionalmente esplorata.
L'esperienza pittorica di un Paolo Uccello e di un Piero della Francesca
si preoccupa quindi di ritrovare l'accidente, la qualità particolare, in
seno alla costruzione geometrica, universale, della forma: fino ad
includere fra gli ingredienti di quella costruzione la luce o la
proporzionalità nella gamma dei colori. L'architettura di Brunelleschi,
e i disegni architettonici di Leonardo si rivolgono a trasformare
l'ambiente civile e naturale; la prima introducendo una misurabilità
concreta dello spazio nel continuum della città medievale, i secondi
impostando il problema di un'estensione territoriale dell'attività di
progettazione. Lo spazio e il tempo sono così soggetti ud un codice
esemplato sull'ordine di un pensiero umano che -- coerentemente
all'ideologia razionalizzatrice dell'alta borghesia e dei nuovi
"principi" -- vuole identificare conoscenza del mondo e azione sul
mondo. È in tale senso che scienza e arte vengono fatte coincidere. E
non solo perché l'arte è vista come la più qualificata delle tecniche
umane, ma anche perché attraverso il nuovo prestigio dato alla visione,
l'arte è in grado di offrire norme di comportamento, guide concrete per
appropriarsi razionalmente delle leggi del cosmo. Si può ancora
obiettare che buono parte del valore gnoseologico attribuito alla forma
sfocia, nel '400 e nel '500, nel recupero della magia. Ma nel
Rinascimento la magia è premessa a tecniche di pieno possesso del reale,
e sempre più interviene sperimentalmente sugli elementi naturali. La
codificazione della prospettiva contenuta nel trattato *Della Pittura*
dell'Alberti, i manuali di matematica e prospettiva di Piero (*De
abaco*, *De perspectiva pingendi*, *Libellus de quinque corporibus
regularibus*), il *De divina proportione* di Luca Pacioli, i trattati di
Pomponio Gaurico (1504) e di Jean Pélerin, detto Le Viateur (1504),
rendono concreti e generalizzabili i metodi di costruzione intellettuale
dello spazio, ritrovando la circolarità delle esperienze scientifiche ed
artistiche attraverso il reciproco scambio di astrazioni matematiche,
teorie di armonia musicale, indagini sui modi della visione.
L'unificazione dello spazio è premessa e simbolo dell'agognata
unificazione ideale del mondo: le nuove scoperte geografiche, gli
sviluppi della cartografia, il coordinamento delle iniziative di
trasformazione urbana, conseguono -- anche se indirettamente -- alla
nuova omogeneità dell'ambiente umano introdotto dagli artisti
dell'Umanesimo. -->
> Veliko zanimanje za tehnologijo, razširjeno v Toskani konec 14. in v
> začetku 15. stoletja, vrednost eksperimentalnega preverjanja naravnih
> zakonov, ki jo je humanizem pripisoval umetniški dejavnosti, spoznavna
> vrednost strukture prostora, ki je lastna perspektivni viziji, že na
> samem začetku dolge zgodovine klasicizma postavljajo temo odnosa med
> umetnostjo in znanostjo. Ker imamo s perspektivo možnost, da neskončno
> raznolikost narave zreduciramo na enoto, merljivo z enim samim merilom,
> in ker se znanost o perspektivi ukvarja z medsebojnim odnosom stvari ne
> glede na njihove individualne lastnosti, sledi, da je z novim vizualnim
> kodom resničnost pripravljena na kvantitativno in racionalno
> raziskovanje. Ista neskončnost, materializirana v izginjajoči točki,
> dobi končno vrednost v znanosti o perspektivi in se vrne v človeško
> izkušnjo. V tem smislu perspektiva ne reproducira realnosti, temveč jo
> rekonstruira po intelektualnih zakonih, ki jih določa globoka potreba po
> znanju in posedovanju. Vendar pa znanje ni popolno, če ne vključuje
> kakovostnega raziskovanja; prav tako posest ostaja abstraktna, če ne
> vključuje namena preoblikovati naravo v celoti, potem ko jo racionalno
> razišče. Slikarska izkušnja Paola Uccella in Piera della Francesca se
> torej ukvarja z iskanjem naključja, posebne kakovosti v geometrijski,
> univerzalni konstrukciji oblike, tako da med sestavine te konstrukcije
> uvršča tudi svetlobo ali sorazmernost barvne palete. Brunelleschijeva
> arhitektura in Leonardove arhitekturne risbe so namenjene preoblikovanju
> civilnega in naravnega okolja; prvi z uvedbo konkretne merljivosti
> prostora v kontinuum srednjeveškega mesta, drugi pa s postavitvijo
> problema teritorialne razširitve projektne dejavnosti. Prostor in čas
> sta tako podvržena kodu, ki ga ponazarja red človeške misli, ki želi - v
> skladu z racionalizacijsko ideologijo višjega srednjega razreda in novih
> \"knezov\" - prepoznati vednost o svetu in delovanje na svetu. V tem
> smislu se znanost in umetnost ujemata. Ne le zato, ker umetnost velja za
> najbolj usposobljeno človeško tehniko, temveč tudi zato, ker je z novim
> ugledom, ki ga je dobila vizija, sposobna ponuditi norme vedenja,
> konkretna navodila za racionalno obvladovanje zakonov kozmosa. Še vedno
> bi lahko ugovarjali, da je velik del gnoseološke vrednosti, pripisane
> obliki, v 15. in 16. stoletju vodil k obnovi magije. V renesansi pa je
> magija predpostavka za tehnike popolnega obvladovanja resničnosti in vse
> bolj eksperimentalno posega v naravne elemente. Kodifikacija perspektive
> v Albertijevem traktatu *Della Pittura,* Pierovih priročnikih o
> matematiki in perspektivi (*De abaco*, *De perspectiva pingendi*,
> *Libellus de quinque corporibus regularibus)*, *De divina proportione*
> Luce Paciolija, traktatih Pomponia Gaurica (1504) in Jeana Pélerina,
> znan kot Le Viateur (1504), konkretizira in posplošuje metode
> intelektualne konstrukcije prostora ter z vzajemno izmenjavo
> matematičnih abstrakcij, teorij glasbene harmonije in raziskovanja
> načinov videnja ponovno odkriva krožnost znanstvene in umetniške
> izkušnje. Poenotenje prostora je predpostavka in simbol želenega
> idealnega poenotenja sveta: nova geografska odkritja, razvoj
> kartografije, usklajevanje pobud za preoblikovanje mest, vse to sledi -
> čeprav posredno - novi homogenosti človeškega okolja, ki so jo uvedli
> umetniki humanizma.
<!-- L'identificazione dì arte e scienza può però ancora comportare due
diversi atteggiamenti operativi. Da un lato può stimolare la
sperimentazione di tecniche razionalizzate nel contesto di
un'architettura che ha per suo conto normalizzato e razionalizzato il
linguaggio attraverso il ricorso al canone degli ordini e alla
modularità delle porti e degli insiemi (ma allora bisognerà verificare
quanto canoni e invenzioni tecnologiche non si contraddicano fra loro).
Dall'altro può stimolare, al contrario, una fiducia assoluta nelle
capacità autonome della forma visibile ad esplorare e costruire la scena
delle vicende umane: ed allora piuttosto che a uno sperimentalismo
tecnologico si dovrà ricorrere ad una tecnica di costruzione
semplificata, basata anch'essa su una serie di strutture canoniche
legate alla tipologia edilizia. Brunelleschi oscilla già fra questi due
estremi; anche se la coscienza di introdurre un mutamento radicale in
tutte le convenzioni preesistenti lo portano a preferire coerentemente
la prima via nell'impresa della cupola fiorentina e nella cappella
Pazzi. D'altronde, nella rivoluzione del cantiere da lui provocata, la
moderna divisione del lavoro è condizione essenziale e ineliminabile. In
quanto interprete e ideologo -- nello specifico settore della produzione
edilizia -- delle strutture della nuova borghesia mercantile,
Brunelleschi rompe decisamente il tradizionale ordinamento corporativo
delle maestranze edili, accentrando l'intera responsabilità ideativa e
l'intero programma realizzativo nelle mani di quel nuovo intellettuale
che, con lui, diviene l'architetto. La razionalità e
l'antitradizionalismo tecnologico della cupola fiorentina rivelano il
loro ruolo storico; essi sono funzioni di una moderna divisione sociale
del lavoro, condizione, insieme, del rinnovamento architettonico, di
quello scientifico, di quello economico. Anche la tecnologia, dunque, è
parte del nuovo universo intellettuale: l'Alberti sistemerà teoricamente
tale assunto, mentre in tutta Europa e negli ambienti italiani legati
agli antichi ordinamenti, le scuole delle maestranze tradizionali -- dai
lombardeschi, ai Gaggini, ai Pahr -- si apprestano ad opporre adesso
l'ultima resistenza corporativa in nome dell'unità artigianale del ciclo
di produzione edilizia. La scienza contro l'empirismo artigianale,
dunque. Ma anche l'empiria è parte del nuovo spirito scientifico, ed
escluderla conduce direttamente al dogmatismo, porta la scienza a
sclerotizzarsi nel suo opposto. È proprio questo il problema di
Leonardo. E non solo per lo spregiudicato empirismo con cui egli
sintetizza, nei suoi disegni architettonici, invenzioni tecniche ed
esperimenti linguistici, ma anche perché quei disegni sono da lui
considerati modi di conoscenza della realtà visibile, saggi teorici sul
comportamento delle strutture, sezioni tridimensionali di
riorganizzazione urbana. -->
> Vendar pa identifikacija umetnosti in znanosti še vedno lahko privede do
> dveh različnih operativnih pristopov. Po eni strani lahko spodbudi
> eksperimentiranje z racionaliziranimi tehnikami v okviru arhitekture, ki
> je sama normalizirala in racionalizirala jezik z uporabo kanona naročil
> ter modularnosti pristanišč in sklopov (vendar bo treba preveriti, v
> kolikšni meri si kanoni in tehnološki izumi ne nasprotujejo). Po drugi
> strani pa bi lahko, nasprotno, spodbudila popolno zaupanje v avtonomno
> zmožnost vidne oblike, da raziskuje in gradi prizorišče človeškega
> dogajanja: in takrat bi se namesto tehnološkega eksperimentalizma morali
> zateči k poenostavljeni gradbeni tehniki, ki bi prav tako temeljila na
> vrsti kanoničnih struktur, povezanih s tipologijo stavb. Brunelleschi je
> že takrat nihal med tema dvema skrajnostma, čeprav se je zaradi
> zavedanja, da mora korenito spremeniti vse dosedanje konvencije, pri
> gradnji florentinske kupole in Pazzijeve kapele dosledno odločal za prvo
> pot. Poleg tega je bila sodobna delitev dela v revoluciji na gradbišču,
> ki jo je sprožil, nujen in neizogiben pogoj. Brunelleschi je kot
> razlagalec in ideolog - v posebnem sektorju gradbene proizvodnje -
> struktur nove trgovske buržoazije odločno prekinil s tradicionalnim
> korporativnim redom gradbenih delavcev ter celotno odgovornost za
> načrtovanje in celoten gradbeni program prenesel v roke novega
> intelektualca, ki je z njim postal arhitekt. Racionalnost in tehnološka
> protitradicionalnost florentinske kupole razkrivata njuno zgodovinsko
> vlogo; sta funkciji sodobne družbene delitve dela, pogoj arhitekturne,
> znanstvene in gospodarske prenove. Tehnologija je bila torej prav tako
> del novega intelektualnega univerzuma: Alberti bo to predpostavko
> teoretično sistematiziral, medtem ko so se po vsej Evropi in v
> italijanskih krogih, povezanih s starim redom, šole tradicionalnih
> delavcev - od Lombardeschija do Gagginija in Pahra - zdaj pripravljale
> na zadnji korporativni odpor v imenu obrtniške enotnosti cikla gradbene
> proizvodnje. Torej znanost proti obrtniškemu empirizmu. Toda tudi
> empirizem je del novega znanstvenega duha in njegovo izključevanje vodi
> neposredno v dogmatizem, vodi v sklerotično nasprotje znanosti. Prav to
> je Leonardov problem. Ne le zaradi nepristranske empiričnosti, s katero
> v svojih arhitekturnih risbah sintetizira tehnične izume in jezikovne
> eksperimente, temveč tudi zato, ker te risbe obravnava kot načine
> spoznavanja vidne resničnosti, teoretične eseje o obnašanju struktur,
> tridimenzionalne prereze urbanistične reorganizacije.
<!-- Scienza e tecnologia, in Leonardo, sono ancora alleate, anche perché la
sua intera produzione architettonica si limita al puro assaggio teorico.
Se in Francesco di Giorgio e in fra' Giocondo tale alleanza gioca un
ruolo primario, ben presto essa viene messa in crisi: da un lato la
revisione bramantesca provoca una concentrazione degli interessi sulle
leggi puramente formali del Classicismo, dall'altro le valenze
tecnologiche trovano il loro più ampio campo di applicazione
nell'architettura militare e nell'ingegneria a livello urbano e
territoriale. Bramante, Peruzzi, Falconetto o il Mormanno sono gli
scienziati delle leggi spaziali e delle articolazioni sintattiche: e
scienziati in senso proprio, dato che è nel nuovo clima che essi
determinano che nasce, fra l'altro, lo studio filologico dell'antico. Il
Fieravanti e fra' Giocondo, prima, i teorici di architettura militare, i
tecnici e gli ingegneri olandesi, in un secondo tempo, concentrano per
intero la loro attenzione sui problemi relativi alla tecnica
fortificatoria, alla bonifica e all'irrigazione delle campagne,
all'attrezzatura delle città e delle regioni. -->
> Znanost in tehnologija sta bili v Leonardovem delu še vedno povezani,
> tudi zato, ker je bila njegova celotna arhitekturna produkcija omejena
> zgolj na teoretični okus. Čeprav je to zavezništvo igralo glavno vlogo
> pri Francescu di Giorgiu in Fra\' Giocondoju, je kmalu doživelo krizo:
> po eni strani je Bramantejeva revizija povzročila koncentracijo
> zanimanja za povsem formalne zakonitosti klasicizma, po drugi strani pa
> so tehnološke vrednote našle najširše polje uporabe v vojaški
> arhitekturi in inženirstvu na urbani in teritorialni ravni. Bramante,
> Peruzzi, Falconetto in Mormanno so bili znanstveniki prostorskih zakonov
> in sintaktičnih členitev: in znanstveniki v pravem pomenu besede, saj se
> je v novem ozračju, ki so ga ustvarili, rodil filološki študij antike.
> Fieravanti in fra Giocondo sta bila najprej teoretika vojaške
> arhitekture, nizozemski tehniki in inženirji pa so se kasneje v celoti
> posvetili problemom, povezanim s tehnikami utrjevanja, melioracijo in
> namakanjem podeželja ter opremljanjem mest in regij.
<!-- Sono certo questi ultimi a sfruttare tecnicamente gli apporti nuovi
delle scoperte scientifiche: l'arte militare e l'elaborazione dei nuovi
sistemi di difesa -- ricordiamo l'invenzione del frontone bastionato,
fra i tanti -- inducono studi sempre più complessi sulle tecniche
costruttive e su impianti spaziali che prescindono ormai completamente
dalla codificazione classicista. In tale ambito le leggi dello spazio
vengono classificate per generi. Coordinamento prospettico,
archeologismo, sperimentazione su aggregazioni complesse di spazi
semplici, sono applicati all'edilizia civile e religiosa; empirismo e
funzionalismo sono riservati all'architettura militare. Chi, come il
Sanmicheli, tenta una mediazione fra tali opposte ricerche è obbligato a
misurarne l'evidente contradditorietà (solo il Delorme, in altra
accezione, riesce ad approdare ad un razionalismo integrale: ma
l'accurato isolamento della sua ricerca ha un esplicito significato
storico). -->
> Slednji so zagotovo izkoristili nove prispevke znanstvenih odkritij:
> vojaška umetnost in razvoj novih obrambnih sistemov - med drugim
> iznajdba bastionskega stebrička - sta privedla do vse bolj kompleksnih
> študij gradbenih tehnik in prostorskih sistemov, ki so zdaj popolnoma
> zanemarili klasicistično kodifikacijo. V tem okviru so zakoni prostora
> razvrščeni glede na zvrsti. Usklajevanje perspektive, arheologija,
> eksperimentiranje s kompleksnimi skupki preprostih prostorov se
> uporabljajo v civilni in verski gradnji; empirizem in funkcionalizem sta
> rezervirana za vojaško arhitekturo. Tisti, ki so tako kot Sanmicheli
> poskušali posredovati med temi nasprotujočimi si študijami, so morali
> meriti njihova očitna protislovja (le Delormu je v nekem drugem smislu
> uspelo doseči integralni racionalizem: vendar ima natančna izolacija
> njegovih raziskav izrazit zgodovinski pomen).
<!-- Tutto ciò non tarda a far entrare in crisi l'umanistica identificazione
di architettura e scienza. Se infatti lo spazio non può più essere
interamente riassunto nella forma simbolica dello visione prospettica,
se al di là dello spazio tutto misurabile e intellettuale delle leggi
matematico-geometriche e del coordinamento armonico, esiste uno spazio
empirico, ad case irriducibile, cade il postulato dell'assoluta
omogeneità dello spazio stesso: vale a dire proprio il postulato che
permetteva di considerare l'esperienza artistica come concreta indagine
sulla struttura del reale. -->
> Vse to je kmalu povzročilo krizo v humanistični identifikaciji
> arhitekture in znanosti. Če prostora dejansko ni več mogoče v celoti
> povzeti v simbolični obliki perspektivnega pogleda, če zunaj povsem
> merljivega in intelektualnega prostora matematično-geometričnih zakonov
> in harmoničnega usklajevanja obstaja empirični prostor, ki ga ni mogoče
> reducirati na primere, pade sam postulat o absolutni homogenosti
> prostora: z drugimi besedami, prav tisti postulat, ki je omogočil, da je
> umetniško izkušnjo mogoče obravnavati kot konkretno raziskavo strukture
> resničnosti.
<!-- Sarebbe però sbagliato identificare le due concezioni in antitesi nel
dibattito fra vitruvianesimo e scienze empiriche. Nel '500 la cultura
vitruviana è ancora capace di raccogliere in sé una grande molteplicità
di fermenti: se è vero che esiste un contrasto fra l'accademismo
archeologico ed anacronistico del Trissino e l'empirismo di Alvise
Cornaro, è anche vero che storicismo, archeologia, ideologia civile,
interesso tecnologico, temi scientifici, trovano una sintesi nel
commento di Daniele Barbaro ai dieci libri di Vitruvio (1556). La forma,
per il Barbaro, è attività intellettuale e strumento di conoscenza.
L'aristotelismo e lo scientismo della scuola padovana si riflettono nel
passo in cui il patriarca eletto di Aquileia riconosce le dimensioni cui
l'attività di progettazione può giungere nel trasformare integralmente
la natura in cultura: Mirabil cosa è il potere a comune beneficio
raunare gli huomini rozzi, e quelli ridurre al culto e alla disciplina,
sicuri e tranquilli nelle città e nelle fortezze; poi, con maggior
violenza fatta alla natura, tagliare le rupi, forzare i monti, empire le
valli, seccare le paludi, fabbricare le navi, dirizzare i fiumi, munire
i porti, gettare i ponti, e superare la stessa natura in quelle case,
che noi vinti siamo levando pesi immensi, e satisfacendo in parte al
desiderio innato della Eternità (D\. Barbaro, *I dieci libri di M\.
Vitruvio...*, Venezia, 1556, p\. 8). L'architetto, umanista e
scienziato, vince dunque, con la sua superiorità tecnica e
intellettuale, sia i costumi degli uomini rozzi, che la rozzezza
originaria della natura, sulla quale il suo intervento compie una
violenza. Il superamento della natura è tema comune delle poetiche
manieriste. Ma qui sembra di leggere un riflesso sia delle reali e
concrete operazioni di trasformazione della campagna veneta, ad opera
del patriziato precapitalista, sia della violenta opera di
colonizzazione culturale e dello sfruttamento economico delle
popolazioni indigene d'America, "ridotte con la violenza al culto e alla
disciplina" nelle nuove città del Cortés e di Filippo V. La scienza
inizia a rivelare, e proprio nella colonizzazione, i propri connotati di
classe. -->
> Vendar bi bilo napačno, če bi v razpravi med vitruvijanstvom in
> empiričnimi znanostmi obe koncepciji opredelili kot antitezi. V 16.
> stoletju je bila vitruvijevska kultura še vedno sposobna združevati
> veliko število različnih fermentov: če je res, da obstaja nasprotje med
> arheološkim in anahronističnim akademizmom Trissina in empirizmom Alvise
> Cornaro, je prav tako res, da so historizem, arheologija, civilna
> ideologija, tehnološki interes in znanstvene teme našli sintezo v
> komentarju Daniela Barbaro k Vitruvijevim desetim knjigam (1556). Za
> Barbaro je oblika intelektualna dejavnost in instrument znanja.
> Aristotelizem in scientizem padovanske šole se odražata v odlomku, v
> katerem izvoljeni akvilejski patriarh priznava razsežnosti, ki jih lahko
> doseže oblikovalska dejavnost pri popolnem preoblikovanju narave v
> kulturo: Občudovanja vredno je, da lahko v skupno korist vseh zberemo
> neukročene ljudi in jih podredimo bogoslužju in disciplini, varne in
> mirne v mestih in trdnjavah, nato pa z večjim nasiljem nad naravo sekamo
> pečine, silimo gore, polnimo doline, sušimo močvirja, gradimo ladje,
> usmerjamo reke, opremljamo pristanišča, gradimo mostove in premagujemo
> samo naravo v tistih hišah, ki jih premagujemo z dvigovanjem ogromnih
> bremen in delno zadovoljujemo prirojeno željo po Večnosti (D. Barbaro,
> *I dieci libri di M. Vitruvio\...,* Benetke, 1556, str. 8). Arhitekt,
> humanist in znanstvenik, zato s svojo tehnično in intelektualno premočjo
> premaga tako običaje neotesanih ljudi kot izvorno grobost narave, na
> katero je njegov poseg nasilen. Premagovanje narave je pogosta tema
> manieristične poetike. Vendar se zdi, da tu beremo odsev dejanske in
> konkretne preobrazbe beneškega podeželja, ki jo je izvedla
> predkapitalistična aristokracija, ter nasilnega dela kulturne
> kolonizacije in gospodarskega izkoriščanja avtohtonih prebivalcev
> Amerike, ki so bili v novih mestih Cortésa in Filipa V. \"nasilno
> podvrženi čaščenju in disciplini\". Znanost začne razkrivati svoje
> razredne konotacije, in sicer prav pri kolonizaciji.
<!-- Ma la vastità delle trasformazioni territoriali preconizzata
dall'Umanesimo non diviene realtà che in modo sporadico e con molte
difficoltà. Bisognerà attendere le grandi opere di bonifica ce
ristrutturazione urbana del '600 olandese per vedere soddisfatta tale
dimensione della progettazione: né è indifferente che la sopravvivenza
di un atteggiamento empirico e lo scarso peso dato al sistema
classicista come tale, abbiano aiutato i paesi nordici ad accettare
senza pregiudizi eccessivi l'apporto delle nuove scoperte tecniche e
scientifiche. Il Classicismo, che nel '400 aveva autonomamente fatto
compiere un balzo in avanti al pensiero scientifico, sta per essere
superato da quella stessa divisione sociale del lavoro che esso aveva
sancito. Sono gli sviluppi del razionalismo umanistico che scindono
l'arte dalla scienza, nel momento stesso che quest'ultima si libera
dalla magia. Dalla fine del sec\. XVI in poi all'arte si presenta una
doppia alternativa: o l'abbandono del proprio ruolo privilegiato, nella
ricerca di un rapporto di dipendenza dal nuovo pensiero scientifico, o
l'accettazione di una funzione celebrativa della scienza, non senza
inflessioni magiche ed esoteriche. Ma ancora la scienza non è tanto
indipendente da stabilire di per sé nuovi valori o nuove norme di
comportamento: all'arte e all'architettura sono ancora concessi molti
margini di libertà. La crisi quindi, per tutto il '500 e i primi decenni
del '600, è tutta sotterranea e di rado diviene fatto cosciente.
Nell'interesse per la meccanica degli automi, per le macchine e gli
strumenti idraulici, per i materiali organici o per le forme zoomorfe,
evidente nelle decorazioni e nelle grotte di Giulio Romano, del
Buontalenti, del Palissy, è chiaro il riferimento alle correnti che
ormai studiano la natura iuxta propria principia: ma si tratta sempre di
opere marginali, dominate da un clima misteriosofico e irreale, che
cederà ben presto il passo alla pura tecnocrazia di un Domenico Fontana
o di un Simon Stevin (1548--1620), il matematico olandese teorico della
tecnica idraulica e dei nuovi sistemi di fortificazione. -->
> Toda obsežnost ozemeljskih sprememb, ki jih je predvideval humanizem, se
> je uresničila le občasno in s številnimi težavami. Za izpolnitev te
> razsežnosti načrtovanja bo treba počakati na velika dela melioracij in
> prestrukturiranja mest v nizozemskem 17. stoletju: prav tako ni vseeno,
> da sta ohranitev empiričnega odnosa in majhna teža, ki jo je imel
> klasicistični sistem kot tak, pomagala nordijskim državam, da so brez
> pretiranih predsodkov sprejele prispevek novih tehničnih in znanstvenih
> odkritij. Klasicizem, ki je v 15. stoletju samostojno naredil velik
> korak naprej v znanstveni misli, je kmalu prehitela družbena delitev
> dela, ki jo je potrdil. Razvoj humanističnega racionalizma je ločil
> umetnost od znanosti v trenutku, ko se je ta osvobodila magije. Od konca
> 16. stoletja dalje se je umetnost znašla pred dvojno alternativo: ali se
> je odpovedala svoji privilegirani vlogi in iskala odnos odvisnosti od
> nove znanstvene misli, ali pa je sprejela slavilno funkcijo znanosti, ne
> brez magičnih in ezoteričnih odtenkov. Toda znanost še ni bila dovolj
> neodvisna, da bi lahko vzpostavila nove vrednote ali nova pravila
> vedenja: umetnost in arhitektura sta še vedno imeli veliko svobode. Zato
> je bila kriza v letih 1500 in prvih desetletjih 16. stoletja povsem
> podzemna in je le redko postala zavestno dejstvo. V zanimanju za
> mehaniko avtomatov, strojev in hidravličnih instrumentov, za organske
> materiale ali zoomorfne oblike, ki je razvidno iz okrasja in grobnic
> Giulia Romana, Buontalentija in Palissyja, se jasno kaže navezava na
> tokove, ki danes preučujejo naravo iuxta propria principia: Vendar so to
> vedno obrobna dela, v katerih prevladuje skrivnostno in nerealno
> vzdušje, ki se bo kmalu umaknilo čistemu tehnokratizmu Domenica Fontane
> ali Simona Stevina (1548-1620), nizozemskega matematika in teoretika
> hidravlične tehnologije in novih sistemov utrdb.
<!-- La nuova scienza sperimentale di Keplero, di Galileo, più tardi di
Huygens, non ha più bisogno, a rigore, di essere celebrata. Divenendo
sperimentale, essa respinge un'astratta idealizzazione: si può celebrare
adeguatamente solo ciò che è stabile e consolidato, non ciò che è
disposto a rivoluzionare di continuo se stesso. Esiste purtuttavia, per
l'architettura del '500, un compito non marginale, in relazione alla
nascita del moderno atteggiamento scientifico. Quando ancora né le
scoperte astronomiche né l'indagine sistematica sul comportamento dei
gravi avevano iniziato a demolire i dogmi antropocentrici e geocentrici,
c prima ancora che le analisi del Bruno, del Patrizi, del Telesio, dello
Scaligero avessero sottoposto a critica radicale il concetto
tradizionale di spazio, le ricerche architettoniche sulla dialettica
degli spazi, sulle loro intersezioni e metamorfosi, sulle loro
contrazioni anamorfiche, tipiche del Bramante, del Peruzzi, di
Michelangelo, del Serlio, e, più tardi, del Delorme, del Palladio, del
Montano, preparano ad accettare, mediante l'educazione visiva, la
relatività e l'indeterminatezza che il pensiero scientifico introdurrà
concretamente in tutti i livelli della vita associata. Tale apporto
fondamentale del Manierismo non può essere passato sotto silenzio: in
esso, più che nella pura scoperta della "ricchezza dell'ambiguità", è da
cercare il suo contributo in senso civile. -->
> Nove eksperimentalne znanosti Keplerja, Galileja in pozneje Huygensa ni
> treba več slaviti. Z eksperimentiranjem zavrača abstraktno idealizacijo:
> ustrezno slavimo le tisto, kar je stabilno in utrjeno, ne pa tistega,
> kar se želi nenehno spreminjati. Vendar pa je arhitektura 16. stoletja v
> povezavi z rojstvom modernega znanstvenega odnosa nepomembna naloga. V
> času, ko niti astronomska odkritja niti sistematične raziskave obnašanja
> teles niso začele rušiti antropocentričnih in geocentričnih dogem in
> preden so analize Bruna, Patrizija, Telesia in Scaligerja podvrgle
> tradicionalni koncept prostora radikalni kritiki, so arhitekturne
> raziskave dialektike prostorov, o njihovih presečiščih in metamorfozah,
> o njihovih anamorfnih krčenjih, značilnih za Bramanteja, Peruzzija,
> Michelangela, Serlia in pozneje Delorma, Palladia in Montana, nas z
> vizualno vzgojo pripravljajo na sprejemanje relativnosti in
> nedoločenosti, ki ju bo znanstvena misel konkretno uvedla na vse ravni z
> njo povezanega življenja. Tega temeljnega prispevka manierizma ne moremo
> zamolčati: bolj kot v čistem odkrivanju \"bogastva dvoumnosti\" moramo v
> njem iskati njegov prispevek v civilnem smislu.
<!-- ## c) Architettura e ideologia. -->
> ## c) Arhitektura in ideologija.
<!-- Il profondo carattere ideo- logico dell'Umanesimo classicista si esprime
attraverso due postulati di fondo, impliciti nell'architettura
brunelleschiana e man mano resi principi teorici dal pensiero sull'arte
e dalla speculazione filosofica: l'identità di Natura e Ragione da un
lato, l'individuazione nella Classicità di una seconda e più perfetta
Natura dall'altro. Il razionalismo e lo storicismo del Brunelleschi sono
stati letti, insieme all'Umanesimo di Masaccio e Donatello, come i
riflessi del nuovo spirito laico, concreto, rivolto a quantificare i
valori qualitativi, dell'alta borghesia fiorentina del '300 e del primo
'400 (A\. Hauser, *Storia sociale dell'arte*, Torino, 1956, II; F\.
Antal, *La pittura fiorentina e il suo ambiente sociale nel Trecento e
nel primo Quattrocento*, Torino, 1960). Ma giustamente il Garin ha
sottolineato come fra eventi socio-politici ed economici e sviluppi
artistici, esista, agli inizi del '400, una sfasatura: la stagione di
massimo splendore della borghesia toscana è già al tramonto quando
l'Umanesimo fiorentino inizia ad affermarsi (E\. Garin, *Medioevo e
Rinascimento*, Bari, 1966^3). Questa non è una contraddizione: il
Brunelleschi, come l'Alberti o il Salutati, è un intellettuale in senso
moderno, anzi il primo architetto cui si possa attribuire tale
appellativo (non è casuale che sia anche il primo a beneficiare di una
biografia: quella dello pseudo-Manetti). In quanto tale egli non attende
dall'esterno i programmi figurativi, ma li determina autonomamente,
promuovendo un nuovo modo di vedere e vivere nel mondo, tramite la
razionalità, l'universalità, le concreta laicità delle strutture
prospettiche. La sua architettura è quindi ideologica in quanto si
propone di intervenire e modificare il mondo degli uomini accogliendo la
lezione della storia e selezionandone arbitrariamente gli apporti.
Brunelleschi può colloquiare da pari a pari con l'antico, ma
contemporaneamente, introducendo nella città medievale i suoi oggetti
spaziali come riverberatori di valori razionali, si può permettere di
riconoscere la propria continuità culturale con alcune espressioni del
Romanico toscano. La storia, per lui, non è ancora un serbatoio di
astratti canoni (G\. C\. Argan, *Brunelleschi*, Milano, 1955; L\.
BenevoLo, *Storia dell'architettura del Rinascimento*, Bari, 1968; M\.
Tafuri, *Teorie e storia dell'architettura*, Bari, 1968). Se
Brunelleschi trova ancora una committenza borghese capace di recepire le
sue proposte civili, il distacco fra intellettuali e realtà non tarderà
a verificarsi. Lo storicismo già filologico e l'universalismo
dell'Alberti sono le compensazioni ideologiche di una crisi culturale
sentita in modo impellente. Non è casuale che le corti antitoscane di
Milano o di Roma tentino di affossare i contenuti della rivoluzione
umanistica, traducendone le pericolose istanze libertarie in retorici
universalismi. La storia diviene ora fonte di nuovi principi di
autorità. Il testo di Vitruvio, tradotto e commentato più volte dal
tardo '400 in poi, assume il valore che ha Aristotele per la
neoscolastica. A ciò si unisce la crisi della committenza. Il
neofeudalesimo cinquecentesco nega all'architetto un ruolo promozionale,
assegnandogli, come campo di libertà, l'astratto dominio delle forme.
Ciò provoca la crisi delle relazioni fra architettura e natura, e quella
delle relazioni fra prassi artistica e storia. In modo simile a quanto
viene elaborato dal naturalismo antintellettualista e scettico di un
Pomponazzi o di un Montaigne, anche in architettura l'equilibrio --
perfettamente espresso dal bramantesco palazzo Caprini -- fra opera
dell'uomo (razionalità architettonica) e opera naturale (rustico,
decorativismo antropomorfico e zoomorfico) comincia ad alterarsi con le
prime esperienze del Manierismo. La Natura non è più assimilata dalla
Ragione; essa è ora ricca di valori misterici, simbolici, antirazionali.
L'Ohrmuschelstil, il Rollwerk nordico, l'orrido di Giulio Romano, le
decorazioni di Fontainebleau, i portali del Serlio, sono nel clima di un
vitalismo architettonico a metà fra l'ironia, il puro edonismo
sensistico e un informale anticlassicismo. Fermenti nuovi e
atteggiamenti di contestazione scivolano verso il limbo della più
antideologica evasione scenografica. Nello stesso tempo la Storia viene
privata di valore ideale e ridotta a strumento di progettazione. I
*Cinque ordini* del Vignola sono il documento principe di questa
destoricizzazione del fare artistico, che è stato messo in relazione con
l'antistoricismo della Controriforma e, ancor più, con quello delle
corti neofeudali: prima fra tutte quella farnesiana (F\. Zeri, *Pittura
e Controriforma*, Torino, 1957). Le basi intellettuali dell'architettura
del Rinascimento, dallo storicismo all'ideologia neoplatonica che era
stata alle basi delle teorie dell'imitazione e dell'unità dello spazio,
vengono tacitamente messe da parte. Il funzionalismo puro del Cornaro
polemizza apertamente con l'intellettualismo di stampo erudito e i
precetti del Borromeo, scaturiti dalle discussioni del Concilio
Tridentino, tendono a porre l'architetto di fronte a programmi
prefissati cui dare solamente un'acconcia veste formale. All'ideologismo
si sostituisce la teoria ciceroniana del decor, all'albertiana
affermazione eroica dell'uomo il recupero della retorica aristotelica:
il Gesù a Roma, il S\. Michele a Monaco, o le trasformazioni del S\.
Pietro dopo Michelangelo ne sono le più evidenti testimonianze. In tale
situazione gli architetti rispondono con due atteggiamenti fondamentali.
Da un lato sono gli apocalittici, i contestatori frustrati, primo fra
tutti Michelangelo: ma il loro dramma personale non trova sbocchi, la
loro critica rimane pressoché improduttiva. Dall'altro sono gli
integrati, coloro che accettano per naturale adesione la perdita del
ruolo di avanguardia civile subita dall'architetto. Sono Antonio da
Sangallo il Giovane, il Vignola, la scuola romana del tardo '500.
L'unico a tentare di restituire un valore nuovo alla progettazione,
all'interno delle richieste di una committenza particolare come quella
dell'aristocrazia veneta, è Palladio. L'ideologia storicistica è infatti
da lui portata alle estreme conseguenze, nella realistica demolizione di
tutte le mitologie che su di essa si erano accumulate. -->
> Globok ideološko-logični značaj klasicističnega humanizma se izraža v
> dveh osnovnih postulatih, ki sta bila implicitna v Brunelleschijevi
> arhitekturi in sta postopoma postala teoretični načeli misli o umetnosti
> in filozofske spekulacije: identiteta narave in razuma na eni strani ter
> opredelitev druge, popolnejše narave v klasicizmu na drugi strani.
> Brunelleschijev racionalizem in historizem se skupaj s humanizmom
> Masaccia in Donatella bereta kot odsev novega posvetnega, konkretnega
> duha florentinskega višjega srednjega razreda 14. in zgodnjega 15.
> stoletja, usmerjenega v kvantifikacijo kakovostnih vrednot (A. Hauser,
> *Storia sociale dell\'arte*, Torino 1956, II; F. Antal, *La pittura
> fiorentina e il suo ambiente sociale nel Trecento e nel primo
> Quattrocento,* Torino 1960). Vendar pa je Garin upravičeno opozoril, da
> je na začetku 15. stoletja obstajal razkorak med družbenopolitičnimi in
> gospodarskimi dogodki ter umetniškim razvojem: sezona največjega sijaja
> toskanskega meščanstva je bila že ob sončnem zahodu, ko se je začel
> uveljavljati florentinski humanizem (E. Garin, *Medioevo e
> Rinascimento,* Bari, 1966\^3). To ni protislovje: Brunelleschi je bil
> tako kot Alberti ali Salutati intelektualec v sodobnem smislu,
> pravzaprav prvi arhitekt, ki so ga tako imenovali (ni naključje, da je
> bil tudi prvi, ki je bil deležen biografije: psevdo-Manetti). Zato ne
> čaka na figurativne programe od zunaj, temveč jih določa avtonomno, pri
> čemer spodbuja nov način videnja in življenja v svetu z racionalnostjo,
> univerzalnostjo in konkretno sekularnostjo perspektivnih struktur.
> Njegova arhitektura je torej ideološka, saj predlaga poseganje v svet
> človeštva in njegovo spreminjanje s sprejemanjem lekcij zgodovine in
> arbitrarnim izbiranjem njenih prispevkov. Brunelleschi se je lahko
> enakovredno pogovarjal z antiko, hkrati pa si je z uvajanjem svojih
> prostorskih objektov v srednjeveško mesto kot odmevnikov racionalnih
> vrednot lahko dovolil priznati lastno kulturno kontinuiteto z nekaterimi
> izrazi toskanske romanike. Zgodovina zanj še ni bila zbirka abstraktnih
> kanonov (G. C. Argan, *Brunelleschi,* Milano, 1955; L. BenevoLo, *Storia
> dell\'architettura del Rinascimento,* Bari, 1968; M. Tafuri, *Teorie e
> storia dell\'architettura,* Bari, 1968). Če je Brunelleschi še vedno
> našel meščansko klientelo, ki je bila sposobna sprejeti njegove civilne
> predloge, pa razkorak med intelektualci in resničnostjo ni bil dolg.
> Albertijev že filološki historizem in univerzalizem sta bila ideološka
> kompenzacija za kulturno krizo, ki jo je bilo nujno občutiti. Ni
> naključje, da sta protoskanska sodišča v Milanu in Rimu poskušala
> izničiti vsebino humanistične revolucije in njene nevarne libertarne
> primere prevesti v retorični univerzalizem. Zgodovina zdaj postane vir
> novih načel avtoritete. Vitruvijevo besedilo, ki je bilo od konca 15.
> stoletja dalje večkrat prevedeno in komentirano, je dobilo vrednost, ki
> jo je imel Aristotel za novosholastiko. K temu se je pridružila še kriza
> pokroviteljstva. Neofevdalizem šestnajstega stoletja je arhitektu
> odrekel promocijsko vlogo in mu kot polje svobode dodelil abstraktno
> oblast nad oblikami. To povzroči krizo v odnosu med arhitekturo in
> naravo ter v odnosu med umetniško prakso in zgodovino. Podobno kot je
> antiintelektualistični in skeptični naturalizem Pomponazzija ali
> Montaigna, se je tudi v arhitekturi s prvimi izkušnjami manierizma
> začelo spreminjati ravnovesje, ki ga je odlično izražal Bramantejev
> Palazzo Caprini, med delom človeka (arhitekturna racionalnost) in delom
> narave (rustikalni, antropomorfni in zoomorfni dekorativizem). Narava ni
> več asimilirana z Razumom; zdaj je bogata s skrivnostnimi, simbolnimi,
> nerazumskimi vrednotami. Ohrmuschelstil, nordijski Rollwerk, grozljivost
> Giulia Romana, okrasje Fontainebleauja, Serliovi portali so v ozračju
> arhitekturnega vitalizma nekje med ironijo, čistim čutnim hedonizmom in
> neformalnim antiklasicizmom. Nove fermentacije in stališča kontestacije
> se pomikajo proti limbu najbolj antideološkega scenografskega izmikanja.
> Hkrati je zgodovini odvzeta njena idealna vrednost in je zreducirana na
> instrument oblikovanja. Vignolinih *pet redov* je glavni dokument te
> dehistorizacije umetniškega ustvarjanja, ki je bila povezana z
> antihistorizmom protireformacije in še bolj z antihistorizmom
> neo-fevdalnih dvorov, predvsem dvora Farnese (F. Zeri, *Pittura e
> Controriforma*, Torino, 1957). Intelektualni temelji renesančne
> arhitekture, od historizma do novoplatonske ideologije, ki je bila
> osnova teorij posnemanja in enotnosti prostora, so bili tiho opuščeni.
> Cornarov čisti funkcionalizem je bil v odprtem nasprotju z znanstvenim
> intelektualizmom, Borromejevi predpisi, ki so izhajali iz razprav
> tridentinskega koncila, pa so arhitekta postavljali pred vnaprej
> določene programe, ki jim je lahko dal le primeren formalni videz.
> Ideologizem je zamenjala ciceronska teorija okrasja, Albertijevo junaško
> afirmacijo človeka je zamenjala obnovitev aristotelske retorike: Jezus v
> Rimu, Sveti Mihael v Münchnu ali preobrazbe Svetega Petra po
> Michelangelu so najočitnejši primeri tega. Arhitekti se v takšnih
> razmerah odzivajo z dvema temeljnima stališčema. Na eni strani so
> apokaliptiki, razočarani protestniki, predvsem pa Michelangelo: vendar
> njihova osebna drama ne najde izhoda, njihova kritika ostaja skoraj
> neproduktivna. Na drugi strani so integrirani, tisti, ki seveda
> sprejemajo izgubo vloge civilne avantgarde, ki jo je utrpel arhitekt. To
> so Antonio da Sangallo mlajši, Vignola, rimska šola s konca 16.
> stoletja. Edini, ki je poskušal oblikovanju povrniti novo vrednost v
> okviru zahtev posebnih strank, kot je bila beneška aristokracija, je bil
> Palladio. Zgodovinopisno ideologijo je pripeljal do skrajnih posledic in
> realistično razrušil vse mitologije, ki so se nad njo nakopičile.
<!-- Un capitolo a parte va riservato alle relazioni fra l'architettura e
l'ideologia della Riforma protestante. Anche qui si possono riconoscere
due vie battute dagli architetti, che corrispondono alle due anime del
protestantesimo. Da un lato, lo scetticismo sui valori dell'uomo, il
concetto della deperibilità della natura e del mondo, i fermenti
sensualistici e irrazionalisti tipici degli scritti di Calvino e Lutero:
ed ecco l'inquieto horror vacui del Knorpelwerk e l'orrido
antiumanistico del Dietterlin. Dall'altro, l'accento posto
sull'austerità, sul valore dell'introspezione e dell'intima esperienza
stimolano il rigorismo di molti architetti protestanti: di Salomon de
Brosse (autore, fra l'altro, del tempio di Charenton) in Francis, di
Elias Holl ad Augsburg, di H\. de Keyser in Olande. Al patetismo delle
immagini e alle persuasioni occulte della Chiesa di Roma, queste
esperienze rispondono con un'ideologia purista, che, tuttavia, è anche
l'ultima ancora di salvezza per alcuni intellettuali cattolici
profondamente tormentati come "Ammannati del Collegio Romano o l'Herrera
dell'Escorial e della cattedrale di Valladolid. Comunque, alle fine del
'500 l'alto mandato morale e civile che l'Umanesimo aveva trasmesso
all'architettura è del tutto compromesso, e gli sforzi tesi a riscatti
individuali testimoniano il crollo dell'illusione quattrocentesca circa
i ruolo autonomo ed attivo degli intellettuali intesi come classe-guida
e, contemporaneamente, la crisi della vocazione cosmopolita
dell'intellettuale italiano del Rinascimento. -->
> Posebno poglavje bi bilo treba nameniti razmerju med arhitekturo in
> ideologijo protestantske reformacije. Tudi tu lahko prepoznamo dve poti
> arhitektov, ki ustrezata dvema dušama protestantizma. Na eni strani
> skepsa glede človeških vrednot, pojmovanje minljivosti narave in sveta,
> senzualistični in iracionalistični fermenti, značilni za Kalvinove in
> Luthrove spise: tu pa sta nemirna horror vacui Knorpelwerka in
> antihumanistična groza Dietterlina. Po drugi strani pa je poudarek na
> strogosti, vrednosti introspekcije in intimne izkušnje spodbudil
> strogost številnih protestantskih arhitektov: Salomona de Brossa (med
> drugim avtorja templja v Charentonu) v Franciji, Eliasa Holla v
> Augsburgu, H. de Keyserja na Nizozemskem. Na patetičnost podob in
> okultna prepričanja rimske Cerkve so se te izkušnje odzvale s puristično
> ideologijo, ki pa je bila tudi zadnja rešilna bilka za nekatere globoko
> izmučene katoliške intelektualce, kot sta bila Ammannati iz rimskega
> kolegija ali Herrera iz katedrale Escorial in Valladolid. Vendar je bil
> do konca 16. stoletja visok moralni in civilni mandat, ki ga je
> humanizem prenesel na arhitekturo, popolnoma ogrožen, prizadevanja za
> individualno odrešitev pa so pričala o propadu iluzije iz 15. stoletja o
> avtonomni in dejavni vlogi intelektualcev, razumljenih kot vodilni
> razred, in hkrati o krizi kozmopolitskega poslanstva italijanskega
> renesančnega intelektualca.

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---
title: "Manfredo Tafuri, *Teorije in zgodovina arhitekture*"
...
<!-- # Introduzione -->
## Uvod
<!-- Che la critica di architettura si trovi oggi in una situazione a dir
poco "difficile" è un dato che crediamo non abbia bisogno di molte
dimostrazioni. -->
Dejstvo, da je arhitekturna kritika trenutno v milo rečeno "težkem"
položaju, po našem mnenju ni treba posebej dokazovati.
<!-- Criticare significa infatti cogliere la fragranza storica dei fenomeni,
sottoporli al vaglio di una rigorosa valutazione, rivelarne
mistificazioni, valori, contraddizioni e intime dialettiche, farne
esplodere l'intera carica di significati. Ma quando mistificazioni e
geniali eversioni, storicità ed antistoricità, intellettualismi
esasperati e disarmanti mitologie si intrecciano in modo così
indissolubile, nella produzione artistica, come accade nel periodo che
stiamo attualmente vivendo; il critico si trova costretto a instaurare
un rapporto estremamente problematico con la prassi operativa, specie
tenendo conto della tradizione culturale in cui egli si muove. -->
Kritika namreč pomeni, da je treba dojeti zgodovinski vonj pojavov, jih
podvreči strogi presoji, razkriti njihove mistifikacije, vrednote,
protislovja in intimno dialektiko ter razkrinkati ves njihov pomenski
naboj. Toda ko se v umetniški produkciji tako neločljivo prepletajo
mistifikacije in domiselne subverzije, zgodovinskost in
antizgodovinskost, pretirani intelektualizem in razorožujoče mitologije,
kot se to dogaja v obdobju, ki ga trenutno živimo, je kritik prisiljen
vzpostaviti izjemno problematičen odnos z operativno prakso, zlasti ob
upoštevanju kulturne tradicije, v kateri deluje.
<!-- Quando si combatte una rivoluzione culturale, infatti, esiste una
stretta convivenza fra critica ed operazione. -->
V boju proti kulturni revoluciji sta kritika in delovanje v tesnem
sožitju.
<!-- Tutte le armi del critico che abbracci la causa della rivoluzione si
appuntano contro il vecchio ordine, ne scavano fino in fondo le
contraddizioni e le ipocrisie, costruendo un bagaglio ideologico nuovo
che può anche sfociare in una creazione di miti: dato che per ogni
rivoluzione i miti sono le idee-forza necessarie ed indispensabili per
forzare la situazione. Ma quando la rivoluzione -- e non v'è dubbio che
le avanguardie artistiche del xx secolo abbiano combattuto per una
rivoluzione -- ha ormai raggiunto i suoi scopi, il sostegno che la
critica trovava prima nella sua compromissione totale con la causa
rivoluzionaria viene a mancare. -->
Vse orožje kritika, ki se zavzema za revolucijo, je uperjeno proti
staremu redu, koplje v njegova protislovja in hinavščine, ustvarja novo
ideološko prtljago, ki lahko privede celo do ustvarjanja mitov, saj so
miti za vsako revolucijo nujna in nepogrešljiva sila -- ideje, ki silijo
v položaj. Toda ko revolucija -- in ni dvoma, da so se umetniške
avantgarde 20\. stoletja borile za revolucijo -- doseže svoje cilje, se
podpora, ki jo je kritika prej našla v svoji popolni zavezanosti
revolucionarni stvari, izgubi.
<!-- Per non rinunciare al proprio specifico compito, là critica dovrà allora
iniziare a rivolgersi alla storia del movimento innovatore, scoprendo in
esso, questa volta, carenze, contraddizioni, compiti traditi,
fallimenti, e, principalmente, dimostrarne la complessità e la
frammentarietà. -->
Da se ne bi odrekla svoji posebni nalogi, se mora kritika začeti
obračati k zgodovini avantgardnih gibanj in v njej tokrat odkrivati
pomanjkljivosti, protislovja, izdane naloge, neuspehe, predvsem pa
dokazovati njegovo kompleksnost in razdrobljenost.
<!-- I miti generosi della prima fase eroica, perso il loro carattere di
idee-forza, divengono ora oggetto di contestazione. -->
Velikodušni miti prve junaške faze, ki so izgubili svojo idejno moč,
postanejo predmet spora.
<!-- Nel nostro caso, alla presenza di un così violento esplodere di
involuzioni, di fermenti di istanze nuove, che rendono multiforme e
caotico il panorama della cultura architettonica internazionale alle
soglie degli anni settanta, il problema più inquietante che si presenti
ad una critica che non voglia affondare la testa nella sabbia, per
vivere in un'evasiva pace i miti già consunti, è quello della
storicizzazione delle contraddizioni attuali. Il che significa un
coraggioso e spietato vaglio delle basi stesse del movimento moderno:
anzi, una spietata indagine sulla legittimità di parlare ancora di
movimento moderno come monolitico *corpus* di idee, di poetiche, di
tradizioni linguistiche. La prima operazione da fare, quindi, è quella
di non volgere sdegnosamente il capo al panorama dei faticosi, incerti,
e se si vuole anche rinunciatari tentativi che gli architetti vanno
accumulando. Parlare di evasioni, rinunce, ritirate e dilapidazioni di
un patrimonio ben altrimenti utilizzabile, può essere doveroso. Ma non
basta, Il critico che si fermasse a queste constatazioni talmente
evidenti da risultare inutili o quasi, avrebbe già tradito il suo
compito, che è quello, prima di ogni altra: cosa, di spiegare, di
diagnosticare con esattezza, di fuggire il moralismo per scrutare nel
contesto dei fatti negativi quali errori iniziali si vadano ora
scontando, e quali valori nuovi si annidino nella difficile e sconnessa
congiuntura che viviamo giorno per giorno. Il pericolo maggiore diviene,
in tal caso, quello di rimanere impigliati nell'ambiguità da cui si
tenta di estrarre una struttura logica, un senso da anteporre ad ogni
operazione futura che si proponga lo scopo di raggiungere una diversa e
non nostalgica costruttività. -->
V našem primeru je ob tako silovitem izbruhu involucij, fermentacij
novih primerov, ki so na pragu sedemdesetih let prejšnjega stoletja
naredili panoramo mednarodne arhitekturne kulture večplastno in
kaotično, najbolj zaskrbljujoč problem, s katerim se sooča kritika, ki
noče zakopati glave v pesek in živeti v izogibajočem miru z že
obrabljenimi miti, zgodovinjenje trenutnih protislovij. To pomeni
pogumno in neusmiljeno preverjanje samih temeljev modernega gibanja:
pravzaprav neusmiljeno preverjanje upravičenosti tega, da o modernem
gibanju še vedno govorimo kot o monolitnem *korpusu* idej, poetik in
jezikovnih tradicij. Zato najprej ne smemo prezirljivo pogledati na
panoramo utrujajočih, negotovih in, če hočete, odrekanj, ki jih kopičijo
arhitekti. Govoriti o izmikanju, odrekanju, umikanju in zapravljanju
dediščine, ki bi jo sicer lahko uporabili, je dolžnost. Če bi se kritik
ustavil pri teh ugotovitvah, ki so tako očitne, da so neuporabne ali
skoraj neuporabne, bi se že izneveril svoji nalogi, ki je predvsem
pojasniti, natančno diagnosticirati, se izogniti moraliziranju, da bi v
okviru negativnih dejstev natančno preveril, katere prvotne napake se
zdaj odpravljajo in katere nove vrednote se skrivajo v težkem in
razdrobljenem položaju, v katerem živimo iz dneva v dan. V tem primeru
je največja nevarnost, da se ujamemo v dvoumnost, iz katere skušamo
izluščiti logično strukturo, pomen, ki ga je treba postaviti pred vsako
prihodnjo operacijo, katere cilj je doseči drugačno, ne nostalgično
konstruktivnost.
<!-- Mai come oggi, forse, è stata necessaria al critico tanta
*disponibilità* ad accogliere, senza il velo di falsanti pregiudizi, le
proposte che si avanzano nella più assoluta incorenza. È mai come oggi,
ancora, sono stati necessari un atteggiamento rigoristico, un profondo
senso e una profonda conoscenza della storia, un'attenzione così vigile
per dirimere, nel vasto contesto di movimenti, ricerche, o singoli
progetti, le influenze dettate dalla moda, e persino dallo snobismo
culturale, dalle intuizioni innovatrici. -->
Morda še nikoli prej kritik ni potreboval takšne *pripravljenosti, da
bi* brez tančice lažnih predsodkov sprejel predloge, ki so predstavljeni
v največji nedoslednosti. In še nikoli prej ni bila potrebna tako stroga
drža, tako globok občutek in poznavanje zgodovine, tako budna pozornost,
da bi v širokem kontekstu gibanj, raziskav ali posameznih projektov
ločili vplive mode in celo kulturnega snobizma od inovativnih intuicij.
<!-- Se l'architetto può sempre trovare una propria coerenza immergendosi
nelle contraddizioni proprie al suo "mestiere" di progettista, il
critico che si compiacesse di una simile situazione di incertezza non
sarebbe che uno scettico, o un imperdonabile superficiale. Nella ricerca
delle possibilità insite nelle poetiche e nei codici dell'architettura
contemporanea fatta da chi opera in concreto, è possibile recuperare una
positività ed una costruttività culturali, anche se limitate, spesso, a
problemi marginali. Ma per il critico che sia cosciente della situazione
labile e *pericolosa* in cui versa l'architettura moderna, non sono
concessi illusioni o artificiali entusiasmi: così come non gli sono
concessi -- e questo è forse ancora più importante -- atteggiamenti
apocalittici o disfattisti. -->
Če lahko arhitekt vedno najde lastno doslednost tako, da se zatopi v
protislovja lastna njegovemu "poklicu" projektiranja, bi kritik, ki bi
užival v podobnem položaju negotovosti, lahko bil zgolj skeptik ali
nedopustno površen. Raziskovanje zmožnosti, ki so vpisane v poetike in
kode sodobne arhitekture, ki jo opravljajo tisti, ki delujejo konkretno,
je mogoče obnoviti kulturno pozitivnost in konstruktivnost, četudi
pogosto omejeno na obrobne probleme. Toda kritiku, ki se zaveda
negotovega in *nevarnega* položaja v katerem se je znašla moderna
arhitektura, niso dovoljene nobene iluzije ali umetno navdušenje: prav
tako -- in to je morda še pomembneje -- kot niso dovoljene defetistične
ali apokaliptične drže.
<!-- Il critico è colui che è costretto, per scelta personale, a mantenere
l'equilibrio su di un filo, mentre venti che mutano di continuo
direzione fanno di tutto per provocarne la caduta. L'immagine non è
affatto retorica: da quando il movimento moderno ha scoperto la propria
multiformità reagendo con sgomento a tale scoperta, l'alleanza iniziale
tra critica impegnata e architettura nuova, anzi l'identificazione della
critica con un'operazione che insiste sulla medesima area di premesse e
di problemi, si è necessariamente incrinata. Il confluire delle figure
dell'architetto e del critico nella medesima persona fisica -- fenomeno
che è quasi una norma per l'architettura, a differenza di altre tecniche
di comunicazione visiva -- ha coperto tale frattura, ma non
completamente: è più che frequente, ad esempio, uno sdoppiamento della
personalità fra l'architetto che scrive e che teorizza, e lo stesso
architetto che opera. -->
Kritik je tisti, ki mora po lastni izbiri ohranjati ravnotežje na nitki,
medtem ko se vetrovi, ki nenehno spreminjajo smer, na vse pretege
trudijo, da bi padel. Podoba nikakor ni retorična: odkar je moderno
gibanje odkrilo svojo večplastnost in se z grozo odzvalo na to odkritje,
se je prvotno zavezništvo med angažirano kritiko in novo arhitekturo
oziroma identifikacija kritike z delovanjem, ki vztraja na istem območju
predpostavk in problemov, nujno razpadlo. Združitev figur arhitekta in
kritika v isto fizično osebo -- pojav, ki je za arhitekturo v nasprotju z
drugimi tehnikami vizualne komunikacije skorajda normalni -- je ta prelom
prekrila, vendar ne povsem: več kot pogosta je na primer razcepitev
osebnosti med arhitektom, ki piše in teoretizira, ter arhitektom, ki
dela.
<!-- È per questo che il *critico puro* comincia ad essere guardato come
figura pericolosa: da qui il tentativo di etichettarlo con il marchio di
un movimento, di una tendenza, di una poetica. Poiché la critica che
vuol mantenere una distanza dalla prassi operativa non può che
sottoporre quest'ultima ad una costante demistificazione per superare le
sue contraddizioni o, almeno, per farle presenti con esattezza, ecco gli
architetti tentare una *cattura* di quella critica, tentare, in fondo,
una sua esorcizzazione. -->
*Zato so čistega kritika* začeli obravnavati kot nevarno figuro: zato so
ga poskušali označiti z znakom gibanja, smeri, poetike. Ker kritika, ki
želi ohraniti distanco do operativne prakse, ne more drugače, kot da
slednjo nenehno demistificira, da bi premagala njena protislovja ali jih
vsaj natančno predstavila, so tu arhitekti, ki poskušajo *zajeti* to
kritiko in jo na koncu poskušajo pregnati.
<!-- Il tentativo di sottrarsi a tale cattura potrà sembrare dettato dalla
paura solo agli stupidi o ai disonesti. Per la critica tornare ad
assumere su di sé il compito che le è proprio -- quello della diagnosi
storica oggettiva e spregiudicata e non quello del suggeritore o del
"correttore di bozze" -- richiede al contrario una buona dose di
coraggio, dato che, nello storicizzare la drammatica pregnanza del
momento odierno, essa rischia di avventurarsi in un terreno minato. -->
Poskus izogibanja takšnemu zajetju se lahko zdi, da je strah narekoval
le neumnim ali nepoštenim. Za kritike, ki se vrnejo k nalogi objektivne
in nepristranske zgodovinske diagnoze namesto sugestije ali
"popravljanja", je potreben velik odmerek poguma, saj z zgodovinjenjem
dramskega pomena sedanjega trenutka tvegajo, da se bodo podali na minsko
polje.
<!-- Perché è inutile nasconderselo, la minaccia che pende sul capo di chi
voglia "capire" demolendo radicalmente ogni mito contemporaneo è la
stessa che il Vasari oscuramente sentiva agli inizi della seconda metà
del Cinquecento: ogni giorno di più si è invitati a rispondere alla
tragica domanda sulla liceità storica della continuità con la tradizione
del movimento moderno. -->
Ker je nesmiselno skrivati, je grožnja, ki visi nad glavo tistih, ki
želijo "razumeti" z radikalnim rušenjem vsakega sodobnega mita, ista,
kot jo je na začetku druge polovice 16\. stoletja nejasno občutil
Vasari: vsak dan bolj smo vabljeni, da odgovorimo na tragično vprašanje
o zgodovinski legitimnosti kontinuitete s tradicijo modernega gibanja.
<!-- Il solo fatto di porsi come problema se l'architettura contemporanea si
trovi o meno ad una svolta radicale, ha valore di sintomo. Esso
significa che ci sentiamo, insieme, dentro e fuori di una tradizione
storica, immersi in essa e al di là di essa, ambiguamente coinvolti in
una rivoluzione figurativa che, tutta fondata sulla permanente
contestazione di ogni verità acquisita, vediamo con inquietudine
rivolgere le proprie armi anche contro se stessa. -->
Že samo postavljanje vprašanja, ali je sodobna arhitektura na radikalnem
prelomu ali ne, je simptom. To pomeni, da se hkrati počutimo znotraj in
zunaj zgodovinskega izročila, potopljeni vanj in zunaj njega, dvoumno
vpleteni v figurativno revolucijo, ki v celoti temelji na nenehnem
izpodbijanju vsake pridobljene resnice in z zaskrbljenostjo opažamo, da
obrača svoje orožje tudi proti sebi.
<!-- "Né l'arte, né la critica rivoluzionaria -- ha scritto Rosenberg
contestando il falso radicalismo di Sir Herbert Read -- possono uscire da
questa contraddizione in base a cui l'arte è tale quando si pone contro
l'arte, ma: poi tende ad affermarsi come la sola autentica e sincera. La
stessa contraddizione costringe la critica a considerare l'esplosività
come un principio estetico da proteggere dalla minaccia di
annichilimento che verrebbe da una „consapevole negazione“ dei principi.
In lotta con se stessa, l'arte e la critica rivoluzionarie non possono
evitare il ridicolo della situazione. Nella nostra epoca rivoluzionaria
la vita dell'arte dipende ancora dalle contraddizioni della rivoluzione,
e così l'arte e la critica debbono continuare ad accettarne
l'assurdità"[^1]. Ma, forse, accettare solamente il ridicolo della
situazione non è sufficiente.
[^1]: Harold Rosenberg, *The Tradition of the New*, Horizon Press 1959;
trad. it.: *La tradizione del nuovo*, Feltrinelli, Milano 1964, p.
65\. Nel medesimo saggio (*La rivoluzione e il concetto di
bellezza*, pp. 57 sgg.), Rosenberg denuncia l'ambiguità delle
tangenze fra rivoluzioni politiche e rivoluzioni artistiche
riferendosi alle confusioni -- oggi peraltro notevolmente attenuate --
create dalla cultura degli anni quaranta-cinquanta in America. Ma la
sua diagnosi ci sembra contenere una verità ancora attuale quando
egli afferma che da quegli equivoci "risulta una cattiva coscienza,
una situazione di inganno e di autoinganno. Non è esagerato anzi
affermare che la cattiva coscienza a proposito della rivoluzione è
la malattia tipica dell'arte odierna" (p. 60). -->
"Niti umetnost niti revolucionarna kritika," je zapisal Rosenberg, ko je
oporekal lažnemu radikalizmu sira Herberta Reada, "se ne moreta izogniti
temu protislovju, po katerem je umetnost takšna, ko se postavi proti
umetnosti, a: takrat se skuša uveljaviti kot edina pristna in iskrena.
Isto protislovje sili kritike, da eksplozivnost obravnavajo kot estetsko
načelo, ki ga je treba zaščititi pred nevarnostjo izničenja, ki bi jo
prineslo "zavestno zanikanje" načel. Revolucionarna umetnost in kritika,
ki se bori sama s seboj, se ne more izogniti smešenju situacije. V naši
revolucionarni dobi je življenje umetnosti še vedno odvisno od
protislovij revolucije, zato morata umetnost in kritika še naprej
sprejemati njeno absurdnost"[^1]. Morda pa samo sprejemanje smešnosti
situacije ni dovolj.
[^1]: Harold Rosenberg, *The Tradition of the New,* Horizon Press 1959;
italijanski prevod: *La tradizione del nuovo,* Feltrinelli, Milano
1964, str. 65\. V istem eseju (*The Revolution and the Concept of
Beauty*, str. 57 in nasl.) Rosenberg obsoja dvoumnost stičnih točk
med politično in umetniško revolucijo, pri čemer se sklicuje na
zmedo, ki jo je -- zdaj že precej omiljeno -- ustvarila kultura
štiridesetih in petdesetih let v Ameriki. Vendar se zdi, da njegova
diagnoza vsebuje resnico, ki je še vedno aktualna, ko pravi, da iz
teh nesporazumov "izhaja slaba vest, stanje prevare in samoprevare.
Brez pretiravanja lahko rečemo, da je slaba vest o revoluciji
tipična bolezen današnje umetnosti" (str. 60).
<!-- Gli stessi compiti della critica, infatti, sono mutati. Se il problema è
quello di operare una sorta di selezione mutevole e senza appoggi
aprioristici, al fine di individuare la struttura dei problemi che
vengono confusamente affrontati e lasciati allo stato nascente dalle
giovani generazioni e dai pochi maestri della "terza generazione" del
movimento moderno culturalmente vivi, i termini di confronto adatti a
fondare un'analisi storica non possono essere più, neanche essi, dati
una volta per tutte. Anche la critica è costretta, come l'architettura,
a rivoluzionare continuamente se stessa alla ricerca di parametri di
volta in volta adeguati. -->
Pravzaprav so se spremenile same naloge kritike. Če gre za to, da se
izvede nekakšna spremenljiva selekcija brez aprioristične podpore, da bi
ugotovili strukturo problemov, s katerimi se zmedeno soočajo in jih
puščajo v nastajanju mlajše generacije in tisti redki mojstri "tretje
generacije" modernega gibanja, ki so kulturno živi, ni več mogoče enkrat
za vselej določiti primerjalnih pogojev, primernih za utemeljitev
zgodovinske analize. Tako kot arhitektura se je tudi kritika prisiljena
nenehno revolucionirati v iskanju parametrov, ki so vsakič znova
primerni.
<!-- Né è più possibile rifugiarsi in quella che, per tradizione, è stata la
valvola di sicurezza della critica: il giudizio assolutorio o di
condanna sull'opera in sé. -->
Prav tako se ni več mogoče zateči k temu, kar je tradicionalno
predstavljalo varnostni ventil kritike: k oprostilni ali obsojajoči
sodbi o samem delu.
<!-- È fin troppo chiara l'inutilità di un simile atteggiamento dogmatico da
parte della critica. Con il che, non vorremmo equivocasse: non
intendiamo affatto dire che il giudizio debba essere eliminato in una
sorta di limbo relativistico ove *tout se tient*. Ciò su cui vogliamo
piuttosto porre l'accento è la difficoltà in cui si trova immerso chi è
costretto ad entrare quotidianamente in contatto non con opere bene o
male finite, bensì con una ridda di irrisolte intenzioni, di spunti
nuovi immessi nei più sconsolanti e tradizionali contesti, di reticenti
intuizioni, di progetti volutamente irrealizzabili. -->
Nesmiselnost takšne dogmatične drže kritikov je preveč očitna. S tem ne
želimo biti napačno razumljeni: nikakor ne mislimo, da bi bilo treba
sodbo odpraviti v nekakšnem relativističnem limbu, kjer *tout se tient*.
Bolj želimo poudariti težave, v katere se znajdejo tisti, ki so
prisiljeni vsakodnevno prihajati v stik ne z dobro ali slabo dokončanimi
deli, temveč z mešanico nerešenih namenov, novih idej, vpeljanih v
najbolj razočarane in tradicionalne kontekste, zadržanih intuicij in
projektov, ki so namerno neizvedljivi.
<!-- È possibile valutare in modo tradizionale tale sconcertante panorama, o
non diviene piuttosto, a questo punto, compito specifico della critica
comprenderne i significati intrinseci e far ordine in esso in una
provvisoria sospensione del giudizio? -->
Ali je mogoče to motečo panoramo oceniti na tradicionalen način, ali pa
na tej točki ne postane posebna naloga kritike, da razume njene notranje
pomene in jo uredi v začasnem suspenzu sodbe?
<!-- Ad un esame spregiudicato dell'attuale situazione della cultura
architettonica, le incongruenze e l'inafferrabilità stessa di tanta
produzione odierna rendono evidente che ci troviamo di fronte ad un
tacito e forse inconsapevole sforzo teso a decretare, da un lato la
morte stessa dell'architettura, a rinvenire confusamente, dall'altro,
una dimensione nuova ed imprevista dell'operare architettonico. -->
Nepristranski pregled trenutnega stanja arhitekturne kulture pokaže, da
je zaradi neskladnosti in izmuzljivosti velikega dela današnje
produkcije jasno, da se soočamo s tihim in morda nezavednim
prizadevanjem, da bi na eni strani razglasili smrt arhitekture, na drugi
strani pa zmedeno našli novo in nepredvideno razsežnost arhitekturnega
dela.
<!-- È per questo che abbiamo parlato dell'opportunità di una disponibilità
nuova da parte del critico: di una disponibilità rigorosa e controllata,
certo, ma pur sempre commisurata ai compiti imposti dal momento
storico[^2].
[^2]: Tale disponibilità è resa ancor più necessaria dal continuo
variare dell'esperienza artistica in una permutazione di aree
semantiche spesso sovrapposte fra loro. Per questo la crisi di ogni
estetica definitoria, sancita dalla critica semantica storicizzata
dal Plebe e ricondotta dal Garroni ad una "nozione plurale di arte",
richiede ovviamente un modo di fare critica estremamente complesso,
ed un'estetica -- caso mai -- come "indicativa di un senso aperto del
campo artistico, esso stesso aperto e imprevedibile", come ha
riconosciuto anche l'Anceschi. (Cfr. Armando Plebe, *Processo
all'estetica*, La Nuova Italia, Firenze 1952; Emilio Garroni, *La
crisi semantica delle arti*, Officina ed., Roma 1964, pp. 109 sgg.;
Luciano Anceschi, *Progetto di una sistematica dell'arte*, Mursia,
Milano 1962 e: *Critica, Filosofia, Fenomenologia* in: "Il Verri",
1967, n. 18, pp. 13--24). All'interno di questo quadro la critica,
persa la speranza di trovare sostegni precostituiti in un pensiero
estetico rigorosamente filosofico, acquista responsabilità nuove e
nuova autonomia. -->
Zato smo govorili o priložnosti za novo razpoložljivost kritika: gotovo
strogo in nadzorovano, vendar še vedno sorazmerno z nalogami, ki jih
nalaga zgodovinski trenutek[^2].
[^2]: Ta razpoložljivost je še toliko bolj potrebna zaradi nenehnega
spreminjanja umetniških izkušenj na različnih pomenskih področjih,
ki se pogosto prekrivajo. Zato kriza vsake definicijske estetike, ki
jo sankcionira Plebejova historizirana semantična kritika in ki jo
Garroni vrača k "pluralnemu pojmu umetnosti", očitno zahteva izjemno
kompleksen način kritike in estetiko -- če sploh -- kot "pokazatelj
odprtega občutka umetniškega polja, ki je samo odprto in
nepredvidljivo", kot ugotavlja tudi Anceschi. (Prim. Armando Plebe,
*Processo all'estetica*, La Nuova Italia, Firenze 1952; Emilio
Garroni, *La crisi semantica delle arti,* Officina ed., Roma 1964,
str. 109 in naslednje; Luciano Anceschi, *Progetto di una
sistematica dell'arte,* Mursia, Milano 1962 in: *Kritika,
filozofija, fenomenologija* in: "Il Verri", 1967, št. 18, str.
13--24). V tem okviru je kritika, ki je izgubila upanje, da bo našla
vnaprej določeno oporo v strogo filozofski estetski misli, dobila
nove odgovornosti in avtonomijo.
<!-- A questo punto emerge inderogabile il problema di una rigorosa
fondazione degli strumenti critici. -->
Na tej točki se pojavi problem strogega temelja kritičnih instrumentov.
<!-- In fondo, la critica dell'architettura moderna è stata obbligata a
procedere, quasi fino ad oggi, su binari fondati su di una spregiudicata
empiria: era questa l'unica via percorribile, forse, dato che sin troppo
spesso l'arte del nostro secolo ha scavalcato le convenzioni
ideologiche, i fondamenti speculativi, le stesse estetiche di cui il
critico si trovava a disposizione. Tanto che una autentica critica
dell'arte moderna si è avuta, specie fra il '20 e il '40, solo da parte
di chi ha avuto il coraggio di non dedurre i propri metodi di analisi da
sistemi filosofici precostituiti, ma dal diretto ed empirico contatto
con i problemi del tutto nuovi della comunicazione visiva impostati
dalle avanguardie. -->
Navsezadnje je bila kritika moderne arhitekture skoraj do danes
prisiljena nadaljevati po poteh, ki temeljijo na brezobzirnem empirizmu:
to je bila morda edina možna pot, saj je umetnost našega stoletja
prepogosto zaobšla ideološke konvencije, spekulativne temelje in samo
estetiko, ki jo je imel kritik na voljo. Tako zelo, da so avtentično
kritiko moderne umetnosti, zlasti med dvajsetimi in štiridesetimi leti
20\. stoletja, lahko izvajali le tisti, ki so imeli pogum, da svojih
metod analize niso izpeljali iz že uveljavljenih filozofskih sistemov,
temveč iz neposrednega in empiričnega stika s povsem novimi problemi
vizualne komunikacije, ki jih je postavila avantgarda.
<!-- Non bisogna giudicare affrettatamente tale empirismo critico. Attraverso
di esso Pevsner, Behne, Benjamin, Giedion, Persico, Giolli, Argan,
Dorner o Shand hanno, nell'anteguerra, scavalcato i limiti degli
strumenti di pensiero del loro tempo, assumendo, dalle poetiche
dell'arte moderna, una capacità di leggere i fenomeni nuovi nel loro
carattere di aperto processo, di perpetua mutabilità, di riscatto del
casuale, del non razionale, del gestuale, al limite. -->
Tega kritičnega empirizma ne smemo presojati prehitro. Pevsner, Behne,
Benjamin, Giedion, Persico, Giolli, Argan, Dorner ali Shand so v
predvojnem obdobju z njo presegli omejitve miselnih orodij svojega časa
in od poetike moderne umetnosti prevzeli sposobnost branja novih pojavov
v njihovi naravi odprtega procesa, nenehne spremenljivosti, odrešitve
naključnega, nerazumskega, gestualnega, na meji.
<!-- Su questa tradizione empirica la critica del dopoguerra ha potuto
innestare, volta per volta, i contributi del realismo lukácsiano,
dell'esistenzialismo e del relativismo, della fenomenologia husserliana,
di alcuni recuperi bergsoniani, di un riletto puro-visibilismo di marca
fiedleriana, del crocianesimo, e, più recentemente, della
*Gestaltpsychologie*, della linguistica strutturale, della semantica,
della semiologia, della teoria dell'informazione e dello strutturalismo
antropologico. -->
Na to empirično tradicijo je povojna kritika lahko cepila prispevke
Lukacijevega realizma, eksistencializma in relativizma, Husserlove
fenomenologije, nekaterih Bergsonovih obnovitev, ponovnega branja
čistega vizibilizma v slogu Fiedlerja, Croceanizma in v zadnjem času
*Gestaltpsihologije*, strukturnega jezikoslovja, semantike, semiologije,
teorije informacij in antropološkega strukturalizma.
<!-- Eclettismo critico dunque? Forse; ma non del tutto, almeno, negativo. -->
Torej kritični eklekticizem? Morda, vendar vsaj ne povsem negativno.
<!-- In parte quell'eclettismo ha dimostrato che i problemi posti
dall'architettura moderna sono più avanzati rispetto a quelli di volta
in volta affrontati dai metodi di lettura; in parte ha dimostrato
l'indipendenza operativa della critica, tanto che gli stessi filosofi
hanno ammesso di aver ricevuto da essa stimoli e problematiche
inedite[^3]. -->
<!-- [^3]: Interessanti, al proposito, i risultati della tavola rotonda
tenuta nella sede romana dall'INARCH nel marzo 1961 (interventi di G.
Calogero, R. Assunto, R. Bonelli, A. Plebe), parzialmente
riprodotta in: "L'Archiiettura cronache e storia", 1961, VII, n. 71,
pp. 336--37. -->
Ta eklekticizem je deloma pokazal, da so problemi sodobne arhitekture
naprednejši od tistih, ki jih obravnavajo metode razlage, deloma pa je
pokazal operativno neodvisnost kritike, tako da so tudi sami filozofi
priznali, da od nje prejemajo nove spodbude in probleme[^3].
[^3]: V zvezi s tem so rezultati okrogle mize, ki je potekala na rimskem
sedežu INARCH marca 1961 (govorili so G. Calogero, R. Assunto, R.
Bonelli, A. Plebe), deloma objavljeni v: "L'Archiiettura cronache e
storia", 1961, VII, št. 71, str. 336--37.
<!-- Ma una volta intravista una crisi dell'operatività della critica (dato
che non le è più possibile prendere una ed una sola posizione a favore
di una ed una sola corrente dell'architettura moderna), una volta
scoperta l'immanente dialettica dell'arte attuale, quell'empirismo e
quell'eclettismo appaiono come pericoli, come strumenti che non
assicurano più un rigore interno alla critica. -->
Toda ko se pokaže kriza v delovanju kritike (saj ni več mogoče, da bi
zavzemala eno samo stališče v korist enega samega toka moderne
arhitekture), ko se odkrije imanentna dialektika aktualne umetnosti, se
empirizem in eklekticizem pokažeta kot nevarnosti, kot orodji, ki ne
zagotavljata več notranje strogosti kritike.
<!-- È indicativo l'interesse che la critica di architettura ha manifestato
negli ultimi tempi per le ricerche che hanno introdotto nelle scienze
dell'uomo e nell'analisi delle comunicazioni linguistiche e visive,
metodi analoghi a quelli delle scienze empiriche e sperimentali. -->
To kaže na zanimanje, ki ga je v zadnjem času izkazala arhitekturna
kritika za raziskave, ki so v humanistiko ter analizo jezikovnega in
vizualnega komuniciranja vnesle metode, podobne tistim iz empiričnih in
eksperimentalnih znanosti.
<!-- Strutturalismo e semiolog1a sono oggi all'ordine del giorno, anche negli
studi di architettura. E possiamo indicare subito gli apporti positivi
da essi dati all'analisi della progettazione: anzitutto soddisfano
l'esigenza di una sua fondazione scientifica, e ben sappiamo come
l'oggettività sia un'esigenza tutta propria di momenti di profonda
inquietudine ed incertezza. Ma in secondo luogo esse propongono un
impegno sistematico di comprensione dei fenomeni che fa ragione delle
poetiche dell'angoscia e della crisi, divenute, per consunzione, evasive
e inoperanti. -->
Strukturalizem in semiologija sta danes na dnevnem redu celo v
arhitekturnih praksah. In takoj lahko izpostavimo njihove pozitivne
prispevke k analizi oblikovanja: najprej zadovoljijo potrebo po
znanstveni podlagi, vsi pa vemo, da je objektivnost potreba, ki je
povsem primerna za trenutke globokega vznemirjenja in negotovosti.
Drugič pa predlagajo sistematično zavezanost razumevanju pojavov, ki
odpravlja poetiko tesnobe in krize, ki sta zaradi potrošnje postali
izmikajoči se in neučinkoviti.
<!-- La critica che non voglia abbandonarsi a inutili geremiadi deve
fondamentalmente diagnosticare. Come metodi di diagnosi -- una volta
riconosciute come tali, e non come dottrine alla moda o unitario
*corpus* dogmatico -- strutturalismo e semiologia hanno già dimostrato la
loro efficienza. -->
Kritika, ki se ne želi prepustiti nekoristnim jeremijam, mora temeljito
diagnosticirati. Strukturalizem in semiologija sta kot diagnostični
metodi -- ko sta bili prepoznani kot taki in ne kot modni doktrini ali
enotni dogmatični *korpus -* že dokazali svojo učinkovitost.
<!-- Ma hanno, insieme, mostrato i loro pericoli, ed anche l'ideologismo che
si cela dietro la loro apparente sospensione ideologica. Ancora una
volta la critica è quindi chiamata a dare il proprio contributo, a
scegliere a riportare nell'ambito di un fondato storicismo i materiali a
lei offerti. -->
Hkrati pa so pokazale svoje nevarnosti in tudi ideologizem, ki se skriva
za njihovo navidezno ideološko suspenzijo. Zato je kritika ponovno
pozvana, da sama prispeva, da se odloči, da bo gradivo, ki ji je
ponujeno, vrnila na področje dobro utemeljenega historizma.
<!-- Se è vero però, come ha scritto François Furet[^4], che il fascino
esercitato dallo strutturalismo di Lévi-Strauss sull'intellighenzia di
sinistra francese è dovuto al fatto che "semplicemente, e tratto per
tratto la descrizione strutturale di un uomo divenuto oggetto ha preso
il posto dell'avvento, nella storia, dell'uomo-dio", è anche vero che
gran parte dell'arte moderna aveva anticipato tale ribaltamento da Dada
ed alcuni aspetti del De Stijl e del Costruttivismo sovietico, fino allo
stesso Le Corbusier, se letto opportunamente; e non si può certo dire
che l'accettazione della fine del mito dell'antropocentrismo umanistico
non sia sfociata, per quelle esperienze artistiche, in una nuova e più
autentica collocazione dell'uomo rispetto al mondo da lui strutturato.
-->
<!-- [^4]: François Furet, *Gli intellettuali francesi e lo strutturalismo*,
in: "Tempo presente", 1967, n. 7, p. 14. -->
Če je res, kot je zapisal François Furet[^4], da je Lévi-Straussov
strukturalizem očaral francosko levičarsko inteligenco zato, ker je
"preprosto in postopoma strukturni opis človeka, ki je postal predmet,
nadomestil prihod človeka-boga v zgodovini", je prav tako res, da je
večina moderne umetnosti ta preobrat pričakovala, od dadaizma in
nekaterih vidikov De Stijla in sovjetskega konstruktivizma do Le
Corbusiera, če se pravilno bere; in zagotovo ni mogoče reči, da
sprejetje konca mita humanističnega antropocentrizma za te umetniške
izkušnje ni povzročilo novega in pristnejšega mesta človeka v odnosu do
sveta, ki ga je strukturiral.
[^4]: François Furet, *Gli intellettuali francesi e lo strutturalismo*,
v: Tempo presente, 1967, št. 7, str. 14.
<!-- In qualche modo potremmo considerare Lévi-Strauss come il Parmenide di
questa filosofia (*malgré soi*) di neoeleatico sapore: la struttura e
l'ordine contro il disordine della storia, la permanenza dell'Essere
contro la fenomenologia del divenire, la stabilità dei meccanismi comuni
cui viene ridotto l'uomo, contro la sartriana ragione dialettica (ma già
si avvertono le avvisaglie dei paradossi demolitori dei neo-Zenoni): Per
ora ci interessa capire il significato di alcune notevoli tangenze fra
la *vogue* strutturalista, ed alcuni fenomeni che avvengono all'interno
della cultura artistica e architettonica, in particolare. Tangenze, per
giustificare le quali non è necessario ricorrere all'ipotesi di
influenze dirette, quasi sicuramente inesistenti. Anzi, lo stesso fatto
che tale diretto scambio non sia dimostrabile, diviene a questo punto
un'autonoma ragione di interesse, dimostrando l'esistenza di un
orizzonte comune creato da un comune atteggiamento nei confronti
dell'attuale condizione dell'uomo. -->
Na neki način bi lahko Lévi-Straussa imeli za Parmenida te filozofije
(*malgré soi)* neohelvetijskega okusa: struktura in red proti neredu
zgodovine, stalnost Biti proti fenomenologiji postajanja, stabilnost
skupnih mehanizmov, na katere je zreduciran človek, proti sartrovskemu
dialektičnemu razumu (vendar lahko že vidimo znake rušilnih paradoksov
neozenonov): Za zdaj nas zanima razumevanje pomena nekaterih izjemnih
stičišč med strukturalistično *modo* in nekaterimi pojavi, ki se
pojavljajo zlasti v umetniški in arhitekturni kulturi. Tangence, za
utemeljitev katerih se ni treba zatekati k hipotezi o neposrednih
vplivih, ki skoraj zagotovo ne obstajajo. Nasprotno, prav dejstvo, da ta
neposredna izmenjava ni dokazljiva, postane na tej točki avtonomen
razlog za zanimanje, ki kaže na obstoj skupnega obzorja, ustvarjenega s
skupnim odnosom do trenutnega stanja človeka.
<!-- Ha particolare rilevanza, in questa sede, notare che sia lo
strutturalismo etnologico nella sua originaria accezione, che
"l'archeologia delle scienze umane" di Foucault, che l'orgia
anti-umanistica della Pop Art, che le ricerche di una *nuova
oggettività* da parte di un Kahn e delle correnti da lui derivate,
nell'architettura, insistono tutte su di una medesima area ideale (e
avremmo voluto dire ideologica, se questo termine non avesse assunto,
per tali ricerche, il sapore di un polemico paradosso). Scoprire che
quell'area ideale è la proposizione di un sapere e di un fare
antistorici può spaventare o sconcertare. Ma saremo assai meno
sconcertati se cercheremo di andare più in là, di scavare più a fondo
nei fenomeni, di non lasciarci trasportare da remore ideologiche
inadeguate. -->
Pri tem je še posebej pomembno opozoriti, da tako etnološki
strukturalizem v prvotnem pomenu, Foucaultova "arheologija humanističnih
ved", antihumanistična orgija poparta in Kahnovo iskanje *nove
objektivnosti* v arhitekturi vztrajajo na istem idealnem področju (in
radi bi rekli ideološkem, če ta izraz ne bi dobil okusa polemičnega
paradoksa za takšne raziskave). Odkritje, da je to idealno območje
predlog protizgodovinskega znanja in načina delovanja, je lahko
strašljivo ali neprijetno. Vendar bomo veliko manj razočarani, če bomo
poskušali iti dlje, se poglobiti v pojave in se ne bomo pustili
odpeljati neustreznim ideološkim pomislekom.
<!-- L'arte moderna non si è presentata sin dal suo primo apparire, nei
movimenti di avanguardia europei, come una vera e propria sfida alla
storia? Non ha forse tentato di distruggere non solo la storia, ma
addirittura se stessa come oggetto storico? Dada e De Stijl non sono poi
così antitetici se riletti da questo particolarissimo punto di vista.
-->
Ali se ni moderna umetnost že od svojega prvega pojava v evropskih
avantgardnih gibanjih predstavljala kot pravi izziv zgodovini? Ali ni
poskušala uničiti ne le zgodovine, temveč celo sebe kot zgodovinski
objekt? Dada in De Stijl nista tako nasprotna, če ju ponovno beremo s
tega posebnega vidika.
<!-- Ma c'è di più. Fra il mito dell'Ordine di Louis Kahn, nel suo ermetico
affondare nei materiali offerti dalla storia per destoricizzare fino
all'eccesso la progettazione architettonica, e la mistica neoplastica,
tesa a distruggere opposizioni e drammi in una pacificazione messianica,
esiste assai meno distanza di quanto non lascerebbe supporre un diretto
confronto fra opere, poniamo, come i laboratori Salk e la casa Schröder.
-->
Vendar je še več. Med mitom reda Louisa Kahna, ki se hermetično pogreza
v materiale, ki jih ponuja zgodovina, da bi do skrajnosti destoriciziral
arhitekturno oblikovanje, in neoplastičnim misticizmom, katerega cilj je
uničiti nasprotja in drame v mesijanski pomiritvi, je veliko manjša
razdalja, kot bi lahko sklepali iz neposredne primerjave med deli, kot
sta delavnici Salk in Schröderjeva hiša.
<!-- L'antistoricismo tradizionale delle avanguardie trova quindi una sua
conferma nelle stesse esperienze che si pongono il compito di superarlo.
E vi è un perché. Se è vero che il "mito è contro la storia" come
dimostra Barthes, e che esso compie la sua mistificazione nella
dissimulazione dell'artificiale (e dell'artificialità ideologica) dietro
la maschera di una pretesa "naturalità"[^5], un momento così
intensamente rivolto ad evadere tramite *nuovi miti* l'impegno della
comprensione del presente, come quello attuale, non può che far divenire
*moda* e *mito* persino le ricerche che, con rinnovato rigore e vigore,
tentano di impostare una lettura sistematica ed oggettiva del mondo,
delle cose, della storia, delle convenzioni umane. -->
<!-- [^5]: Ci riferiamo, ovviamente, al Roland Barthes delle *Mythologies*. -->
Tradicionalni antihistorizem avantgarde tako najde svojo potrditev prav
v izkušnjah, ki so si zadale nalogo, da ga presežejo. Za to obstaja
razlog. Če je res, da je "mit proti zgodovini", kot dokazuje Barthes, in
da svojo mistifikacijo doseže z disimulacijo umetnega (in ideološke
umetnosti) za masko domnevne "naravnosti"[^5], lahko trenutek, ki je
tako intenzivno usmerjen v to, da se z *novimi miti* izogne zavezanosti
razumevanju sedanjosti, kot je sedanja, povzroči le, da postanejo *moda*
in *mit* celo raziskave, ki s ponovno strogostjo in močjo skušajo
vzpostaviti sistematično in objektivno branje sveta, stvari, zgodovine,
človeških konvencij.
[^5]: Pri tem imamo seveda v mislih Rolanda Barthesa *mitologij*.
<!-- Nella cultura architettonica, in particolare (ma il discorso vale per
tutte le tecniche di comunicazione Visiva) la ricerca di un più avanzato
criticismo sembra compromettere le basi stesse dello spirito critico.
-->
Zlasti v arhitekturni kulturi (enako velja za vse tehnike vizualne
komunikacije) se zdi, da iskanje naprednejše kritike ogroža same temelje
kritičnega duha.
<!-- "Se una crisi è in atto -- scriveva Argan nel 1957 --, questa non è la
crisi del criticismo che, e non da ieri, ha messo in difficoltà le
grandi ideologie e concezioni e sistemi. Né questa deve essere, per se
stessa, causa di sgomento: il criticismo è fatto di crisi, non è
altrimenti pensabile che come critica e superamento dei suoi risultati
stessi. L'esito di questa crisi non è prevedibile: la critica non
ammette salvezze o condanne predestinate. Tuttavia la salvezza -- la
salvezza dello spirito di critica che l'arte e la cultura moderna hanno
ereditato dall'Illuminismo -- sarà probabile, se la critica sarà critica
di esperienze e non di ipotesi: se sarà infine, anche nell'arte, critica
storica."[^6] Ebbene, a distanza di dieci anni circa dalla data in cui
Argan pronunciava la sua lucida diagnosi possiamo dire che mai come oggi
l'arte e l'architettura sono state più dominate dall'ineffabilità
dell'ipotesi e tanto poco creatrici di esperienze. Né, va aggiunto, la
critica ha assunto mai, forse, un carattere così poco storicistico quale
quella che accompagna il proliferare di quell'architettura. -->
<!-- [^6]: Giulio Carlo Argan, *La crisi dei valori* (1957), ora in:
*Salvezza e caduta dell'arte moderna*, Il Saggiatore, Milano 1964, p.
38. -->
"Če obstaja kriza -- je leta 1957 zapisal Argan --, to ni kriza kritike,
ki ne od včeraj postavlja velike ideologije, koncepte in sisteme v
težave. Tudi to samo po sebi ne bi smelo biti razlog za preplah: kritika
je sestavljena iz kriz, ni je mogoče misliti drugače kot kritiko in
premagovanje lastnih rezultatov. Izida te krize ni mogoče predvideti:
kritika ne dopušča odrešitve ali vnaprejšnje obsodbe. Vendar pa bo
rešitev -- rešitev duha kritike, ki sta ga moderna umetnost in kultura
podedovali od razsvetljenstva -- verjetna, če bo kritika kritika izkustva
in ne hipotez: če bo končno, tudi v umetnosti, zgodovinska kritika."[^6]
No, približno deset let po Arganovi jasni diagnozi lahko rečemo, da v
umetnosti in arhitekturi še nikoli ni tako prevladovala neizrekljivost
hipoteze in tako malo ustvarjalca izkušnje. Prav tako je treba dodati,
da kritika nikoli ni imela tako nezgodovinskega značaja kot tista, ki
spremlja širjenje te arhitekture.
[^6]: Giulio Carlo Argan, *La crisi dei valori* (1957), zdaj v:
*Odrešitev in padec moderne umetnosti,* Il Saggiatore, Milano 1964,
str. 38.
<!-- Da quanto abbiamo potuto brevemente accennare sino ad ora, risulta che
il critico che voglia rendere storiche le esperienze dell'architettura
contemporanea e che intenda recuperare la loro storicità dal seno del
passato, si trova in buona parte controcorrente, in una posizione di
contestazione. -->
Iz tega, kar smo lahko na kratko omenili do zdaj, je razvidno, da se
kritik, ki želi iz izkušenj sodobne arhitekture narediti zgodovinske in
ki hoče njihovo zgodovinskost iztrgati iz primeža preteklosti, v veliki
meri znajde proti toku, v spornem položaju.
<!-- Fino a che punto tale contestazione coinvolge la storicità del movimento
moderno? E fino a che punto il distacco dal flusso della prassi è indice
di una profonda crisi della *critica operativa* o non si dischiude, per
la critica, un nuovo modo di operatività? Ed ancora, quali sono le
relazioni che la storia e la critica possono legittimamente porre con le
scienze nuove e le teorie delle comunicazioni, mantenendo le loro
specifiche prerogative, i loro specifici ruoli ed i loro specifici
metodi? -->
V kolikšni meri ta spor vključuje zgodovinskost modernega gibanja? In v
kolikšni meri ločitev od toka prakse kaže na globoko krizo *operativne
kritike* ali pa ne odpira novega načina delovanja kritike? In še enkrat,
kakšne odnose lahko zgodovina in kritika legitimno vzpostavita z novimi
znanostmi in komunikacijskimi teorijami, pri tem pa ohranita svoje
posebne pravice, svoje posebne vloge in svoje posebne metode?
<!-- Sono queste, fondamentalmente, le domande alla base di questo libro: nel
quale, forse, più che risposte definitive andranno cercate delle
impostazioni e delle soluzioni provvisorie; convinti, come siamo, che le
metodologie della storia vanno strettamente legate ai compiti che la
storia stessa, nella problematicità del suo svolgersi, propone a chi
rifiuti di farsi assorbire sia dalle mitologie quotidiane, che dalle
mitologie -- analoghe e contrarie -- della catarsi, che si vorrebbe far
scaturire da un silenzioso sprofondare nell'annullamento della "ragione
storica". -->
To so v bistvu vprašanja, na katerih temelji ta knjiga in v katerih je
morda namesto dokončnih odgovorov treba iskati začasne pristope in
rešitve; prepričani smo, da morajo biti metodologije zgodovine tesno
povezane z nalogami, ki jih zgodovina sama v problematičnosti svojega
razvoja ponuja tistim, ki se nočejo prepustiti vsakdanjim mitologijam in
mitologijam -- analognim in nasprotnim -- katarze, ki bi jih radi izvlekli
iz tihega pogrezanja v ničnost "zgodovinskega razuma".
<!-- # Gli strumenti della critica -->
## Instrumenti kritike
<!-- Se nel S. Carlino borrominiano non è possibile scindete nettamente la
struttura tipologica da quella simbolica, tecnologica o geometrica,
nella Casa dei Filippini il sistema funzionale emerge come valore
primario mentre quello simbolico e quello tecnologico divetrigono
episodici. Le relazioni che legano i vari sistemi fra loro mutano del
tutto, poi, nellarchitettura contemporanea, dove il concettoa di "
codice " si può applicare solo avendo ben chiaro che esso si applica
quasi esclusivamente ai metodi di progettazione. -->
<!-- In altre parole ciò che è specifico dellarchitettura è il modo di porre
in relazione fra loto le varie strutture che confluiscono in essa. È
questo, non casualmente, il problema delle teorie architettoniche, da
Vitruvio a tutta la trattatistica ottocentesca. -->
<!-- Interpretare larchitettura, nella sua struttura complessa e non nella
sua pura apparenza visiva, dà poi la chiave per ricondurre ad unità e ad
organicità quella struttura. Ma per fare ciò è chiaro che diviene
necessario chiarire in che modo sia possibile riinserire le utopie del
passato nella realtà presente; in che modo éd entro quali limiti ci sia
concesso recuperare gli otiginari significati storici di architetture
che sono entrate a far parte delle moderne strutture urbane e
territoriali, in che modo i miti attuali permettano la decifrazione dei
miti, dei valori e dei disvalori dei fenomeni architettonici nella
storia. -->
<!-- # I compiti della critica -->
## Naloge kritike
<!-- Se l'analisi strutturale riuscirà ad assolvere un simile compito, la
demistificazione operata dalla critica avrà un formidabile sostegno
teorico e tecnico. Se si chiuderà nell'esercitazione astorica non sarà
più neppur lecito parlare ancora di "critica". -->
<!-- Né può dirsi che i compiti ora enunciati riducano la critica ad azione
terroristica e nichilistica. Sartre affermava che il compito della
letteratura è quello di "chiamare alla libertà esibendo la propria'
libertà". Se oggi l'architettura non riesce a chiamare nessuno alla
libertà, se la sua stessa libertà è illusoria, se tutte le sue istanze
affondano in una palude di "immagini" al massimo "divertenti", non v'è
alcuna ragione per non assumere una posizione di decisa contestazione
nei confronti dell'architettura medesima, oltre che del contesto
generale che ne condiziona l'esistenza. -->
<!-- La critica, in tal modo, pone ostacoli avanzati all'architetto,
sfidandolo a superarli. Ma si badi bene: tali ostacoli non sono
"inventati" dal critico, bensì scaturiscono dalla storicizzazione
continua che egli fa del presente. -->
<!-- In quanto profondamente storicizzata, la critica può recuperare inoltre,
per l'architettura, la sua dimensione specifica: quella del futuro. Ed è
chiaro che riconducendo nell'alveo storico i fenomeni dell'architettura
contemporanea, la critica si trova a dover contestare l'antistoricismo
che, nelle pagine che precedono, abbiamo riconosciuto come il grande
problema irrisolto dell'arte moderna. -->
<!-- Non è affatto detto che opponendo una demitizzazione storica al mito
dell'antistoria la critica possa risolvere questa fondamentale aporia
del nostro secolo: anzi, è dimostrabile che un'astratta istanza di
storicizzazione della progettazione conduce direttamente a battute
d'arresto e a contraddizioni a dir poco dispersive. Ancora una volta
bisogna saper accettare una realtà e un dibattito in termini dialettici.
È del resto veramente illusorio e del tutto ingiustificabile pretendere
di "dominare" in qualche modo una situazione culturale così labile e
frantumata come quella attuale. Poiché le contraddizioni formano ormai
una loro realtà autonoma, la critica deve saper riconoscere il proprio
ruolo particolare e limitato, (ma indispensabile), al loro interno. -->
<!-- In tal senso possiamo far nostra Ja constatazione che Weiss mette in
bocca al "divino marchese" alla fine del suo *Marat- Sade*: "in questi
dialoghi nostra era intenzione | alcune antitesi porre in opposizione |
e queste per piu volte far scontrare | e i dubbi a questo modo
illuminare"; né importa che il critico -- come il Sade di Weiss — debba
poi dichiarare che nella presente situazione egli si vede obbligato a
"disperare di trovar la soluzione". -->
<!-- Nella storia non esistono "soluzioni". Ma si può sempre diagnosticare
che l'unica via possibile è l'esasperazione delle antitesi, lo scontro
frontale delle posizioni, l'accentuazione delle contraddizioni. E questo
non per un particolare sado-masochismo, ma nell'ipotesi di un mutamento
radicale che ci faccia ritenere superati, insieme all'angosciosa
situazione presente, anche i compiti provvisori che abbiamo tentato di
chiarire a noi stessi con questo volume. -->
## Instrumenti kritike
Končni cilj kritične metode je penetracija "razum zgodovine" (gl. tudi
naslov, *teorije in zgodovina*).

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@ -2,22 +2,21 @@
title: "bavbavhaus.net"
...
> Odkrivanje zatona arhitektov kot aktivnih ideologov, spoznanje o
> ogromnih tehnoloških zmožnostih racionalizacije mesta in ozemlja skupaj
> z vsakodnevnimi ugotovitvami o njihovi brezkoristnosti ter zastaranje
> Odkrivanje zatona arhitektov kot aktivnih ideologov, spoznanje o ogromnih
> tehnoloških zmožnostih racionalizacije mesta in ozemlja skupaj z
> vsakodnevnimi ugotovitvami o njihovi brezkoristnosti ter zastaranje
> specifičnih metod projektiranja še preden so njihove hipoteze lahko
> preverjene v realnosti za arhitekte tvorijo tesnobno vzdušje, ki na
> obzorju ponuja vpogled na zelo konkretno ozadje, zastrašujoče kot
> največje zlo ... [@tafuri1969peruna, 77]
> preverjene v realnosti za arhitekte tvorijo tesnobno vzdušje, ki na obzorju
> ponuja vpogled na zelo konkretno ozadje, zastrašujoče kot največje zlo ...
> [@tafuri1969peruna, 77]
[[bavbavhaus.net|index.md]] je poskus *hekanja* prokrastinacije in
produktivne subsumpcije neusmerjenega raziskovanja ter zapisovanja pod
splet hiperpovezav okoli teme arhitekture in kapitalističnega razvoja.
[bavbavhaus.net](index.md) je poskus *hekanja* prokrastinacije in poskus
produktivne subsumpcije neusmerjenega raziskovanja ter zapisovanja pod splet
hiperpovezav okoli teme arhitekture in kapitalističnega razvoja.
---
lang: sl
references:
########################################################################
- type: article-journal
id: tafuri1969peruna
author:

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@ -187,68 +187,6 @@ podrejen kapitalu.
:::
::: horizontal
Delo se v dejanskem produkcijskem procesu *realiter* spreminja v
kapital, toda ta sprememba [je] pogojena s prvotno menjavo med
denarjem in delovno zmožnostjo [Arbeitsvermögen]. Šele s to
*neposredno* spremembo dela v *upredmeteno* delo, ki ne pripada
delavcu marveč kapitalistu, se denar spremeni v kapital, tudi tisti
del [denarja], ki je dobil formo produkcijskih sredstev, delovnih
pogojev. Pred tem je denar samo *na sebi* kapital, pa najsi eksistira
v svoji lastni formi ali pa v formi blag (produktov), ki imajo neko
podobo, v kateri lahko služijo kot produkcijska sredstva novih blag.
To določeno *razmerje* do dela šele spremeni denar ali blago v
kapital, delo pa, ki s tem svojim razmerjem do produkcijskih pogojev,
razmerjem, ki mu ustreza določeno obnašanje v dejanskem produkcijskem
procesu, spreminja denar ali blago v kapital, tj. delo, ki nasproti
delovni zmožnosti osamosvojeno *upredmeteno* delo ohranja in veča v
njegovi vrednosti, je *produktivno* delo. Produktivno delo je samo
neki skrajšan izraz za celotno razmerje in za način, v katerem delovna
zmožnost figurira v kapitalističnem produkcijskem procesu.
Razlikovanje od *drugih* vrst dela pa je izredno pomembno, ker izraža
prav tisto oblikovno določenost dela, na kateri sloni celoten
kapitalistični produkcijski način in kapital sam.
*Produktivno delo* je torej takšno delo -- v sistemu kapitalistične
produkcije -- ki producira presežno vrednost za svojega employer
[delodajalca] ali, je delo, ki spreminja objektivne delovne pogoje v
kapital, njihovega posestnika pa v kapitalista, torej delo, ki
producira svoj lasten produkt kot kapital [@marx1994economic, 130-131;
slovenski prevod odlomka iz @marx1977historicni, 133-134].
In the real production process labour is converted *in reality* into
capital, but this conversion is conditioned by the original exchange
between money and labour capacity. It is only through this *direct*
conversion of labour into *objectified* labour which belongs not to
the worker but to the capitalist that the money is converted into
capital, including the part which has taken on the form of the
means of production, the conditions of labour. Previously money
was only capital in *itself*, whether it existed in its own form or in
the form of commodities (products) which possessed a shape
enabling them to serve as the means of production for new
commodities.
It is only this particular relation to labour which
converts money or commodity into capital, and that labour is
*productive labour* which -- by means of this relation it has to the
conditions of production, to which there corresponds a particular
position in the real production process -- converts money or
commodity into capital, i.e. preserves and increases the value of
the *objective labour* which has attained an independent position
vis-à-vis labour capacity. Productive labour is only an abbreviation
for the whole relation in which, and the manner in which, labour
capacity figures in the capitalist production process. It is however
of the highest importance to distinguish between this and *other*
kinds of labour, since this distinction brings out precisely the
determinate form of labour on which there depends the whole
capitalist mode of production, and capital itself.
*Productive labour*, therefore, is labour which -- in the system of
capitalist production -- produces surplus value for its EMPLOYER or
which converts the objective conditions of labour into capital, and
their owners into capitalists, hence labour which produces its own
product as capital [@marx1994economic, 130-131].
:::
<!-- MEW 26/1, 371-372 -->
> Kapitalistični produkcijski način zato tudi ni le produkcija blag. Je

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@ -3,7 +3,7 @@ title: "Jacques Rancière, Koncept kritike in kritika politične ekonomije"
...
Pri Rancièrjevem besedilu zasledujemo nit, ki jo izpostavi Primož
Krašovec v [[*Tujost kapitala*|krasovec_tujost_kapitala.md]]. In sicer
Krašovec v [*Tujost kapitala*](krasovec_tujost_kapitala.md). In sicer
naj bi Rancière odločilno pokazal, da pri dilemi med teorijo fetišizma
in tezo o avtonomiji kapitala ne gre nujno za "igro ničelne vsote" ter
da je mogoče razviti antihumanistično teorijo fetišizma
@ -21,7 +21,7 @@ neznanstven ostanek pri Marxu. A zdi se, da gre za "znanstven" napredek
iz kritike ideologije, koncepta, ki se ga Althusser oklepa.
-->
# Kritika politične ekonomije v *Pariških rokopisih 1844*
## Kritika politične ekonomije v *Pariških rokopisih 1844*
*Uvod v koncept kritike*. Rancière skuša določiti "podobo kritične
teorije, ki deluje v *Pariških rokopisih 1844*". In sicer, pravi, gre za
@ -75,7 +75,7 @@ vzgibi -->
<!-- 5. Kritični diskurz in znanstveni diskurz -->
# Kritika in znanost v *Kapitalu*
## Kritika in znanost v *Kapitalu*
@ -102,7 +102,7 @@ kapitalistična produkcijska razmerja sama. (Krašovec 62-63)
153: [kaj je določujoče razmerje ...]
# Opombe za sklep
## Opombe za sklep
---
lang: sl

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@ -161,8 +161,8 @@ Kapitalistični stroji in industrija.
preddelavci, delavci s stroji, "feeders", tehniki
- posebnost kapitalizma je, da tehnološki razvoj poteka hitreje in bolj
kontinuirano (tu je neka povezava z
[[marx_digresija_o_produktivnem_delu.md]]).
kontinuirano (tu je neka povezava s [produktivnim
delom](marx_digresija_o_produktivnem_delu.md)).
- Marx je dober, ker brzda svoje konzervativne impulze. Njegov refleks
ni, da se vrača v zlato dobo obrti.
@ -190,6 +190,15 @@ Kapitalistični stroji in industrija.
- vpr: kdaj stroji postanejo prijazni? (ko se začnejo vpeljevat v
gospodinjstva)
## Michael Heinrich, *Kritika politične ekonomije*
Podobno z delom ima tudi *kapitalistični produkcijski proces* dvojni
značaj: je enotnost konkretnega *delovnega procesa* in *procesa
uvrednotevanja* -- producira izdelke in presežno vrednost
[@heinrich2013kritika, 99].
<!--
(346--361)
@ -250,5 +259,19 @@ references:
publisher: ŠKUC
issued: 1990
language: sl
########################################################################
- type: book
id: heinrich2013kritika
author:
- family: Heinrich
given: Michael
title: "Kritika politične ekonomije: uvod"
translator:
- family: Dobnikar
given: Mojca
publisher-place: Ljubljana
publisher: Sophia
issued: 2013
language: sl
# vim: spelllang=sl
...